ATP Challenger, ITF, 2020, Week 26: Lorenzo Sonego e Jasmine Paolini trionfano agli Assoluti

Organizzazione da torneo Slam per la MEF di Marcello Marchesini (con Elena e Federica, le sue figlie meravigliosamente professionali) che a Todi ha messo in scena i campionati assoluti italiani dopo tanti anni di assenza. Tra i big azzurri Lorenzo Sonego è stato il solo a mettersi davvero in gioco competendo per il titolo italiano e dando tutto sè stesso per questo obiettivo. E questo di per sé è già un grandissimo merito. L’allievo storico di Gipo Arbino ha compiuto un primo miracolo all’esordio contro Andrea Pellegrino, annullando tre match point consecutivi prima di vincere il match e passare il turno. Sonego è numero 46 del mondo e non tutti conoscono la sua storia. Era un ragazzo torinese che a 10 anni giocava ancora a calcio, Arbino lo vide e immediatamente ne colse le caratteristiche fisiche eccezionali. Era veloce, reattivo, elastico e queste qualità le ha sapute sviluppare investendo pesantemente sul ragazzo. Lorenzo pian piano cresceva e diventava sempre più bravo con la racchetta ma non appariva un predestinato. Sono stati anni di lavoro duro, con Gipo che portava in giro il ragazzo per tornei, lo allenava quotidianamente con lo sguardo sul futuro e non nell’immediato presente. Il tennista ancora acerbo degli inizi ha così lasciato il posto ad un giocatore più consapevole, maturato fisicamente e strutturalmente: a tennis Lorenzo cominciava a giocare benino, ma non faceva il percorso classico della trafila Juniores in giro per il mondo. Mentre Quinzi vinceva Wimbledon Juniores a Giugno 2013, Lorenzo perdeva al secondo turno di quali a Busto Arsizio da Gregorio Lulli. Qualche settimana prima aveva preso una stesa in Croazia da Massimo Bosa. Lulli e Bosa sono due ottimi giocatori, due professionisti, non certo passati di lì per caso, ma non c’erano segnali evidenti di un livello eccezionale di Sonego a guardare in superficie. Ma Gipo Arbino era lì, convinto, deciso, ed esattamente come Cus D’amato con Mike Tyson pretendeva che Lorenzo stesso ci credesse e desse al tennis ogni sua energia. Così come Mike Tyson, Sonego è un supercombattente e questa soft skill lo ha reso ciò che è oggi. E’ stato capace di vedere oltre le vittorie o le sconfitte iniziali della sua carriera. E’ stato capace di allenarsi con impegno e fiducia il giorno dopo di sconfitte brucianti. Non ha dato peso alle vane parole di chi diceva che senza soldi è impossibile emergere: sarebbe anche vero se non esistessero i Gipo Arbino che sacrificano la propria vita per dare un sogno ad un ragazzo e gli Umberto Rianna che vedendoci lungo danno possibilità a quei prospetti che mostrano qualità. Quando vidi Sonego a Brescia nel 2015 (indoor hard, praticamente ghiaccio), mi bastò osservarlo bene nei comportamenti per rendermi conto che il ragazzo aveva qualità importanti e che il lavoro col suo allenatore andava anche oltre gli aspetti tecnici o tattici: fu dotato di una WC, perse con Gombos, ed era ancora un po’ disordinato in campo rispetto ad oggi, era un difensore formidabile già allora come atteggiamento ma mancava delle armi per contrattaccare all’occorrenza. La settimana successiva ad Andria la WC andò ad altri e lui dovette partire dalle quali. A quei tempi bisogna ricordare che la Federazione subiva molte critiche per queste Wild Card. Ad Andria sconfisse, sempre sul veloce indoor, nel turno decisivo uno forte come Galovic che su quelle superfici non è male e poi al primo turno del Main Draw il serbo Danilo Petrovic considerato un predestinato. Ciò che mi colpì di Sonego fu anche il suo atteggiamento positivo e propositivo, allegro, quasi spensierato, che lo aiuta tuttora a spendere energie nervose prima e dopo i match molto meno di altri ragazzi. E se da una parte questo patrimonio è dato dalla natura di Lorenzo, certo è che è stato molto ben sviluppato dal Coach Gipo Arbino nel corso degli anni. Negli ultimi mesi Lorenzo è stato sottoposto ad una grossa pressione, entrando nel circuito maggiore è andato incontro a diverse sconfitte, anche consecutive, e il trionfo a Genova nel Challenger e oggi questa consacrazione, ripagano lui e Gipo dei tantissimi sacrifici. Qualche mese dopo li rividi a Barletta, su terra, dove fece un torneo sontuoso con combattimenti altro che Tyson: battè in quali anche Cristian Garin 7-6 al terzo, e battere Garin su terra con quella palla pesantissima del cileno era tanta roba già allora. E Lorenzo il giorno prima aveva lottato 3 ore per fiaccare la resistenza (sempre 7-6 al terzo) del belga DE Loore. Giocò benissimo anche nel main draw dove si spinse fino ai quarti di finale e feci la prima intervista a Gipo. Lui mi parlò di come aveva preso questo ragazzo da piccoletto e lo aveva portato a competere a livelli molto alti e aggiunse che aveva margini di miglioramento tecnico-tattici pazzeschi. Oltretutto Sonego era magrissimo: mettendo massa, come è successo poi, i suoi colpi potevano diventare molto più incisivi. Ma era la difesa e la voglia di lottare su ogni palla che facevano di lui già il luxury fighter, come io lo ribattezzai. Il resto è storia moderna, e il numero 46 del mondo, con più di 1 milione di euro incassati in carriera come prize money stanno lì a significare tanto. Tanto ma non tutto. Non è certo raggiunto il suo massimo, tanto è vero che Gipo mi ha spiegato il lavoro certosino che stanno facendo su dettagli tecnici importanti: implementare la risposta (nel 2015 era un tallone d’achille), lavorare sul rovescio anche in back per non perdere campo, migliorare il servizio che è un’arma fondamentale che Lorenzo ha usato bene nei momenti decisivi anche qui a Todi. Direi che ciò che si evince da questa storia è il fatto che prima si costruisce un ragazzo, la sua impalcatura non solo tennistica, e poi si va a lavorare sul dettaglio: Gipo lo ha fatto non tralasciando niente fin dall’inizio, trovando di volta in volta gli strumenti giusti per far crescere Lorenzo con pazienza e tenacia. Diamo merito ad allenatori come Arbino! Negli ultimi anni per fortuna, come dice giustamente Umberto Rianna, responsabile federale per il progetto over 18, molti coach giovani si stanno affacciando alla ribalta seguendo le orme dei pochi come Gipo che hanno aperto la strada. Ed ecco che si vedono i Musetti, i Cobolli, i Gigante, ma anche molti altri. I coach sono finalmente diventati una risorsa importante, non che prima non ce ne fossero ma senza dubbio ne servivano di più e con maggiore qualità. Vedrete che anche con le ragazze il movimento azzurro non fallirà. Da sottolineare le prestazioni fantastiche a Todi di Andrea Vavassori, semifinalista così come Lorenzo Giustino. Andrea Vavassori ha sfoggiato il suo gioco fatto di accelerazioni e anche serve and volley arrivando poi alla sfida con Arnaboldi un po’ scarico mentalmente. Giustino ha impegnato severamente anche Sonego lottando alla pari e Coach Carbone può essere soddisfatto. Direi meraviglioso il torneo di Andrea Arnaboldi, il finalista, che anche nel match con il vincitore del torneo ha mostrato un tennis intelligente tatticamente e molto solido: scelte sempre corrette, impostazione tattica sul rovescio di Sonego perfetta. E’ mancata la zampata vincente ma i presupposti per una stagione positiva di Arna ci sono tutti. Senza dimenticare Federico Gaio che con Coach Daniele Silvestre sta preparandosi in modo certosino.

E così veniamo al trionfo di Jasmine Paolini, brava al primo turno quando ha recuperato da 1-5 sotto contro la giovanissima Paoletti, e poi fortunata in finale quando ha approfittato del ritiro di Martina Trevisan per un problema fisico. Il coach dell’azzurra top 100 WTA, Renzo Furlan, ha manifestato la sua gioia per il successo della sua allieva e mi ha parlato di “lavori in corso” per renderla capace di gestire meglio le palle sugli esterni in fase di recupero o di difesa in genere. Per questo serve un top più spinto, meno colpi piatti all’occorrenza anche per avere poi schemi tattici che non siano solo mettere i piedi in campo e spingere che è il marchio di fabbrica di Paolini e sa farlo molto bene. Anche sul servizio c’è molto da fare. Con Renzo siamo tranquilli che verrà fatto il massimo.

Sonego: “Ho vinto partite sofferte sin dal primo turno, ho rischiato di tornare subito a casa ma con cuore e grinta ho recuperato (contro Andrea Pellegrino al primo turno ha annullato 3 match point consecutivi, ndr). Volevo far bene e sono riuscito ad alzare il livello partita dopo partita: in finale ho giocato alla perfezione, era necessario per battere Arnaboldi che ha disputato un grande torneo. Questo titolo è il frutto del lavoro delle ultime settimane, sono contentissimo”. L’allievo di Gipo Arbino rimane in Umbria per un’altra sfida: “Ora c’è il torneo di Perugia, poi se tutto andrà bene partirò per l’America. Intanto mi godo questo successo che dedico alla mia ragazza, alla mia famiglia, al mio team e a chi ogni giorno crede in me e mi permette di migliorare”. In conclusione i complimenti all’organizzazione di MEF Tennis Events e della Federazione Italiana Tennis: “Non credevo di trovare un torneo organizzato così bene dopo tutto quello che abbiamo vissuto i mesi scorsi. Organizzazione pazzesca, campi molto buoni, il circolo lo conoscevo già: faccio i complimenti a chi ha reso possibile tutto questo”.

Paolini: “Sinceramente non me l’aspettavo. È stato un primo set molto tirato, senza break e con molta tensione. Durante il dodicesimo game mi sono girata e Martina mi ha detto di essersi fatta male: mi dispiace, avrei preferito vincere diversamente. Il titolo mi rende felice, soprattutto pensando ai primi match in cui non ho avvertito buone sensazioni in campo. Ora mi sento molto meglio, ho giocato 4 partite: mettere incontri sulle gambe era uno dei miei obiettivi. Da piccola sognavo di vincere i Campionati Italiani: ci sono riuscita da under 16 e sono contenta di esserci riuscita anche qui”. Anche la nuova reginetta del tennis italiano si è congratulata con l’organizzazione: “Dal punto vista organizzativo è stata davvero una settimana perfetta, compreso il discorso sicurezza. Mi sono trovata benissimo, non hanno fatto mancare nulla a noi giocatori”. E poi la programmazione: “Giocherò il torneo di Palermo, che mi piace molto e di cui ho ottimi ricordi legati alla passata stagione, poi la trasferta americana. Spero di continuare così, sfruttando al meglio i match disputati a Todi e quelli che giocherò in Serie A”.

Finale maschile

Lorenzo Sonego b. Andrea Arnaboldi 6-4 6-3

Finale femminile

Jasmine Paolini b. Martina Trevisan 6-5 ritiro

Alessandro Zijno