Tennis Integrity Unit: ergastolo sportivo per la bulgara Aleksandrina Naydenova; 8 anni di sospensione per lo spagnolo Enrique Lopez Perez

Si interrompe in modo definitivo la carriera professionistica della tennista bulgara Aleksandrina Naydenova, capace di raggiungere la posizione n.218 del ranking WTA nel settembre dello scorso anno dopo diversi buoni risultati ottenuti nei tornei ITF disputati in Asia (ha vinto anche due titoli da $25.000 in Cina, a Qujing e Guiyang). La Tennis Integrity Unit ha deciso di squalificare a vita la giocatrice originaria di Plovdiv per aver manipolato l’esito di diversi incontri giocati tra il 2015 e il 2019. Sospesa dal circuito in via provvisoria già il 27 dicembre 2019, Naydenova è stata ora ufficialmente radiata dal mondo del tennis e dovrà pagare una multa di $150.000 per aver commesso tredici violazioni del programma di anti-corruzione e per aver scelto di non collaborare con gli investigatori durante le indagini.

Il TIU sospende anche per 8 anni Enrique López Pérez che quattro mesi fa era stato dichiarato innocente da un tribunale spagnolo. Enrique López Pérez è stato sospeso per otto anni dopo che un’indagine della Tennis Integrity Unit (TIU) ha scoperto che è stato coinvolto in tre casi di partite truccate nel 2017. E’ stato anche multato di 25.000 dollari. Il caso disciplinare è stato condotto il 5 novembre dal consigliere anticorruzione Richard McLaren, che ha ritenuto che Enrique avesse violato le regole del Programma di tennis anticorruzione (TACP) per tre volte nei tornei del 2017, con due ulteriori accuse in sospeso. A partire da ieri, 1 dicembre 2020, al nativo di Madrid e’ proibito giocare o partecipare a qualsiasi evento di tennis per otto anni. Ricordiamo che quattro mesi fa, il tennista spagnolo, era stato dichiarato innocente dalle autorità competenti spagnole, ed aspettava la “luce verde” dell’ATP per poter tornare in campo e lasciarsi tutto alle spalle. In altre parole, a livello legale, il tennista alla fine è stato dichiarato innocente, ma tale condizione non è “rispecchiata” a livello sportivo: a Enrique López è vietato quindi partecipare a qualsiasi torneo di tennis.

C’è da chiedersi cosa spinge un tennista professionista ad eludere le regole o a rischiare di farlo. La risposta è chiara, ma anche da duplice lettura: i soldi. Eppure ci sarebbe modo di guadagnare anche col tennis professionistico con una redistribuzione migliore dei prize money. Questo non viene fatto e in un certo modo induce i tennisti a pensare che possano essere percorribili queste tortuose e vietate strade alternative del betting. Un altro punto di vista è quello della certezza della giustizia sportiva: possibile che questo investigatore, il Sig.McLaren, faccia sempre un tiro un goal? Nessuno degli investigati e poi giudicati da MCLaren è uscito indenne. Nessuno. Tutti colpevoli. Eppure i tribunali ordinari di mezzo mondo in moltissimi casi hanno scagionato i tennisti, assolti in un numero ampio di occasioni, compreso il nostro Bracciali. E allora? Mi pare ovvio che ci sia un corto circuito all’interno della TIU che non riesce a considerare le attenuanti o le prove a discarico degli imputati! Ma come fanno questi tennisti, ai quali è vietato possedere un conto di scommesse, a fare i soldi? Mi pare ovvio che non abbiano conti a proprio nome e non vadano in giro per le agenzie mondiali su strada a scommettere contro loro stessi. E allora devono avere dei prestanome. Anzi, hanno sicuramente dei prestanome. Oppure qualcuno che li contatta, gli fornisce un quantitativo di denaro per perdere un game, un set o tutto il match. Questo dice la logica e queste sono le accuse (MAI PUBBLICHE, TIU perchè?) della TIU. Cosa fanno gli investigatori, col solerte MCLaren? Guardano le comunicazioni dei grandi colossi del betting, sui flussi di scommesse: se il bet365 o unibet di turno perde somme molto grandi, beh interviene perché si dà per scontato che qualcuno sapesse in anticipo il risultato dell’evento. E se invece non c’è perdita per i colossi del betting? Beh, è ovvio, non hanno interesse a comunicare e se lo fanno la TIU non interviene in quanto “nessuno si è fatto male”. Questo significa che almeno in teoria e secondo la logica i provider di scommesse potrebbero truccare i match garantendo l’impunità ai tennisti! E se uno di questi tennisti si volesse mettere in proprio e fare tutto da solo? Ovvio, non potrebbe perché i colossi del betting ci rimetterebbero. Ora, che la TIU sia connivente o semplicemente cieca a queste chiare situazioni non possiamo saperlo. Però io da esterno ci rifletto e mi chiedo a questo punto perché non dare al tennista una percentuale diretta sui flussi di scommesse della sua partita.  O in alternativa una quota da dividersi tra tutti i partecipanti al tabellone. Chi sgarra e viene beccato a truffare lo stesso invece che squalificarlo si toglie dal gruppo di tennisti su cui aprire le scommesse e stop, non prende il suo gettone. Non mi sembra sia difficile da fare e scoraggerebbe molti a farlo, soprattutto quelli ancora in carriera, come Naydenova e Lopez Perez, ammesso che siano davvero colpevoli. Io Quique Lopez Perez lo conosco personalmente, abbiamo girato insieme e posso assicurare che nei miei confronti è sempre stato una persona gentile e corretta, come ce ne sono poche. Non vorrei abbia pestato i piedi a qualcuno e paghi, caro, per questo.

Alessandro Zijno