Christopher Eubanks, il nero bombardiere universitario

Christopher Eubanks, statunitense, 22 anni, 155 ATP
Sviluppo Potenziale: 90% (siamo ai suoi livelli massimi, per una top 100 continua ci vuole di più)

E’ difficile prevedere cosa possa fare un tennista come Eubanks che finora si è diviso tra studi e tennis, dedicandosi ovviamente in maniera professionale allo sport come comunque si usa fare nei College statunitensi, ma ancora non strutturato fisicamente al massimo, e forse con margini di crescita tecnica, tattica e umana ancora molto ampi. Il dubbio è sul fatto che le motivazioni potrebbero presto cedere il passo dedicandosi maggiormente allo sviluppo di un’altra professione, come al contrario aver reso lo statunitense più consapevole e determinato. Staremo a vedere, per il momento Christopher Eubanks può solo migliorare in classifica e la posizione numero 170 ATP gli sta stretta, prevedo un sensibile miglioramento fino quasi alla soglia dei primi cento, per il futuro lontano potrebbe essere uno che se non sfonda smette presto.
La Scheda
Christopher Eubanks è alto quasi più di due metri, è filiforme e poco muscolato, perché il papà Mark non ha mai voluto che lui caricasse il lavoro sulla forza prima del completo sviluppo che ha terminato alla soglia del diciottesimo anno di età. Papà Mark, appassionato e Maestro competente, ha messo la racchetta in mano al figliolo e gli ha insegnato i primi colpi, pensando più a migliorare la tecnica che a vincere partite. Quindi la tecnica ad esempio del rovescio ad una mano è molto efficace, e anche il servizio è ben eseguito anche se ancora con margini di miglioramento soprattutto nelle percentuali, ma ovviamente qui il discorso è più mentale. Come molti americani anche Eubanks gioca servizio e primo colpo come schema preferito, ma ha il vantaggio che sia dal lato destro che da quello sinistro è molto forte e imprevedibile. Spinge sempre tutti i colpi e si muove benissimo rispetto ai competitor alti come lui. Qui il peso relativamente leggero aiuta molto e i muscoli “lunghi” danno una mano. Si può battere sui terreni meno veloci portando il punto oltre i 5/6 rallies e su le superfici rapide rispondendo bene e sui piedi visto che ha bisogno di mettere distanza tra lui e la palla per poter spingere a modo.


Le Dichiarazioni
“Mio padre Mark è il mio eroe, senza di lui non ce l’avrei mai fatta. Lui mi ha messo la racchetta in mano, lui mi ha consigliato, supportato, spronato e anche coccolato quando ne ho avuto bisogno, e mi ha formato come tennista fino a 13 anni. Poi ha trovato il modo di farmi allenare con quello che è il mio migliore amico, cioè Donald Young, grazie al quale sono cresciuto tantissimo. Donald e la sua famiglia sono spettacolari, sempre pronti ad aiutare chi è in difficoltà. E sanno riconoscere le persone che valgono. Grazie a papà e alla famiglia Young sono riuscito ad entrare nella Georgia Tech, una delle miglior università americane e per me che non sono di famiglia ricca e potente è una soddisfazione doppia. Per questo mi sono sempre impegnato come un pazzo anche negli studi, che per un lungo periodo sono stati la priorità per me. Poi da Atlanta 2017, dove ho fatto quarti di finale, è cambiato tutto, nel senso che ho capito che posso fare anche il tennista professionista, ho acquisito una consapevolezza nuova, è uscita fuori anche la mia anima da sportivo combattivo quale sono. I risultati sono arrivati finalmente, la USTA mi ha dato qualche Wild Card, e oora il mio obiettivo è entrare in top 100. La qualificazione ottenuta a Melbourne è stata una conquista importante e soddisfacente. Spero e sono convinto di poter competere con tutti nel circuito Challenger e l’obiettivo stagionale è quello di vincere qualche titolo e intanto migliorare il mio tennis.”
La Storia
Christopher Eubanks è nato ad Atlanta il 5 maggio 1996 e viene instradato dal papà Mark al tennis, nonostante il piccolo Chris fosse bravino anche a basket fin da piccolino. Da bimbo e fino ai 16 anni vinceva pochissimo e in realtà non sembrava poter diventare un fenomeno, quale invece è comunque chiunque entri nella classifica ATP e diventi 170 come è adesso. Da Junior non ha avuto alcun risultato di rilievo, poi piano piano è riuscito a ritagliarsi uno spazio tutto suo all’interno dei tennisti americani più in vista. La sua amicizia con Donald Young e la possibilità di allenarsi con lui a lungo e anche con Robby Ginepri hanno reso possibile la sua crescita repentina nonostante abbia anche frequentato l’università della Georgia con ottimi profitti. Il padre ci ha sempre creduto, ora anche Chris sta cominciando a pensare di poter restare a lungo tra i più forti giocatori del mondo. Nel 2017 vince il primo torneo PRO, un Futures negli Usa e nel 2018 vince il primo e unico Challenger a Leon. Kenny Thorne è il suo coach ufficiale, perché è il tecnico responsabile della Georgia Tech, l’università per cui gioca il tennista nero. In realtà c’è sempre papà Mark dietro. Ha cominciato a fare punti pesanti nella stagione passata ad Aprile, per cui fino a quel momento ha davvero poco da scartare: facile prevedere una salita abbastanza veloce attraverso i Challenger americani soprattutto, e quindi senz’altro entrerà in top 150, poi sarà dura mantenere quella classifica, ma se non si mette pressioni può farcela. Appare meno papabile rispetto a Opelka, Mmoh e lo stesso Rubin tra gli americani emergenti, però mai dire mai.
Alessandro Zijno