I Misteri dei giacimenti di Litio in Serbia e gli investimenti nella ricerca scientifica dietro lo scontro tra Djokovic e Australia? Cosa ci insegna la vicenda del campione serbo

Al di là di come la si pensi su vaccini e gestione del Covid da parte dei governi, a mio parere questa oscura vicenda ci può e ci deve far riflettere su una questione basilare della nostra esistenza civile e sociale: quanto siamo disposti a cedere delle nostre libertà individuali per mantenere equilibri economici e politici internazionali stabili? Tutti noi sappiamo che dietro alle scelte dei governi c’è anche (in che misura lo sa solo Dio) la difesa degli interessi economici dell’una e dell’altra parte, ci sono le lobbies che influiscono, ci sono equilibri da tenere in considerazione. La facilità con cui si muove la Cina ad esempio con i suoi cittadini (e perfino con i funzionari del Partito) è impensabile qui da noi, con la nostra mentalità occidentale. Tuttavia una maggiore coercizione dei cittadini è qualcosa che i governi occidentali stanno auspicando con l’Italia che è stata descritta proprio come un grande terreno di sperimentazione di massa. La domanda alla fine è proprio questa: l’obbedienza sarà un vantaggio per tutti? La maledetta esperienza del Covid ci sta facendo riflettere. Quando c’è una emergenza devono essere i governanti ad essere responsabili delle soluzioni (preventive sarebbe meglio) o devono essere i cittadini ad essere “responsabili”? In Cina funziona così, sia i cittadini che i governanti devono essere responsabili (e in effetti anche per i governanti vige un controllo e una severità assoluta) solo che i cittadini non hanno le stesse possibilità di realizzazione economica e personale di chi gestisce il potere. Vogliamo anche noi una società così? Dove forse le cose funzionerebbero meglio a livello organizzativo in cambio della nostra libertà e dei nostri sogni? I ricoveri per problemi di salute mentale in questo ultimo anno sono saliti del 76% in Italia, i suicidi sono aumentati del 190%, spie di un momento di grossa sofferenza esistenziale, in particolare di bambini e adolescenti che rappresentano il nostro futuro. 

La settimana appena trascorsa è stata dominata dalla vicenda Djokovic, al quale il governo australiano ha tolto il visto di ingresso per il Paese in mancanza della vaccinazione contro il Covid. Alla fine il governo australiano ha deciso di espellere il campione serbo, dopo che lo stesso numero 1 del mondo è stato detenuto (in stato di controllo e non di arresto ndr) nel Park Hotel di Carlton ormai famoso. Nello stesso Hotel è stata (de)portata e umiliata Renata Voracova (A “Renatona” vanno i miei sinceri auguri di una pronta serenità riconquistata) alla quale è stato addirittura imposto di spogliarsi, (denudata secondo quanto affermerebbe il giornalista Avi Yemini), per un ulteriore controllo e che ha denunciato di essere stata trattata come una criminale (Australian Open, Voracova: ‘Trattata da criminale, è stato un incubo’ – La Gazzetta dello Sport). E’ stato espulso dall’Australia anche Filip Serdarusic, fratello e Coach di Nino Serdarusic, per la stessa esenzione medica non considerata valida di Nole e Voracova.  

Ma c’è una spiegazione a tutto questo? Appare davvero strano che due tennisti professionisti abbiano affrontato il viaggio in Australia con costi e difficoltà che tutti conosciamo se non avessero ricevuto rassicurazioni sulla conferma dei visti per l’ingresso nel paese oceanico. In effetti sia Nole che Renata avevano ricevuto il visto e addirittura la tennista ceca (che ho conosciuto personalmente in molte occasioni nei 25mila dollari in Italia sempre accompagnata dalla mamma) aveva giocato sul suolo australiano i giorni precedenti lo scandalo. Ci sono forse ritorsioni? Giochi di potere che a noi possono sfuggire, paralizzati come siamo dalla situazione Covid? 

Sì, ci possono essere varie chiavi di lettura a questa vicenda, con scenari davvero impensabili. 

1) Cosa avrebbe spinto il tennista serbo, che in Patria è poco meno di una divinità, a sfidare così apertamente le autorità australiane? Una idea potrebbe darcela il braccio di ferro che da mesi si combatte tra l’opinione pubblica serba e lo Stato australiano sul caso “Rio Tinto”, la multinazionale anglo-australiana che a luglio 2021 ha annunciato un primo accordo con il governo di Belgrado per costruire, con un investimento da 2,4 miliardi di dollari, quella che dovrebbe essere la più grande miniera di litio d’Europa. La società stima che nei suoi 40 anni di vita, la miniera produrrà 2,3 milioni di tonnellate di carbonato di litio per batterie, un minerale fondamentale per le batterie su larga scala per veicoli elettrici e lo stoccaggio di energia rinnovabile, e 160.000 tonnellate di acido borico necessario per le apparecchiature per le energie rinnovabili come i pannelli solari e le turbine eoliche. Rio Tinto, che già oggi è uno dei colossi mondiali nell’estrazione di materie prime in giro per il globo, prevede che la miniera di Jadar lo renderà uno dei primi 10 produttori di litio al mondo.   “Hanno permesso alle compagnie straniere di fare quello che volevano sulla nostra terra“, ha tuonato Vladislava Cvoric, un economista di 56 anni, tra i protagonisti della protesta, che ha subito ottenuto l’appoggio di grandi personalità dello sport serbo, tra cui ovviamente Novak Djokovic.  Il curriculum della multinazionale non aiuta però a rassicurare chi da mesi si oppone senza se e senza ma al progetto. Come ricorda il Guardian, nel corso dei suoi quasi 150 anni di storia, Rio Tinto (10,4 miliardi di dollari di profitti solo nel 2020) “è stata accusata di corruzione, degrado ambientale e violazioni dei diritti umani”. A Marandoo, nell’Australia occidentale, la società ha deliberatamente fatto esplodere un’antica grotta, uno dei siti di ricerca archeologica più significativi del Paese. In Papua Nuova Guinea, diverse inchieste giornalistiche accusano la multinazionale di aver scaricato 1 miliardo di tonnellate di rifiuti minerari nel delta del fiume Kawerong-Jaba, provocando un maxi disastro ambientale. E mentre negli Usa la dirigenza sta affrontando una causa per frode legata alla sua miniera di carbone in Mozambico, nel Regno Unito sta pagando una multa di 27,4 milioni di sterline “per violazione delle regole di divulgazione e trasparenza”, scrive sempre il Guardian. Il presidente della Serbia, Aleksandar Vucic, non ha mai nascosto il suo favore per l’operazione Rio Tinto: “Non abbiamo mare o risorse naturali che ci porteranno milioni. Abbiamo il giacimento di Jadar e mi viene da ridere a pensare che le persone stanno protestando per questo. Dicono che ci sarà un disastro ambientale, ma non è vero”. I sodali di Vucic dicono che le proteste sono promosse per fini politici, viste le imminenti elezioni nel Paese. Ma il presidente deve fare i conti con un antagonista non di poco peso in Serbia, il numero 1 del tennis mondiale Novak Djokovic:Aria, acqua e cibo puliti sono fondamentali per la salute. Senza questo, ogni parola sulla ‘salute’ è obsoleta”, ha detto il campione il 5 dicembre 2021. E se Nole volesse accreditarsi ancora meglio verso il popolo serbo come politico, visto anche il malcontento del popolo contro l’approvazione del vaccino cinese Sinopharm che il governo serbo sembrerebbe voler imporre? L’idea quindi che tutta questa querelle, che ha purtroppo oscurato persino gli aspetti sportivi degli Australian Open, derivi proprio da scontri politico/economici è così peregrina? E se Djokovic volesse davvero imporsi come figura istituzionale in Serbia e questo infastidisse sia il mondo economico internazionale che il potere interno a Belgrado? 

2) Il secondo scenario è invece più strettamente economico e riguarda l’investimento in Danimarca da parte del tennista serbo. Un’inchiesta de Il Sole 24Ore ne ha portato alla luce un dettaglio grottesco quanto chiacchierato: Djokovic risulta proprietario e principale azionista della start-up QuantBioRes, una società di ricerca scientifica fondata nel 2020 e che studia un metodo di “deattivazione” del Sars-CoV-2. Cosa vuol dire deattivazione? Che cerca una cura alternativa ai vaccini per battere il Covid. Ecco, a corredo del caso e del brusio che lo accompagna adesso c’è anche un’insinuazione: ovvero la maldicenza secondo cui dietro la scelta “no vax” di Djokovic si celino interessi economici che porterebbero solo benefici alla “sua” azienda con sede ufficiale tuttavia non in Danimarca ma a Cipro, gestita dal fratello e dal suo manager Edoardo Artaldi che lo segue da oltre un decennio. 

 Alessandro Zijno