Come si diventa giornalisti sportivi: l’esperienza di Luca Fiorino, telecronista di SuperTennis tv.
Intervista a Luca Fiorino, giornalista sportivo e telecronista dui Supertennis che tutti gli appassionati conoscono.
Per tutti sei Luca Fiorino di SuperTennis TV, come sei diventato un top?
“Ti dico la verità, Top mi sembra esagerato. In realtà sono felice di essermi ritagliato il mio spazio. Lavoro per me stesso, senza pensare al giudizio altrui, e senza fare la corsa su nessuno. L’obiettivo secondo me dovrebbe essere piacere a sè stessi, essere soddisfatti di quello che si fa. Io ho iniziato a lavorare in ambito lavorare in ambito tennistico nel 2014; mi stavo laureando in Economia e sentivo il bisogno di spaziare. Ho letto che Alessandro Nizegorodcew di Spaziotennis cercava collaboratori e così ho iniziato la mia avventura. Alessandro pian piano mi ha dato sempre più fiducia e ho cominciato a lavorare per Supertennis al format “la voce delle Regioni” e ho ampliato così le mie conoscenze e la mia rete di relazioni. Nel novembre del 2016 ho fatto una prova in telecronaca (DelPotro- Cilic Coppa Davis), perché Supertennis aveva acquisito nuovi diritti tv per altri tornei e serviva un telecronista: il 3 gennaio 2017 prima telecronaca in assoluto, torneo di Shenzhen Konta-Buyukakcay e da lì non mi sono più fermato fino all’arrivo di questa pandemia.”
Da che tipo di famiglia provieni?
“Dal ceto medio, mio padre lavorava nel campo delle telecomunicazioni, e io sono nato ad Ivrea nel 1990 per trasferirmi a Roma quando avevo 10 anni. Mia mamma è casalinga, e mio padre adesso è in pensione. I miei mi hanno sempre sostenuto nelle mie iniziative, e pur laureato in Economia, quando è arrivata l’occasione di Supertennis non me la sono lasciata scappare perché il tennis è sempre stata una passione molto forte. E trasformare la propria passione in lavoro è davvero una meraviglia. Io da bambino commentavo le mie partite della playstation sia nel tennis che nel calcio.”
Che consigli daresti ad un ragazzo che volesse intraprendere la tua carriera?
“Sicuramente girare tornei, anche a proprie spese, per assaporare i tornei, conoscere, toccare con mano. Studiare, incuriosirsi e cercare di entrare in contatto con più persone possibili. Avere conoscenze è impostante perché si crea per l’appunto una rete di contati che poi vengono utili. Altre parole importanti sono passione e pazienza. Non bisogna avere fretta di gratificarsi economicamente, perché può essere un processo lento.”
Tennis italiano maschile. I motivi per cui il movimento sta andando forte.
“Uno dei motivi è la ricchezza di coach giovani, preparati ed appassionati: i Santopadre, i Vagnozzi, i Cipolla sono dei punti di forza. C’è una forte motivazione nei ragazzi giovani di emergere, e il proporre tennis in chiaro secondo me ha aiutato molto. Si è ampliato il bacino e il vedere gli eroi in televisione aiuta l’immaginazione dei bambini che si approcciano al tennis volendo emulare le gesta dei fenomeni come Roger o Rafa. Eventuali errori del passato magari sono stati anche d’aiuto al movimento azzurro, perché hanno permesso di aggiustare il tiro.”
Tennis italiano femminile. I motivi per cui il movimento sta andando meno forte.
“Credo che abbiamo vissuto un periodo d’oro con Errani, Vinci, Schiavone e Pennetta, e non solo se pensiamo alla stessa Karin Knapp che è stata tormentata dagli infortuni o a Tathiana Garbin, attuale Capitana di Fed Cup, Silvia Farina e altre. Si è chiuso questo ciclo e non sempre se ne può aprire un altro vincente allo stesso modo. Bisogna aspettare con pazienza e confidare nelle nuove generazioni: adesso c’è Cocciaretto che a mio avviso ha un grande potenziale e dimostrerà tutto il suo valore nel corso dei prossimi anni. Anche in altri paesi i cambi generazionali sono stati complicati, pensiamo alla Svezia in ambito maschile o alla Repubblica Ceca oggi sempre tra i maschi. Abbiamo attualmente comunque Paolini, Camila Giorgi che potrebbe fare molto meglio, Cocciaretto come ho detto prima, e comunque nei prossimi anni il movimento dovrebbe crescere ancora.”
Quali sono i tennisti internazionali preferiti e perché?
“Il primo in assoluto è Marat Safin, che è stato il miio più grande amore tennistico. Ho sempre adorato i “vorrei ma non posso”, e comunque Safin è stato numero 1, ha vinto Slam, non parliamo di un tennista incompiuto. Forse avrebbe potuto fare di più ma non sarebbe stato così affascinante come personaggio e come storia. Mi ci rivedevo: quel ragazzo che da giovane poteva dare di più e magari per qualche distrazione non è riuscito ad esprimersi al massimo. Io credo che l’appassionato voglia questo: immedesimarsi nel tennista, non solo apprezzarne le gesta tecniche. Poi ti dico Marius Copil perché mi diverte, ha un tennis molto bello a vedersi: è sempre un piacere commentare i suoi match, per la varietà del suo gioco. Come terzo nome ti potrei fare quello di Malek Jaziri proprio per la sua storia: provenendo dalla Tunisia, quindi svantaggiato per ovvi motivi, è riuscito nell’impresa di entrare nell’elite del tennis mondiale con pochissimi mezzi a disposizione.”
Chi sono le tenniste preferite come personaggi? E dei nomi giovani di cui si parla poco?
“Renata Zarazua e la mia simpatia per lei sono legate alla partita della tennista messicana ad Acapulco contro la Gavrilova. Un paio di anni fa, fu una partita piena di errori. Col diritto non riusciva a superare la rete. Poi l’ho conosciuta a Roma, all’Antico Tiro a Volo ed è molto simpatica ed è anche migliorata molto. Ons Jabeur sì mi piace molto per la varietà del suo gioco, ha un ventaglio immenso di soluzioni, sa accelerare, variare il ritmo, gioca la palla corta ed è un bel personaggio. Anche per lei come per Jaziri e Zarazua, provenire da un Paese diciamo più disagiato, rende il personaggio più affascinante. Tra le giovanissime mi piace molto la McNally che è una tennista molto creativa; la Swiatek, di cui si parla da un po’; e infine Leyla Fernandez, la canadese di passaporto ma un misto di etnie, mancina, tennis geometrico. Non ha una gran pesantezza di palla ma è una giocatrice intelligente, un grande timing, ottimo senso dell’anticipo, sa trovare gli angoli, gran visione di gioco, farà molto bene.”
Quali sono i tennisti/tenniste e Coach con cui hai legato di più a livello umano?
“Diciamo che per la mia professione è fondamentale mantenere una distanza emotiva che consenta di essere sopra le parti. Quindi amicizia con i tennisti direi che è meglio di no. Con tantissimi però girando il circuito ho sentito del feeling, costruendo rapporti di stima reciproca e simpatia. Se devo per forza dire dei nomi posso dirti che Pellegrino l’ho visto crescere e ho sempre riposto tanta fiducia su di lui. Lo stesso Musetti è sempre stato molto disponibile, ti potrei dire anche Sonego, Berrettini, Mager, sono tutti ragazzi che ho visto crescere però faccio senz’altro un torto a qualcuno facendo solo questi nomi. Ripeto però che diventa davvero decisivo non legarsi troppo affettivamente a qualcuno degli atleti perché andrebbe ad inficiare il proprio lavoro di giornalista. Lo stesso ragionamento vale anche al femminile. Con Martina Di Giuseppe ho sempre avuto ottimi rapporti ma anche con Federica Di Sarra e con molte altre. Ugualmente per i Coach: Vincenzo Santopadre è una persona straordinaria, Adriano Albanesi idem, Simone Vagnozzi, Flavio Cipolla sono tutti ragazzi che mi hanno dato massima disponibilità ma anche molti altri. Il rischio, lo ripeto, è che poi il giudizio o le valutazioni, siano condizionate dal rapporto di amicizia.”
La ragazza italiana più carina?
“Mi piace giudicare la tennista solo come tennista, per il gioco, per le emozioni, e non per l’aspetto fisico. Però per non sottrarmi alla domanda ti dico che un mio modello di ragazza esteticamente era Chris Evert. Vorrei però che il tennis femminile venga visto per il gioco espresso.”
L’aneddoto da raccontare?
“Di aneddoti ce ne sarebbero davvero tanti. In telecronaca mi capitò di commentare un match con Tiafoe in cui aveva match point e cominciò a piovere. Interruzioni continue e il match si completò il giorno successivo. Stavo commentando Sonego quando andò via la luce e allora cambiai match passando a Mager ma era saltato un generatore e non sapevo il punteggio perché i livescore erano bloccati per cui ho dovuto attendere che il giudice di sedia dicesse il punteggio. A Santa Margherita ricordo pappagalli che entravano in campo, e in generale assistere a tornei Futures è molto importante perché impari tanto e conosci giovani interessanti. Io consiglio sempre a chi vuole intraprendere questa professione di girare tanto e vedere tennis dal vivo, perché ti fai le ossa davvero come si deve. E poi dal vivo i giocatori li conosci davvero e questo vale proprio tanto.”
Hai mai subito pressioni per dire od omettere qualcosa in telecronaca o negli articoli?
“Assolutamente mai nessun condizionamento. Ho sempre espresso il mio parere in totale libertà.”
Perché le scommesse sono un argomento tabù nel tennis?
“Io non credo che il tennis sia così infestato dalla questione scommesse, ma poiché si rischiano sanzioni severe tutti cercano di starne alla larga il più possibile e quindi evitano o aggirano l’argomento. Aumentando il prize money nei Futures si eviterebbero parecchi problemi di match fixing. Bisognerebbe permettere ai tennisti da Futures di giocare senza andare in rosso, in modo da non avere nemmeno la tentazione. Non mi è mai capitato di assistere a match implicati in combine, né di averne mai la sensazione.”
Hai mai pensato ormai di possedere le skills o le conoscenze per fare l’allenatore? E ti piacerebbe?
“No, mai. Mi piace il tennis, ho sicuramente imparato qualcosa dialogando con qualche coach ma non potrei farlo per il semplice fatto che non ne ho le competenze. Per fare qualcosa si deve studiare, fare un percorso, possedere un bagaglio di esperienza. Diffido sempre dei tuttologi, mi limito a quello che so fare perché l’ho imparato.”
Che consigli daresti ad un giovane tennista e alla sua famiglia?
“Credo che la cosa fondamentale sia affidarsi al proprio Maestro e lasciare libero il ragazzino di esprimersi e di divertirsi. Alla base di tutto c’è il divertimento. E anche quando si diventa professionisti c’è il divertimento. Nel cominciare ogni sport ogni bambino ha passione, e quella passione è bene che rimanga. Poi consiglio alle famiglie di non intromettersi troppo in questioni tecniche: i Maestri esistono apposta.”
Quali Academy sono le migliori secondo te?
“Quella di Bollettieri per prima ha sfornato decine di giocatori e giocatrici. Recentemente mi hanno detto che quella di Rafa è una Academy all’avanguardia, non ci sono mai stato e mi piacerebbe un giorno andare a visitarla. Anche l’Accademia tedesca di Waske e Schuettler ha prodotto ottimi risultati. In Italia ce ne sono diverse, non voglio far nomi per non scontentare nessuno.”
Il sogno nel cassetto di Luca Fiorino.
“Il sogno è proseguire così, continuare a raccontare tennis, trasmettere passione. Se qualche bambino che guarda la TV e ascolta la mia telecronaca poi va a giocare a tennis e si diverte per me è una grande soddisfazione. Come sogno in assoluto direi commentare la finale di Coppa Davis dell’Italia, magari con una vittoria. Ed essere ricordato come un telecronista competente e appassionato. E vorrei continuare ad essere soddisfatto di quello che faccio e divertirmi così.”
Alessandro Zijno