Federica Di Sarra, non è mai troppo tardi: “Obiettivo? Giocare gli Slam”

Da tanti anni avevo voglia di parlare con Federica Di Sarra che avevo sempre visto come un prospetto interessante tennisticamente da quando era piccolina e tutti ne parlavano come una giocatrice formidabile dotata di tanto talento. Decido così di contattarla, e anche grazie a suo fratello che è Maestro a Velletri, scopro una ragazza con una energia trascinante, con idee chiare e nette. Diretta, a volte anche dura, le opinioni di Federica sono quelle di una persona matura che forse si porta appresso un fardello pesante di esperienze non sempre piacevoli in una vita sportiva che non è sempre stata rose e fiori. Probabilmente queste esperienze sono la sua forza e per contraltare anche i suoi limiti che piano piano sta superando, mirando a quei traguardi sportivi che merita davvero. Nel corso degli anni si è sempre raccontata la tennista Di Sarra come di una talentuosa con poche disponibilità economiche che ne hanno minato le possibilità di emergere. Il che è oggettivamente verissimo ma allo stesso tempo forse hanno privato Federica di vivere appieno i suoi sogni. In altre parole hanno influito non solo sul piano pratico, tangibile, della possibilità di investire, ma anche su quello emozionale, privandola della chance di sognare e visualizzare se stessa a certi livelli. Credere nelle favole, sognare e immaginare al di là della ragione, può diventare fondamentale per mantenere la barra dritta quando la realtà non ci piace. Il racconto, lo storytelling su Federica da parte del mondo tennistico secondo me non ne ha valorizzato le qualità: e se il campo è sovrano, non ci sono dubbi su questo, l’allenamento e lo “star bene con sé stessi” influenzano fortissimamente poi il rendimento in campo. Federica, a mio modesto parere, possiede tantissime di quelle soft skills (empatia, resilienza, capacità di soffrire, è comunicativa) che forse andavano maggiormente utilizzate per rinforzare lo spirito positivo nei momenti meno fortunati. Un esempio: Federica ha una bellissima fisicità, e parlo proprio di estetica, visto che è una ragazza con un corpo sportivo che trasmette salute, energia e sensualità eppure io non ho mai sentito raccontarla così in giro nel circuito né lei stessa promuove in pubblico questa immagine di sé. Io credo sia arrivato il momento per Federica di esprimere la sua personalità al massimo, credendo non solo nelle sue qualità tennistiche ma proprio nelle sue qualità umane, sapendosela cavare in ogni situazione. E sul piano pratico la conseguenza sarebbe investire su Federica tennista in modo corposo, e parlo di soldi: regalarsi lo staff migliore che c’è in circolazione, le migliori location, i tornei anche in giro per il mondo alla ricerca delle settimane buone. Scommettere su se stessa senza se e senza ma, facendo per una volta nella vita il passo lungo anche più della gamba. In altre parole credere che questo investimento paghi e crederci fino in fondo. Se fossi il suo Head Coach lavorerei proprio su questo, perché le motivazioni mi sembrano fortissime, il fuoco dentro arde per il tennis, e c’è anche quel pizzico di rivalsa che potrebbe darle la spinta decisiva.

Sinceramente questa per me è stata una delle chiacchierate tennistiche più belle e appaganti, divertentissima per altro e Federica è una delle tenniste (non tantissime) con cui andrei volentieri a cena per passare una serata a ridere e scherzare e parlare anche un po’ di tennis, perché no.

Signore e Signori, Federica Di Sarra, 30 anni, numero 311 WTA in singolare e 327 in doppio, best ranking 305 WTA nel 2010, vincitrice di ben 8 titoli da professionista in singolare e addirittura 19 in doppio.

Primi passi nel tennis.

“I miei primi passi su un campo da tennis sono cominciati all’età di 6 anni, per seguire i miei fratelli. Uno di loro fa ancora il Maestro al Tennis Club Velletri. Qui vicino casa mia a Fondi c’erano 2 campi in cemento, quello che potevo fare io all’epoca era solo raccogliere le palline, visto che loro erano più grandi. Da lì mi sono appassionata sempre d più, giocavo dentro casa con la pallina, finché ho iniziato col Maestro Enzo Centola a Terracina la mia prima scuola tennis come tutti i bambini. E’ stato tutto molto casuale, visto che i miei genitori in realtà non sono degli sportivi.”

Genitori.

Sono stati fondamentali all’inizio e poi mi hanno sostenuto economicamente fino ai 20 anni. Dopo i venti anni ho cominciato a vedermela da sola sia economicamente sia come scelte. Mi sono arrangiata alla fine. Quando nel 2017 ho deciso di riprendere avevo 27 anni e mia madre era contraria, o quantomeno scettica. E lo era anche dopo il lockdown, durante il quale ero a Milano e comunque io volevo fortemente continuare, sentendo di non aver raggiunto il mio massimale, al di là delle difficoltà economiche.”

Chi ti ha formato tecnicamente?

“Tecnicamente mi ha formato da piccolina Floriano Salvoni. I miei l’avevano conosciuto perché qui in zona da me veniva a fare dei tornei Open. All’epoca ce ne erano molti di ottimo livello. A nove anni i miei mi hanno affidato a Salvoni trasferendomi a Roma. Ogni due anni però poi cambiavo allenatore e questo è stato un peccato. Sono stata al Parioli dove c’era già Magnelli, poi sono stata a Palermo con Francesco Palpacelli quando c’era il binomio con Cinà. Sono stata lì 2 anni e quando loro si sono divisi io me ne sono tornata a casa. Poi ho fatto scelte condizionate dal discorso economico. Devo dire che mi sono sempre venuti tutti incontro, però certamente la poca disponibilità finanziaria non ha giovato. Nel 2017 quando ho ripreso a giocare sono andata con Fabrizio Zeppieri per ben 2 anni fino a quando sentivo di dover cercare qualcosa di più. A quel punto mi sono trasferita a Milano con Pescosolido e Chiappini. Mi sono allenata poi con Laura Golarsa con la quale davvero mi sono trovata benissimo, e sentivo che gli allenamenti erano perfetti per me, di grande qualità. Tornando a casa dopo il lock down ho contattato Magnelli che mi ha concesso di allenarmi a Formia dove posso usufruire della struttura e della sua grande esperienza. C’è lui, c’è Tatiana Garbin, ci sono altri coach, e se le cose vanno bene vorrei continuare a Formia anche nel 2021, magari trovando qualcuno che mi accompagni ai tornei.”

Ricordi le prime esperienze nel circuito ITF?

Mi ricordo della mia prima partita con la Celani, quando per la rabbia di una partita persa scaraventai la racchetta fuori dal campo. Nel corso del tempo ho giocato con molte tenniste che sono diventate top 100, ma tendo a dimenticare, non ho ricordi chiari: con la Hercog recentemente ci ho giocato in quali a Roma, con la Minella in doppio.”

C’è qualche avversaria alla quale pensi di non essere simpatica?

“Beh, qualcuna ci sarà. Io provo sempre ad essere corretta e andare d’accordo con tutte, ma può succedere di innervosirsi e magari avere qualche screzio. Ma sono cose che restano dentro al campo, del resto c’è molta competizione e può succedere di discutere. In campo non si guarda in faccia nessuna, siamo avversarie anche quando magari fuori siamo amiche.”

C’è qualche ragazza che credevi diventasse fortissima e magari si è fermata?

Ci sono diverse ragazze, anche più piccole di me che hanno fermato l’attività agonistica internazionale, ognuna avrà avuto il suo motivo e il suo problema. Il motivo più ricorrente degli abbandoni è il discorso economico, far questo sport è pesante sul piano finanziario. E se vuoi puntare in alto devi investire: se i risultati non arrivano presto puoi andare in sofferenza.”

Spieghiamo ai lettori quali sono le difficoltà economiche di chi vive gli ITF?

“Fino ai 25mila dollari il montepremi è davvero basso. Devi andare molto avanti, almeno in semifinale forse per andare pari o vincere per andare in attivo. E di poco. Se hai poi un allenatore o un accompagnatore al seguito devi pagare tutto per due, diventa molto difficile. Capita che vai in un torneo, paghi il viaggio, l’alloggio, i pasti, poi vai fuori al primo turno e prendi 20 euro. Devi entrare in top 200 almeno e fare le quali degli slam per pensare di poter fare una stagione in attivo. Se sei obbligata a fare i 25mila o anche i 60mila dollari, in posti magari lontani e difficili da raggiungere, fai molta fatica e devi razionalizzare le spese. Alla fine serve una sana via di mezzo, perché in fondo anche chi ha una forte disponibilità economica rischia di sedersi sugli allori e non essere abbastanza motivata a lavorare. Così come chi non ha proprio soldi rischia di limitare le sue chance fortemente e irrimediabilmente. Io ho spesso sofferto della pressione psicologica che mi mettevo pensando di giocare e di rischiare di perdere soldi. Diventa difficile a volte giocare con serenità. Un modo per risparmiare potrebbe essere quello di evitare viaggi lunghi e costosi in posti dove in teoria sarebbe più facile prendere punti, tipo in alcuni tornei asiatici o africani o esotici in generale. Se sei forte emergi anche in Europa dove il livello è oggettivamente più alto. Una cosa su cui non risparmiare invece sono gli allenamenti: trovare un coach bravo e una struttura adatta è fondamentale per crescere. Il percorso di sviluppo di un atleta deve essere il più razionale possibile, seguendo gli step giusti investendo su ciò che davvero può esserti d’aiuto. Ma non è facile scegliere sempre bene e a volte non hai proprio le possibilità economiche come nel mio caso almeno in passato. Ad esempio gli anni in cui ho smesso è stato proprio perché non riuscivo economicamente a sostenere un percorso coerente. Per fortuna in questi ultimi mesi ho vinto questi 3 tornei e posso continuare ad organizzarmi come si deve.”

Come ti definiresti sul piano tecnico tattico?

Il mio tennis è sempre stato abbastanza aggressivo. Adesso sto lavorando un po’ su tutto, nel curare quei dettagli che possono fare la differenza. Tatticamente vorrei diventare ancora più offensiva e in particolare fin dai primi colpi. Per caratteristiche e indole non sono una tennista che ama palleggiare a lungo, ho le variazioni, ho una buona mano, e sai cosa può fare la differenza? Se riesco a mettere insieme tutti i pezzi del puzzle tattico, visto che so fare un po’ tutto riuscendo ad osare di più come ti dicevo fin dal primo colpo. Già in questi tornei ultimi, in cui ho visto dei miglioramenti, sento di aver acquisito almeno in parte maggiore consapevolezza. Il tennis è uno sport complesso da questo punto di vista, deve scattare quel click mentale che ti fa sentire sicura dei tuoi colpi e ti fa giocare in automatico un tennis brillante.

Che tipo di giocatrice ti dà fastidio?

Faccio più fatica contro le rematrici, quelle tenniste che ti fanno giocare sempre un colpo in più. E’ più un discorso mentale che tecnico: avrei le armi per “bucare” le avversarie dopo aver manovrato il gioco ma a volte pecco in alcune scelte; contro una rematrice la soluzione è rubare il tempo, aprirsi il campo e chiudere il punto a rete e io avrei tutte le skills per farlo. E a rete so anche giocare bene. E’ qualcosa su cui sto migliorando.”

Come sarà il tennis femminile tra 15 anni?

“E’ difficile da immaginare. Probabilmente si continuerà con la tendenza ad un gioco di potenza, molto fisico. Ci saranno sempre più giocatrici “picchiatrici”, e sempre scambi meno lunghi. Non molto diverso da oggi. E c’è l’incognita dell’evoluzione dei materiali, racchette, palline, corde.”

Impressioni sulle giovanissime che vedi a Formia?

Hanno un atteggiamento davvero positivo! Tutte! Beh, altrimenti non sarebbero qui a impegnarsi e fare sacrifici per regalarsi il sogno di una carriera da PRO. Hanno tutte una gran voglia di lavorare e sono molto diverse tra loro come identità di gioco. Ognuna di loro ha la potenzialità per emergere, poi le variabili sono così tante che a 16 anni è difficile fare pronostici. C’è da continuare a lavorare bene come stanno facendo a Formia.”

Tre consigli per una Junior che vuole entrare nel circuito PRO.

Sicuramente l’attività Juniores va presa come momento di formazione, dando importanza relativa ai risultati. Il tennis quello vero, quello che conta è il WTA o l’ATP. Restare con i piedi per terra per non bruciarsi se arrivano i risultati, mentre continuare a lavorare se si vince poco o niente. L’attività Juniores può essere molto formativa, io ad esempio credo che mi sarebbe servita farne di più, magari provare gli Slam Juniores invece che buttarmi dentro ai 10mila dollari già a 14 anni. E’ vero che vincevo ed ero pronta tecnicamente ma magari mi sono persa qualcosa sul piano dell’esperienza e della crescita sotto altri punti di vista. E poi per i giovani, la parola chiave è umiltà.”

Di cosa ha bisogno una tennista PRO per raggiungere la massima prestazione?

Sicuramente l’aspetto atletico è importante, sentirsi bene e non avere problemi fisici è determinante. Io stessa sono stata condizionata in passato, oltre dai fattori economici di cui parlavamo, anche da problemi fisici che non mi hanno permesso di dare il massimo. Oggi a 30 anni mi sento molto meglio da questo punto di vista rispetto a prima, mi sto allenando con tanta voglia. E arriviamo al secondo punto che è la PASSIONE: è vero che è un lavoro ma nasce come passione e anche con un pizzico di divertimento se possibile. La passione, che in questo momento sento di avere come non mai, da quando sono tornata a “casa”, ti spinge durante le sessioni di allenamento e ti regala la spinta giusta per dare il massimo poi anche nei tornei. Certe volte la massima prestazione arriva quando tutti gli “astri” sono al punto giusto, e intendo tutte le componenti, tecniche, tattiche, fisiche e soprattutto mentali. In fondo ogni giorno si deve dare il massimo anche in training e questo si può fare quando hai la serenità esistenziale, cioè stai bene, ti senti bene.”

Accademia in Italia o percorso universitario e tennistico in America?

Negli Usa hai la possibilità di fare entrambe le cose, tennis e studio, e farlo anche bene. Io ne ho avuto la possibilità ma ho scelto di restare qui, per diversi motivi, e credo che sia una scelta molto personale. Molte ragazze e ragazzi italiani si sono trasferiti per qualche tempo negli Usa per fare università e tennis e pochi sono rimasti insoddisfatti. A livello umano e di crescita personale gli USA sono una scelta vincente e in linea generale forse meglio di una Accademia italiana, sempre dovendo generalizzare. Lontano da casa sei un po’ obbligata a crescere, impari la lingua, diventi più autonoma e queste cose te le riporti in campo in Italia anche quando torni. Comunque non ci può stare un discorso “è meglio questo, o è meglio l’altro”, è tutto molto soggettivo.”

Ci sono differenze che hai notato tra la scuola italiana e le altre nazioni?

“Ogni scuola ha un proprio impatto e in effetti ci possono stare dei punti in comune tra giocatrici dello stesso Paese. La scuola spagnola si basa ad esempio sull’intensità e sull’essere in primis atleti e quindi lavorano molto sugli spostamenti e sul fisico; magari invece in una Accademia Ceca danno una impostazione molto pulita dal punto di vista del gesto tecnico. Vedi le ragazze ceche spesso giocare in modo molto simile, pur mantenendo le loro caratteristiche personali. Idem per la scuola francese. In Italia si punta molto sul tecnico-tattico. Una differenza è marcata con le ragazze dell’est ma mi riferisco al discorso motivazionale: hanno la fame dentro, non mollano un punto, hanno una voglia matta di vincere perché da quello dipende per loro se guadagnarsi la chance di fare la tennista o meno. Non che le europee occidentali non abbiano grinta, ma alcune, e anche le italiane, a volte possono sembrare più attente all’estetica, all’immagine. Questo può valere, ma non è una regola ovvio, anche per le italiane perché possono pensare ad un piano B, il lavoro dei genitori, o una altra attività, magari studiare e fare altro poi nella vita. La differenza davvero la fa la “tigna”, la voglia di arrivare.”

Discorso “sabbie mobili” delle scommesse nel tennis e del match fixing.

“Ho sentito anche le ultime squalifiche, e per altro la Naydenova la conoscevo perché è della mia generazione. L’ho anche vista lo scorso anno in giro per tornei. Da qualche anno l’ITF ha fatto una stretta sui controlli perché in giro ci sono tanti scommettitori anche sugli spalti dei tornei. Credo che i prize-money ridicoli, bassissimi, inducano alcuni tennisti a pensare di guadagnare in altro modo. Purtroppo alcuni come si è visto hanno preso sotto gamba i controlli, che invece adesso sono frequenti e approfonditi e ora ne pagano le conseguenze. Io, pur non navigando nell’oro non ho mai pensato di fare qualcosa del genere, perdere un match o un set, non solo per etica ma anche perché rovinerei la mia carriera. Certo che quando perdi al primo turno in un torneo professionistico e prendi 10 euro, fatichi a non capire le motivazioni, pur illecite, di alcuni ragazzi. Ma si tratta sempre di coscienza, di valori che hai, preferisco star senz auna lira ma non fare queste cose e andare a dormire tranquilla la sera.”

Prospettive per il 2021 di Federica Di Sarra

Primo obiettivo riuscire a fare le quali ad uno Slam, il Roland Garros sarebbe meraviglioso. Purtroppo tutti i programmi oggigiorno sono condizionati dal COVID, ci sono pochi tornei a causa del Virus e quindi la programmazione non è facile da stabilire. Pensa che nonostante adesso sono 300 WTA sto facendo fatica ad entrare nei tabelloni dei 25mila, il livello è altissimo proprio perché ci sono pochi tornei per tutti e le migliori giocatrici a volte sono obbligate anche a giocare tornei di livello più basso rispetto a quello cui sono abituate.”

In futuro ti vedi allenatrice o Maestra di circolo? Stipendio sicuro o scommessa su qualche giocatrice?

Gli anni che ho smesso ho già avuto esperienze come Maestra di circolo da mio fratello a Velletri. E facevo tutto, i bambini, le lezioni private, i corsi adulti. Mi piacerebbe molto provare a fare la Coach, di seguire qualche ragazza nel circuito. Seguire qualche giocatrice è sempre un rischio, puoi trovarti senza lavoro da un giorno all’altro, però quello è il mio sogno per il futuro.”

Che caratteristiche deve avere un buon Coach?

Un buon Coach deve essere onesto, avere tanta voglia e tanta passione. E non pensare principalmente ai soldi ma alla crescita e al bene del suo allievo. Un buon coach ti dice sempre la verità, anche quando è spiacevole o dura. A volte ci sono dei Maestri che raccontano “favole” pur di non perdere il proprio allievo e il proprio stipendio. Un buon coach deve avere quell’empatia per capire quando è il caso di essere severi e quando invece essere più soft. Deve sempre aggiornarsi perché il tennis cambia, soprattutto nei suoi interpreti: cambiano i ragazzi, i loro problemi, cambiano le metodologie di allenamento. Il coach deve anche sapersi confrontare con gli altri, perché se un allenatore cresce e migliora di conseguenza può migliorare anche la performance del suo atleta.”

Under 12 secondo te quanto si deve allenare?

La priorità deve essere la scuola, e invece vedo alcuni genitori spingere troppo sull’acceleratore dei figli in questo senso. L’età adolescenziale è quella in cui devi costruirti, sia come tennista che fuori dal campo. Una volta al giorno tennis e atletica va più che bene, senza rinunciare alla scuola e agli altri momenti evolutivi e culturali. A 12 anni certo non si può parlare di campionessa futura, né di full time.”

La preparazione invernale di Federica Di Sarra?

La mia preparazione invernale è cominciata da un po’! Non le conto nemmeno più le settimane! Dopo Grado mi sono fermata qualche giorno e poi ho iniziato a fare preparazione e l’ho ripresa subito dopo Ortisei. Sia per età che per indole non sento il bisogno, come capita ad altre, di stare tutto il giorno in campo. Mi ritaglio un po’ di spazio per fare altro, fuori da campo. Preferisco il poco ma fatto bene, con la giusta intensità. Ora appena posso programmare i tornei per il 2021 potrò anche immaginare una idea di percorso di avvicinamento a livello di training. C’è ancora in bilico un torneo in Val Gardena la seconda settimana di dicembre mentre credo che non andrò a Dubai per il 100mila dollari: troppe le incognite legate al Covid, alla eventuale quarantena, alla possibilità di entrare in tabellone e via discorrendo.”

Federica, butta il cuore oltre l’ostacolo, rischia, non darti alternative e picchia duro la palla quando serve, accarezzala quando è il momento e goditi la vita. Tennistica e non.

Daje Fede.

Alessandro Zijno