Riepilogo Challenger 2020: Il campione è il russo Karatsev, la “campionessa” la Mef Events. Musetti miglior azzurro

Se Aslan Karatsev, 27 anni russo, è il tennista che a livello Challenger si è più messo in mostra come indica la tabella più in basso, grandi meriti vanno alla Mef Events del patron Marchesini che con le sue figlie Elena e Federica ha dato vita a numerosi Challenger proprio qui in Italia, rinvigorendo l’ambiente, ovviamente scosso per la situazione COVID. La Mef ha permesso a molti tennisti italiani e anche stranieri di giocare, prendere punti e soldi, mantenere la fiducia nel loro “lavoro” e l’allenamento alla competizione nel loro sport e questo è un merito e un vanto tutto italiano. Per questo assegno il titolo di più importante Challenger al torneo di TODI, vinto dal tedesco Hanfmann e primo torneo post-pandemia ad agosto, quando da marzo a luglio non si era mai giocato a livello Challenger. Forse la location più bella in assoluto è quella uruguayana di Punta del Este, che è poco reclamizzata ma ben conosciuta dagli atleti, almeno grazie al passaparola; tuttavia l’importanza simbolica (e pratica anche) della MEF Events va rimarcata senza dimenticare sia gli ASSOLUTI organizzati per il titolo nazionale e vinti nel maschile da Lorenzo Sonego, e gli altri Challenger sempre prodotti dalla band Marchesini, come Forlì e due volte Parma (indoor e outdoor).

Tornando agli atleti abbiamo detto di Aslan Karatsev, 112 ATP (best ranking 111), senza dubbio il tennista che ha fatto più punti in assoluto attraverso i Challenger, e che ne ha vinti 2, entrambi molto importanti come OSTRAVA e Praga2, entrambi “125”. Karatsev in questa stagione ha conquistato anche due finali, la prima a Bangkok, persa contro Balazs che in quel momento era all’apice (poi scomparso dai radar in pandemia), e la seconda contro Wawrinka a Praga nel primo Challenger (e ha vinto quello successivo).

Al secondo posto quello che viene considerato il futuro del tennis spagnolo quando Nadal terminerà la sua gloriosa carriera: parliamo di Carlos Alcaraz Garfia. Ricordo che me ne parlò Federico Gaio quando circa 3 anni fa – e Alcaraz aveva solo 14 anni!, fu battuto dallo spagnolo in un Futures. Allenato da Juan Carlos Ferrero, Alcaraz è stato un buon Junior (22 come best ranking) ma non eccezionale: è da professionista che sta bruciando le tappe e in questa stagione ha vinto a livello Challenger ben 3 titoli (Alicante, Barcellona e Trieste) e conquistato una finale! In più sul veloce ha conquistato 2 trionfi ITF a Manacor. Ferrero ne parla benissimo, è un ragazzo che si allena con piacere e costanza, ha voglia di uscire dalle sue zone di comfort e prende le avversità come sfide affascinanti. Insomma la Nadal Mentality, anche se ovviamente manca ancora sotto molti punti di vista. Il nativo di Murcia, 17 anni, oggi è 141 del mondo, è destinato a salire presto nella Top 100 e probabilmente a scalare le classifiche. Fino a dove non è dato sapere, ma se il nostro Sinner ambisce al numero un de mondo, sicuramente anche Alcaraz vuol provarci.

Terza posizione per l’argentino Francisco Cerundolo, 22 anni e numero 139 ATP, con 3 titoli Challenger (Campinas, Guayaquil e Spalato su terra) e anche un 25mila dollari sul veloce a Los Angeles. Il nativo di Buenos Aires è un tennista completo, migliorato molto sul servizio e sulla transizione a rete, dove viene a prendersi il punto sempre più spesso. Sulla terra vale già ampiamente la Top 100, dovrà affermarsi anche sulle superfici più rapide.

Il trentenne Steve Johnson, numero 72 delle classifiche mondiali (ma ex numero 21 nel 2016) quando ha partecipato ai Challenger ha fatto una egregia figura, anche se esclusivamente sul veloce dove ha vinto Indian Wells e Bendigo nel 2020, arrivando così in carriera a 7 titoli del circuito cadetto e piazzandosi al quarto posto nella nostra speciale classifica. In America e sul cemento è un tennista eccezionale che poco vedremo probabilmente anche in futuro nei Challenger su terra europei, ma che è da tenere d’occhio per le competizioni ancora più importanti e meritava una menzione.

Al quinto posto probabilmente il meno conosciuto della cinquina: il francese Arthur Rinderknech. Anche lui tennista da superfici rapide, essendo francese ma cresciuto tennisticamente negli USA, il 25enne di Gassin è bimane, alto quasi due metri, destrorso e oggi è numero 178 ATP e si difende bene anche nella specialità del doppio. In questa stagione ha conquistato 2 Challenger, Calgary e Rennes, entrambi indoor e prima della pandemia.

Sesta posizione per l’ottimo Ilya Ivashka (Bielorussia, 26 anni) un altro bombardiere dall’alto dei suoi 193 centimetri: tennista griffato Hydrogen, il tennista di Minsk è numero 108 ATP ma è già stato 80 l’anno scorso. Due titoli (Istanbul sul veloce e Ortisei indoor) Challenger in questa stagione sul tennista bielorusso che basa il suo gioco principalmente sul servizio o sui colpi di inizio scambio.

Al settimo posto della classifica Challenger c’è uno dei ragazzi più interessanti del circuito: Jurij Rodionov. Austriaco di 21 anni è l’unico mancino di questa lista dei 10 migliori Challengeristi del 2020. Allenato dal papà di Thiem (in collaborazione con Javier Frana che lo segue nei tornei), a Vienna, di origini bielorusse, è attualmente 144 ATP e in questa stagione ha vinto 2 titoli (Dallas e Morelos) sul veloce ma si esprime forse addirittura meglio sulla terra rossa. Da Junior è stato numero 7 del mondo, a tennis gioca un gran bene ma vince meno partite di quelle che il suo potenziale tecnico e atletico permetterebbe. La sua crescita passa attraverso la ricerca di una identità tennistica che ad esempio Sinner ha già trovato.

Il tedesco Oscar Otte si piazza, ed è curioso visto il suo cognome, all’ottavo posto: 27 anni e numero 140 del mondo, il tedesco di Colonia ha conquistato in questa stagione un “125” ad Aix En Provence, sulla terra francese ed è tornato a vincere un Challenger dopo 3 anni. E’ un tennista atipico, pur essendo molto alto e con un servizio bomba, forse gioca meglio su terra dove la sua potenza gli apre la strada per prendersi il punto a rete dove comunque non eccelle.

Ottavo posto a pari merito di Otte, lo spagnolo Bernabè Zapata Miralles, 23 anni, che ha vinto Cordenons in questa stagione ed è il suo primo titolo Challenger dopo averlo sfiorato ad Amburgo lo scorso anno. Numero 150 del mondo l’iberico ha un gioco più marcatamente da terraiolo e finora ha raggiunto i suoi migliori risultati proprio sulla terra rossa. Secondo me il prossimo anno potrà confermarsi ad ottimi livelli nei Challenger europei.

Decima posizione per il simpatico e fortissimo colombiano Daniel Elahi Galan, che non ruba l’occhio col suo gioco piatto e poco appariscente ma che vince tante partite. Me lo ricordo nei Challenger italici nel 2016 e 2017 quando anche io giravo, che col suo papà (Santos Galan, il suo allenatore anche) sempre al seguito provava le “quali”, spesso senza riuscire a qualificarsi.  Ma la settimana successiva lo incontravi sempre felice e sorridente ad allenarsi la mattina presto nel torneo seguente in un’altra città. Questo mi fece capire che sarebbe “arrivato” ed oggi è numero 115 ATP ed ha ancora solo 24 anni. In questa stagione ha vinto il Challenger di Lima, in Perù ed è il suo secondo titolo Challenger dopo San Benedetto del Tronto, quando trionfò nel 2018 diventando il nuovo idolo del “Maggioni”.

Migliore degli azzurri in questa speciale classifica, 23esimo, è Lorenzo Musetti, ex numero 1 del mondo come Juniores, ed oggi già numero 128 del mondo a soli 18 anni. Allenato dal suo coach storico Simone Tartarini, Musetti è una delle punte di diamante del nostro tennis e il responsabile del progetto federale Over 18 Umberto Rianna lo segue e lo tiene in grandissima considerazione pur sapendo che le pressioni su questi giovanissimi vanno sapute controllare. Tecnicamente e secondo me anche come identità tennistica Lorenzo è molto avanti, può crescere ancora fisicamente e ovviamente sul piano dell’esperienza a livelli altissimi. Nel 2020 è arrivato il primo titolo Challenger, a Forlì, giocando un tennis meraviglioso. Il 2021, Covid permettendo, sarà una annata di transizione, in cui forgiarsi e confermarsi nei Challenger, giocare almeno una 60ina di partite, con qualcuna in ATP e Slam, e vincere qualche trofeo, abituandosi così proprio alle pressioni di cui sopra. Il paragone con Jannik Sinner e l’ovvio dualismo che ne scaturirà potrebbero fare da detonatore sia in senso positivo che ovviamente negativo. Sinner, che appare più avanti come maturazione psicofisica legata alla performance, sarà da stimolo o produrrà un effetto destabilizzante per Lorenzo? Staremo a vedere. Trentacinquesimo l’ascolano Steto Travaglia, numero 74 del mondo e quindi più orientato verso il circuito maggiore, se non altro per i maggiori introiti in termini di dollari che consente. Al trentottesimo posto della classifica legata ai Challenger Federico Gaio, 28 anni, di Faenza terra di grandi tennisti, che è stato portato al suo best ranking (124 ATP a febbraio 2020) da Coach Daniele Silvestre con la conquista anche del Challenger di Bangkok in condizioni difficilissime cui Federico si è saputo adattare dimostrando la grande crescita umana e professionale. Ora le strade di Gaio e Silvestre si sono divide: per il faentino c’è il nuovo allenatore Fabio Colangelo (e preparatore atletico Riccardo Zacco) al Circolo della Stampa di Torino (dove si allena anche Sonego con Gipo Arbino) mentre il coach di Latina Daniele Silvestre prova una nuova avventura seguendo Liudmila Samsonova.

1 Karatsev 37,5
2 Alcaraz 31
3 Fr. Cerundolo 26
4 Johnson 24
5 Rinderknech 21
6 Ivashka 20,5
7 Rodionov 20
8 Otte 19
9 Zapata Miralles 19
10 Galan 18,5
11 Wolf 17
12 Kudla 16,5
13 Daniel 16
14 Huessler 16
15 Sousa 16
16 Taberner 16
17 Majchrzak 14,5
18 Munar 14,5
19 Hanfmann 14
20 Van de Zandschulp 13,5
21 Monteiro 13
22 Cressy 12,5
23 Duckworth 12,5
24 Hoang 12,5
25 Kiatkowski 12,5
26 Kohlschreiber 12,5
27 Musetti 12,5
28 Tiafoe 12,5
29 Wawrinka 12,5
30 Machac 12
     

Alessandro Zijno