Alexander Bublik, folle spettacolo

Alexander Bublik, kazako, 21 anni, 165 ATP
Sviluppo Potenziale: 70% (un cavallo pazzo, appena gestirà le emozioni sboccerà)

Alexander Bublik, il ventunenne russo naturalizzato kazako mi è sempre piaciuto molto come gioco, ha un braccio che va veloce naturalmente e sembra non faticare in campo. Nel 2016 si fece l’estate in Italia girando i Challenger e lo osservai bene da vicino in tantissime occasioni, dalla terra di San Benedetto e Fano al cemento di Recanati, passando per Cordenons, Roma garden e non ricordo quali altri tornei. Giocava divinamente e non vinceva un match. In allenamento tutti i giorni veniva rimproverato dal suo coach accompagnatore che gli chiedeva un atteggiamento più professionale durante la sessione. Lui scherzava, rideva e tirava pallate. Però comunque era tra i primi ad allenarsi e restava in campo ben più degli altri ragazzi che partecipavano ai tornei. In gara spesso e volentieri sbroccava e gli capitava anche di sciogliere interi game e uscire dal match all’improvviso. Eppure mi colpì, proprio perché aveva margini di crescita spaventosi, gli sarebbe bastato diventare un po’ più maturo e professionale per sbancare. Profetizzai una top 100 sicura (era fuori dai 300 allora) e non mi sbagliavo: ha raggiunto la posizione numero 95 ATP nel settembre 2017. Ci tornerà presto, appena starà bene sul piano atletico e mentale. Il futuro è assicurato, e sarà da top 50 sicuro, con qualche punta molto più su, e anche con qualche caduta. Sarà anche uno da risultato negli Slam, soprattutto quelli sul cemento.
La Scheda
Alto 197 centimetri e con un fisico longilineo Alexander Bublik sta lavorando, con suo papà Stanislav come supervisore del team, sul proprio corpo, cercando di mettere su un po’ di peso. Inadatto per attitudine psicologica alla lotta e alla sofferenza, incapace di gustarsi dei bei recuperi in difesa, ha un gioco aggressivo e difficile che ancora non ha pagato sul piano dei risultati. Fisicamente potrebbe somigliare al nostro Lorenzo Sonego (che un po’ di massa l’ha messa adesso) in versione bionda, eppure sono due giocatori agli antipodi: il russo che spinge tutto e spesso butta via i quindici, l’azzurro lottatore indomito che non regala nulla e recupera anche la palla impossibile costringendo l’avversario sempre ad un colpo in più. So per certo che c’è tanta voglia nel papà Stanislav di costruire il ragazzo sul piano della gestione emotiva dei match, perché tecnicamente Alexander è davvero forte e ben messo. La prima palla di servizio è devastante e negli ultimi 2 anni ha lavorato, e con profitto, anche sulla seconda; il rovescio è spettacolare, giocato lungolinea gli dà spesso il vincente. E’ uno che ama il gioco brillante, cercando il punto anche a rete o attraverso smorzate che rivelano una mano sensibile. Quando lo vidi giocare io dal vivo nel 2016 ne abusava un po’, ora sembra un po’ calmatosi. Insomma, un braccio davvero eccezionale. Non ama la terra battuta, questo è un limite che deve superare per fare un altro salto di qualità.
Le Dichiarazioni
“La svolta c’è stata quando ho fatto i quarti a Mosca nel 2016, dopo una stagione in cui ero cresciuto molto ma non vincevo abbastanza match per i miei gusti. So bene che a volte faccio un po’ lo scemo in campo, nel bene e nel male: ormai ho capito che io sono così, mi devo divertire per dare il meglio di me. Ciò che posso evitare è di cadere nell’errore di non giocarmi tutti i punti al massimo, magari solo perché prima ho fatto uno sbaglio. Comunque se posso inventarmi qualcosa di strano durante una partita lo faccio, cerco di non dare punti di riferimento ai miei avversari. Però adesso è più difficile perché mi conoscono. Il momento più bello è stato quando sono stato ripescato come lucky loser a Wimbledon nel 2017, non lo sapevo e mio padre mi manda un messaggio con su scritto che avrei giocato con Murray. Pensavo ad uno scherzo e sono andato a controllare: era vero!  Nel cambio di nazionalità voluto direi che la questione economica è stata rilevante! In realtà ero deluso dalla Federazione Russa perché non ho mai ricevuto aiuti nonostante sia sempre stato tra i migliori delle varie categorie. Il più forte riceveva soldi e supporto tecnico, io che ero numero tre, quattro, niente. Quando è arrivata l’offerta del Kazakhstan mi sono detto perché mai avrei dovuto giocare per chi non mi aveva aiutato e ho accettato. Anche se continuò a vivere nella mia San Pietroburgo, che ho pure tatuata sul braccio. Sull’altro braccio ho una bella frase di Eminem: “Non mi spezzerai. Mi renderai semplicemente più forte di quello che ero.” Amo molto il rap e nel mio box ci sono spesso rapper russi. San Pietroburgo è la culla del rap in Russia è vicino a casa mia ci sono dei locali con gruppi famosi da noi. Anch’io riesco a fare del buon rap. In effetti il mio gioco è spesso imprevedibile anche per me! Parto per giocare incrociato e poi tiro lungolinea, entro per spingere forte e gioco una smorzata. È l’istinto che governa il mio tennis, nel bene e nel male. Quando vedo giocatori che scambiano per 40 colpi mi dico: “Dai… fai qualcosa ma fallo finire in qualche modo. Ecco, uno che mi piace guardare è Nick Kyrgios” So di avere talento e non è facile gestirlo. Per esempio, nei Futures mi sentivo superiore agli avversari e quando andavo avanti combinavo di tutto: giocavo con la sinistra o solo smorzate. Ora però devo trovare il giusto equilibrio perché a certi livelli, mollare qualche punto vuol dire perdere la partita.”

La Storia
Alexander Bublik è nato a Gatchina in Russia il 17 giugno 1997, inizia a giocare a 4 anni sotto la spinta del papà Stanislav che tuttora è il suo coach, in realtà come supervisore dello staff che ha scelto per il figliolo. Da Junior ha raggiunto la posizione numero 19 del mondo, ma avrebbe potuto avere una classifica migliore di tanto se avesse scelto di fare solo attività giovanile e non tentare subito la scalata nel circuito Pro. Pensate che appena compiuti 14 anni ricevette una wild card nel torneo Futures di Vsevolozhsk, eravamo nel 2011 facendo partita pari per un set con il russo Pavlioutchenkov di 12 anni più grande e attualmente ancora numero 161 ATP nel doppio. Nel 2014, a soli 17 anni, vince ben due tornei di doppio in Russia e il primo successo in singolare arriva due anni dopo, nel 2016, annata speciale in cui trionfa in ben 4 Futures, di cui 1 su terra e gli altri sul veloce. Nel 2017 vince due Challenger, a Morelos e Aptos, entrambi su Hard e nel 2018 si ripete con il successo a Bratislava a novembre scorso, dopo un inizio di stagione con più luci che ombre. Ha fallito il tentativo di entrare nel main draw dello Slam australiano 2019 perdendo ieri da Rodionov, ma ha poco da scartare fino alla primavera inoltrata per cui potrebbe e dovrebbe salire in classifica. Gli basta qualche buon Challenger per riavvicinare sensibilmente la top 100.
Alessandro Zijno