Nonsolotennis. Il carcere di Fabrizio Corona in nome del Popolo Italiano è uno schiaffo al concetto di Giustizia

Le immagini del nuovo arresto, dopo la revoca dei domiciliari, di Fabrizio Corona stanno facendo il giro del mondo. Dilaniato dalle difficoltà esistenziali e spaventato dalla detenzione in carcere, il popolare paparazzo si è tagliato i polsi e dopo un diverbio con le forze dell’ordine, ha spaccato il vetro dell’ambulanza che lo ha trasportato al Niguarda. Adesso l’ex re dei paparazzi è ricoverato nel reparto di psichiatria. È piantonato da agenti di polizia penitenziaria del carcere di Opera dove sarà trasferito quando potrà lasciare l’ospedale, come deciso dal sostituto pg Antonio Lamanna.

 Corona ha pubblicato tutto su Instagram.

Ma il social ha rimosso le immagini relative all’autolesionismo. Sulle stories è possibile vedere ancora i video dell’arresto e la disperazione di mamma Gabriella, che non ha mai abbandonato il figlio. La signora Corona piange abbracciata al figlio: «Non andare via, mi hanno levato la dignità. Non ci credo». Fabrizio, in un primo momento, rassicura la mamma. «Sul viso non sono ferito, mi sono messo il sangue. Mi faccio medicare in ospedale. Devo andare, queste sono persone per bene», dice riferendosi agli agenti.

Queste ultime parole lasciano capire in pochi secondi chi sia davvero Corona: un uomo che ha sempre combattuto contro i poteri forti. Non se l’è mai presa con gli agenti, che ha sempre rispettato anche durante qualche diverbio, in carcere come fuori. Se l’è presa semmai con i magistrati, da lui accusati (difficile non credergli) di farsi pubblicità e anche di soddisfare istinti pseudo-sadici. Ciò che davvero stride è che i magistrati in questione purtroppo agiscono in nome del POPOLO ITALIANO, cioè anche mio e vostro.

Vale la pena di ricordare per sommi capi le vicende che hanno portato Corona in carcere (e non è nemmeno la prima volta che gli viene sospeso l’affidamento). Corona è stato condannato per “Vallettopoli” ad 1 anno e cinque mesi per tentata estorsione a Francesco Coco e Adriano e cinque anni per estorsione aggravata e trattamento illecito di dati personali nel caso Trezeguet. Successivamente alla condanna Corona ha tentato la fuga all’estero rifugiandosi in Portogallo. Oltre alle decine di sanzioni per infrazioni al codice della strada, c’è il tentativo di spendere (in diverse occasioni) banconote false (un anno e sei mesi) e la detenzione di un’arma da fuoco reato per il quale viene condannato in appello (manca ancora il terzo grado di giudizio) a cinque mesi e 20 giorni di carcere. Ci sono poi la condanna ad un anno di carcere per evasione fiscale (488.205 euro relativi al periodo d’imposta 2004); quella ad un anno e quattro mesi per aver corrotto (tramite il suo avvocato) un agente di polizia penitenziaria al fine di poter fare il famoso servizio “dal carcere” che gli fruttò ventimila euro. Ed infine la condanna a tre anni e 10 mesi per bancarotta fraudolenta e frode fiscale.

Un anno e 5 mesi per le foto a Adriano e Coco e poi i soldi chiesti (estorsione) per non pubblicarli: ora non facciamoci ridere dietro, chi di voi non sapeva che esistono queste situazioni? Ce ne sono state a centinaia prima di Corona e della sua agenzia, e ce ne sono ancora. Ma solo lui è stato condannato.

Cinque anni per il trattamento illecito, una sorta di violazione della privacy, dei dati di Trezeguet. Guarda caso un altro calciatore famoso, ricco e potente, pupillo della Juventus della Galassia Agnelli. Quanti di noi si sono resi conto di aver avuto violata la propria privacy? E le nostre proteste contro le varie compagnie telefoniche, siti vari, provider di film o eventi sportivi? Finite nel cestino delle Procure. Con Trezeguet no, certo. E che ha fatto Corona? Quale è stata la sua colpa? Non patteggiare, non ammettere le colpe, non cospargersi il capo di cenere e dimostrare al mondo la sottomissione ai poteri forti. Nulla dà più fastidio dei ribelli. Un anno e sei mesi per le banconote false: non ha mai negato, ma non serviva uno scienziato per capire la logica, scellerata per carità, ma non pericolosa, di Fabrizio Corona. Un anno di carcere per evasione fiscale: ricordiamo che ci sono multinazionali, italiane e non, che pagano un euro l’anno di tasse, perché trovano legalità attraverso regole scritte forse appositamente per loro. E questo vale anche per i colossi internazionali che operano in Italia e spostano la loro sede in Olanda, piuttosto che in Irlanda o nei paradisi fiscali. Per Corona questo non valeva, e probabilmente questo non vale nemmeno per noi, ma solo per i potenti, quei potenti che il paparazzo più famoso d’Italia combatteva e combatte ancora. Veniamo al top dell’ipocrisia della Giustizia Italiana: un anno e quattro mesi per aver corrotto un agente e poter “lavorare”. Ma il carcere non dovrebbe avere un ruolo riabilitativo? Infine quasi 4 anni per bancarotta fraudolenta e frode fiscale. Viene da ridere oggi che i governi di vari colori (da Conte al fenomeno Draghi) stanno portando alla bancarotta l’Italia Intera con scelte quantomeno discutibili che da una parte affamano il Paese e dall’altra non sono nemmeno in grado di salvare vite umane stroncate dalla pandemia.

Ma il colpevole è uno solo: Fabrizio Corona. Gli addebiteranno anche il Coronavirus?

Vedete, un Paese migliore passa anche attraverso una Giustizia che funzioni: e la Giustizia dovrebbe tutelare tutti (anche le donne che denunciano i mariti violenti o i lavoratori licenziati indebitamente), dovrebbe essere equa e portare al miglioramento del tessuto sociale.

La vicenda di Corona, da qualsiasi parte si voglia guardarla, è quantomeno surreale, specchio di una Italia in una crisi d’identità nella quale alcuni di noi stentano a riconoscersi. Io oggi me ne andrei da questo Brutto Paese. Un Paese che ama sbirciare dal buco della serratura i calciatori famosi ma poi non difende chi permette, pur con colpe che si riconoscono a Corona, di vedere i fatti e i misfatti dei Vip. Quello italiano è ormai un popolo che si volta dall’altra parte nel non vedere le ingiustizie palesi pur di non dover combattere contro il sistema. Perché combattere il sistema è faticoso e non porta a nulla, se non a mantenere la dignità, la testa alta.

Io, Alessandro Zijno, posso dire di camminare sempre a testa alta. Pur difendendo su alcuni fronti proprio Corona che in nome del POPOLO ITALIANO è stato condannato e deve marcire in carcere. Fabrizio Corona può stare simpatico o antipatico e nessuno qui crede, tantomeno io, che sia uno stinco di santo ed è anche un personaggio con il quale probabilmente non amerei collaborare: d’accordo, ma sinceramente fatico a credere che la verità giudiziaria corrisponda alla verità reale.

Ogni giorno nei tribunali italiani vengono condannati degli innocenti, mille e mille piccoli grandi Enzo Tortora, ma qui non si vuole né entrare nelle carte dei processi a Corona, né definirlo innocente e vittima di un errore giudiziario. Semmai di tantissimi errori giudiziari, intesi nel senso più alto del termine: grandi sbagli nel valutare ciò che è meglio per il Popolo Italiano. Corona è un pericolo pubblico tale da stare in carcere? Questa è la domanda.

Il sospetto, anzi per quanto mi riguarda la quasi certezza, è che la condanna di Corona e il suo trasferimento in carcere poco sia riferito alla difesa dei cittadini, quanto invece riferibile ad una lesa Maestà, dei magistrati, e del Potere in genere.

Un Paese che chiude occhi e orecchie sulla detenzione di un totale innocente come lo studente egiziano Patrick Zaki e per difendere accordi economici con l’Egitto (di una grandissima azienda italiana anche quotata in Borsa) ha finto di non vedere gli abusi e la brutale uccisione di Giulio Regeni, è tuttavia così solerte a condannare Fabrizio Corona come se il suo caso fosse più grave dei due sopracitati. Se non fosse vero, farebbe ridere, e invece fa piangere e avere voglia di lasciare l’Italia.

Alessandro Zijno