IL BOOM DEL TENNIS ITALIANO MASCHILE Secondo Roberto Commentucci: “Grandi meriti a Binaghi”

Ho avuto la fortuna di incontrare a più riprese nel corso di questi anni Roberto Commentucci, dirigente FIT di quelli che ha sempre meritato di più a mio parere, oggi membro della Commissione Tecnica. Vulcanico sul piano delle idee, paziente e determinato a metterle in opera, Roberto è stato in passato il promotore del progetto campi veloci e questo ha permesso nel suo piccolo lo sviluppo del tennis italiano nel periodo appena successivo. Insomma un personaggio influente e importante nel panorama italiano del tennis, e anche uno scrittore raffinato apprezzato nella biografia di Sara Errani in Excalibur, uscito nel 2014 con un successo clamoroso.

Quello che pubblico di seguito è il testo completo di un post uscito su Facebook a firma proprio di Roberto Commentucci.

PERCHE’ E’ (ANCHE) MERITO DELLA FEDERAZIONE

“Ormai tutti si sono accorti che il tennis italiano, specie al maschile, si avvia a diventare (o meglio: lo è già) uno dei movimenti più importanti del mondo.

Lo è per praticanti (oltre 300.000 tesserati);

per forza organizzativa (passata la bufera Covid in Italia si organizzeranno le Atp Finals, il torneo 1000 del Foro (combined con il Premier femminile), le Next Gen Atp Finals e il Wta International di Palermo, a cui si aggiungono oltre 20 challenger e una marea di tornei ITF futures);

lo è infine per risultati e per dimensione tecnica (4 top 50, 8 top 100, alcuni dei più promettenti giovani del panorama mondiale).

Da più parti si dibatte su quale sia il contributo dato dalle politiche federali al raggiungimento di questi risultati: c’è chi dice che è tutto merito dei privati (certo i coach, i giocatori, i loro staff e le loro famiglie hanno dimostrato qualità, coraggio, capacità determinazione), e chi invece, sia pure a fatica, riconosce qualche merito alla Federazione.

Ma come stanno veramente le cose?

Premetto, per chi non mi conosce, che il sottoscritto è un Dirigente Dilettante della Federazione e quindi è convinto che essa abbia molti meriti nella attuale fase di rinascita del tennis italiano. Siccome ho collaborato a lungo con la FIT nell’organizzazione del Settore Tecnico, della Scuola Maestri, della politica impiantistica e anche dell’organizzazione regionale (sono stato tra l’altro Presidente del Comitato Regionale Lazio) sono abbastanza ben informato su quanto è stato fatto e sono in grado di illustrare a chi avrà la pazienza di leggere questo lungo post i risultati delle diverse politiche seguite dalla Federazione negli ultimi 20 anni.

Alla base di questa fioritura di talenti ci sono intanto due azioni fondamentali, che agiscono nel lungo periodo: l’allargamento della base dei potenziali agonisti (che vuol dire aumentare il numero degli agonisti under 18) e il miglioramento della didattica e della copertura del territorio nazionale. In sostanza, se tu hai tanti allievi, e hai una offerta didattica di alta qualità e distribuita in modo uniforme su tutto il territorio, dalla grande città al piccolo paesino, le probabilità di trovare atleti di alto potenziale aumentano molto.

I risultati di queste politiche si vedono su orizzonti temporali lunghi, e dieci anni sono addirittura pochi. In effetti, ci sono voluti 20 anni per risolvere due nodi strutturali del nostro tennis: la qualità disomogenea sul territorio dell’insegnamento del tennis di base che avevamo a inizio degli anni 2000 e l’insufficienza del nostro reclutamento.

Per quanto riguarda la qualità didattica, la situazione era diciamo a macchia di leopardo: accanto a realtà di buona qualità e aggiornate, vi erano anche situazioni in cui le metodologie di insegnamento erano superate, obsolete, rimaste ancorate alle vecchie logiche precedenti all’introduzione delle nuove racchette e delle nuove tecniche di esecuzione dei colpi.

Oggi, grazie alla motivazione dei maestri, alla più veloce circolazione delle informazioni nell’epoca di internet, e grazie anche allo sforzo organizzativo della Federazione, adesso l’offerta tecnica è diventata molto più omogenea e moderna su tutto il territorio nazionale. La Scuola Maestri è stata rifondata su basi più scientifiche dal compianto Roberto Lombardi e poi è stata resa ancora più efficace e capillare dal talento organizzativo di Michelangelo Dell’Edera.

Il secondo nodo strutturale a inizio anni 2000 era nel reclutamento, per la scarsa popolarità del tennis fra i ragazzini: da noi arrivavano solo i figli di chi già giocava (figli di maestri o di vecchi appassionati) oppure gli scarti degli altri sport. Tipicamente, se un ragazzino veniva scartato dal calcio, perché poco dotato, il papà lo iscriveva al corso di tennis. Quindi avevamo pochi allievi, e tra questi alcuni erano molto scarsi come qualità fisiche e coordinative.

Questa cosa ha avuto una clamorosa inversione di tendenza a partire dal 2008, quando è stato lanciato il canale Supertennis, che ha riportato il tennis, GRATIS, in tutte le case italiane. Da allora il trend di crescita dei tesserati è letteralmente esploso, e in 12 anni i tesserati agonisti under 18 si sono più che triplicati, con un aumento enorme in particolare fra i maschi. Adesso per tanti ragazzini il tennis è la prima scelta, e non un ripiego, e da noi vengono anche quelli che hanno il fisico giusto e le giuste qualità coordinative.

Oltre a questi due fattori strutturali, peraltro, ce ne sono altri: intanto, sul piano impiantistico, la Federazione 10 anni fa lanciò il Progetto Campi Veloci, per stimolare i club a costruire più campi in cemento e a organizzarci sopra più gare. Questo ha migliorato la cultura e la preparazione tecnica dei maestri e degli staff degli agonisti: si è lavorato molto di più e molto meglio su servizio e risposta, i due colpi più importanti del tennis moderno, dove fino a una decina di anni fa eravamo carenti (vedi Starace e Volandri, due specialisti della terra: adesso abbiamo giocatori universali, che giocano bene su tutte le superfici, e quindi più forti).

Poi la Federazione, grazie agli introiti crescenti delle tasse federali (più tesserati vogliono dire più tornei, più circoli affiliati, più entrate) e degli Internazionali d’Italia (che sono diventati uno dei tornei più importanti del mondo, anche grazie alla promozione del tennis fra la gente fatta dal canale televisivo) ha avuto un grande aumento della capacità di spesa e ha potuto investire molti più soldi nel Settore Tecnico, per assumere tecnici e preparatori fisici,  fisioterapisti, mental trainer (come Lorenzo Beltrame, uno dei migliori del mondo) e per sostenere economicamente molti più ragazzi per allenamenti, trasferte e spese mediche.

Circa 8 anni fa si è anche capito che l’età di arrivo al professionismo si era alzata molto, che si entra nei 100 ormai a 22, 23 anni, e quindi occorreva creare un Settore Over 18 per continuare a investire sui giovani anche dopo la fine della carriera juniores. Per questo incarico vennero assunti Tatiana Garbin per il femminile e Umberto Rianna per il maschile, che tanto bene hanno fatto.

Poi si è lavorato per aiutare alcuni ex giocatori di buona qualità a investire su loro stessi, a formarsi, per diventare dei buoni coach: in questo modo è venuta fuori gente come Vagnozzi, Santopadre, Colangelo, Petrazzuolo, Aldi, Cipolla, Silvestre, e altri ancora, che hanno aiutato tanti giocatori italiani a entrare nei primi 100, mentre una decina di anni fa di coach bravi disposti a girare il tour ne avevamo pochissimi.

Infine, come viene spesso ricordato, la Federazione ha avviato un programma di decentramento del Settore Tecnico. Non più investire solo su chi si allena a Tirrenia, ma migliorare la collaborazione con i team privati: andare a portare qualità e consulenze a casa dei ragazzi, con tecnici, aiuti economici, assistenza medica e fisioterapica, preparatori fisici eccetera (come è stato fatto ad esempio, per Berrettini, Sonego, Musetti, Zeppieri, etc).

Poi ci sarebbero altre cose, come ad esempio la creazione, una dozzina di anni fa, dei centri di allenamento periferico creati a livello regionale per i ragazzi di 11-14 anni, che hanno consentito di formare e aiutare (facendo allenare insieme i più forti di ciascuna regione, con il tecnico regionale e i loro maestri) tanti ragazzini di qualità.

A questi centri hanno partecipato quasi tutti gli attuali giovani di talento che abbiamo, inclusi Berrettini, Sinner, Musetti, Zeppieri eccetera.

Ultimissima notazione: la Federazione sostiene economicamente i tanti tornei challenger e future che si organizzano in Italia, in cambio della disponibilità delle wild card da destinare ai giovani talenti italiani, consentendo loro di bruciare le tappe. Anche questo è un grandissimo punto di forza del nostro sistema, perché giocare 20 challenger in Italia, risparmiando sulle spese, è tantissima roba e consente di fare esperienze agonistiche di qualità, punti per la classifica e crescita tecnica, risparmiando un sacco di soldi.

E in conclusione, la Federazione ha fatto un pieno il suo dovere, e ha raggiunto il suo obiettivo.

Che non è tanto quello di creare direttamente giocatori, quanto quello di costruire un ambiente strutturalmente favorevole alla crescita e allo sviluppo dei giovani talenti. E in Italia, negli ultimi 20 anni, è stato fatto.

Infine, dare a Cesare ciò che è di Cesare.

Sebbene non risulti simpatico, tutto questo è stato reso possibile soprattutto grazie alla qualità manageriale di questo cocciuto sardo dal carattere difficile, (Angelo Binaghi NDR) che, a parere di chi scrive, resta uno dei migliori dirigenti della storia dello sport italiano.” Firma: Roberto Commentucci.

Il mio commento (Alessandro Zijno)

Credo che questo manifesto ben scritto da Roberto Commentucci sia fondamentale per comprendere che i motivi della crescita di un movimento non sia mai causale, ma sempre o quasi sempre determinato da cause scatenanti, nel bene e nel male. Ciò che ha contribuito, abbiamo visto, sono stati nel corso degli anni differenti fattori: secondo me non ce n’è uno più importante di altri, sono tutti concatenati ed è l’insieme che è stato il moltiplicatore. Per ciò che ho potuto toccare con mano il lavoro di Umberto Rianna, la sua cultura tennistica, la sua sensibilità umana, sono stati un fattore estremamente incisivo: l’incessante impegno di Rianna ha contribuito in modo determinante alla crescita dei giovani Coach che hanno trovato in lui un esempio da seguire e un appoggio continuo e motivante. La forza di Umberto, che mi onoro di aver frequentato sui campi dell’Italia intera, sta nello stimolo continuo che riesce a fornire agli altri allenatori, dentro e fuori Tirrenia, e alla contemporanea fiducia che loro concede. Umberto Rianna è tanto profondo nella conoscenza dei ragazzi quanto scevro dal “giudizio immediato”: conosce troppo bene le dinamiche del tennis professionistico, lui che si è formato nella scuola di Bollettieri, per non sapere di quanto sia “liquido” il tennis e che ogni giorno è una nuova sfida. Intorno alla sua figura sono cresciuti, come mirabilmente fa notare Commentucci, una schiera di nuovi Coach, tra tutti Paolo Cannova con Caruso, Silvestre con Gaio ad esempio o l’ormai già celebrato Santopadre con Matteo Berrettini; oppure allenatori di lungo corso come Gipo Arbino con Sonego hanno avuto quell’appoggio che prima gli mancava per poter lavorare con profitto. E’ anche così che si spiegano le vittorie di Sinner, l’evoluzione di Musetti, l’ingresso in top 100 di Sonego, Caruso, Mager, Travaglia, speriamo presto Gaio, lo sviluppo prestigioso di Nardi, Zeppieri e Cobolli più tutti gli altri. Un movimento in salute che ha tanti fattori ed effettivamente un grande “padre” che come spiega Commentucci non può che essere il Presidente Binaghi. Tutti gli altri argomenti toccati da Commentucci, come i tornei in Italia e lo sviluppo delle basi, mi trovano d’accordo e anche questi sono figli di un programma ben strutturato dalla Federazione: è vero che forse per la “base” c’è un costo elevato che bisognerebbe provare a ridurre tuttavia i risultati ci sono e questo è innegabile. Ora sotto con il movimento femminile, che dà segni di forte risveglio con la Cocciaretto in crescita, con la Trevisan nel fiore dei suoi anni, con la Giorgi come punto fermo, la Errani che non smette di stupire e tante ragazzine affamate che mirano alla gloria, una su tutti la splendida Melania Delai, un progetto ambizioso e secondo me modellato quasi perfettamente dal suo meraviglioso staff, o Lisa Pigato anche lei cresciutissima e protagonista al Roland Garros Junior insieme ad Eleonora Alvisi, vincitrici del doppio Juniores.

Piccola chicca: andatevi a leggere cosa scriveva riguardo al Lemon Bowl 2011 proprio il nostro Roberto Commentucci su Spaziotennis.com dell’ottimo Nizegorodcew. Trovate questo link ad esempio, ma ce ne sono tanti altri se vi va di cercare, ed è tutta cultura tennistica di livello top.  (https://www.spaziotennis.com/editor/lemon-bowl-babolat-2012-top-ten/13998). Anche i commenti sotto quell’articolo, fatti dai lettori (spesso addetti ai lavori o genitori, come Salvatore Garbo papà di Irene, tennista e ragazza meravigliosa che è ancora in tempo per stupire e scrivere la storia) parliamo del 2011/12, sono estremamente interessanti. Credo che anche quegli articoli (non solo di Commentucci ovvio, ma del direttore Nizegorodcew e moltissimi altri) abbiano contribuito a creare quella cultura che c’è oggi. Si può notare tra gli altri il commento di Federico Di Carlo, oggi uno dei migliori Mental Coach del mondo e docente nei corsi GPTCA. Spulciatevi quell’archivio, è un tesoro di informazioni e vi apre un mondo. Il nostro mondo.

Alessandro Zijno