Alberta Brianti: ”Oggi si gioca un tennis di potenza e fisico. Ma è l’aspetto mentale a fare la differenza. Caregaro e Bandecchi hanno tanti margini di miglioramento.”

Il ricordo del titolo conquistato a Fes ai danni di Simona Halep, l’impresa sfiorata con Victoria Azarenka sul Philippe Chatrier, l’importanza delle competizioni a squadre nella formazione umana e professionale. Oggi l’allenamento di Martina Caregaro e Susan Bandecchi in cui crede molto. L’intervista di Lorenzo Andreoli ad Alberta Brianti per Sportface.it

Come stai e come hai vissuto il tuo compleanno in quarantena.

“Come tutti sto chiusa in casa e qui ho passato il compleanno, con il mio ragazzo e il mio cane.”

Oggi Alberta Brianti allena Martina Caregaro (27 anni, 293 WTA) e Susan Bandecchi (21 anni, 285 WTA).

Io seguo come atlete di punta Martina Caregaro e da agosto scorso Susan Bandecchi (qui un focus sulla tennista svizzera), ma lavorando per il Tennis Milano alleno anche ragazzi più giovani. Tra l’altro è il circolo dove sono cresciuta come giocatrice. Noi eravamo all’estero quando è successo questo “casino”, precisamente in Sudafrica. Là la situazione era tranquillissima, non c’era nessunissimo problema. Per questo non ci siamo rese conto assolutamente di quel che stava accadendo: tra l’altro avevamo in programma il torneo successivo in Brasile e quando siamo arrivati in Sudamerica ci è piombata tra capo e collo la notizia della cancellazione immediata di tutte le competizioni. E quindi ci siamo anche fatte un bel viaggio a vuoto oltreoceano. Continuo a seguire le mie allieve, attraverso il video: fanno lavori principalmente atletici. Ci “vediamo” tutti i giorni e proviamo a mantenere la condizione per quanto possibile.”

Due tappe importanti della carriera di Alberta Brianti: 2011 finale di Fes con Simona Halep; l’anno dopo Roland Garros avanti con Azarenka poi…

“La settimana prima della vittoria a Fes avevo giocato la Fed Cup a Mosca e avevo ricevuto dalla quella trasferta una adrenalina pazzesca. Tra l’altro il torneo di Fes era in dubbio perché a Mosca si giocava sul veloce indoor, e l’idea di andare in Marocco, su terra all’aperto, non mi allettava tanto. Quindi ero ad un click dalla cancellazione da Fes. Però chiedendo consiglio, anche al capitano Barazzutti, ai miei allenatori, mi sono convinta di andare. Un viaggio allucinante: sono partita il lunedì da Mosca e ho fatto Mosca-Milano. Il tempo di cambiare le valigie, e sono tornata all’aeroporto. Da Malpensa volo a Casablanca. E dovevo prendere un altro volo per Fes, ma l’avevano rimandato di 4 ore. Partiva alle 2 di notte e io il giorno dopo dovevo giocare. Il torneo non stava nascendo sotto una buona stella. Arrivo in Hotel a notte fonda, mal di testa pazzesco, il tempro di riposare un po’ e mi ritrovo in campo per il primo turno contro la spagnola Laura Pous Tio. Sotto 4-0 nel primo set, penso di ritirami, perché non stavo in piedi. Però vinco il match, non so ancora come, e da quel momento comincio a sentirmi sempre meglio fino ad arrivare alla finale contro Simona Halep. Vinco il torneo e ancora oggi non mi capacito. L’anno successivo al Roland Garros, sul centrale, una emozione incredibile. Pensa che nei primi due game avrò fatto sì e no un punto. Poi mi sono sciolta, ho vinto il set e sono andata 4-0 sopra nel secondo con due palle de 5-0. Lì si è spenta la luce ed è cambiato il match e la carriera. L’avevo mandata in difficoltà, togliendo il ritmo e non giocando mai due palle uguali. Giocavo sempre così con tutte. Del resto non potevo mettermi a tirare pallate in palleggio o combattere con la forza, dovevo usare la strategia.”

Della Halep si intravedevano già le grandi qualità?

Con Simona spesso ci allenavamo insieme, mi trovavo bene con lei e col suo coach. E vedevo che cresceva di mese in mese.”

Alberta Brianti è una veterana delle competizioni a squadre. Credi siano utili per crescere?

Io sono cresciuta al Tennis Milano con la cultura di allenarsi e poi giocare la competizione a squadre. Noi non vedevamo l’ora che arrivasse la domenica del campionato. Io ho vinto anche un titolo col Tennis Milano nel 2000. Eravamo tutte ragazze che giocavamo lì, e lo scudetto è stata una soddisfazione enorme e condivisa. Ora gioco per il TC Genova, e ogni anno dico che è l’ultimo poi non mi lasciando andare. Da quest’anno si è aggiunta anche una ragazzina che è a Formia, Denise Valente, e mi piace di aiutare le più giovani.

Che differenze oggi ci sono rispetto al tennis di 10 anni fa?

Con il mio gioco sono riuscita ad arrivare nelle prime 100, e numero 55 del mondo, e avevo un gioco vario con un servizio non potentissimo. La differenza è appunto che adesso tutte o quasi giocano un tennis basato sulla potenza e sul fisico. C’è una attenzione clamorosa sul piano atletico, il che fa anche durare di più le carriere. Prima questa cura del fisico non c’era, almeno non a questo livello. Si lavora di più fuori dal campo da tennis.”

A livello di emozioni cosa cambia tra la Alberta Brianti giocatrice e la Alberta Brianti coach?

Comunque ci sono delle emozioni forti. Ero forse più tesa prima del match, magari dormivo male, ma poi mi scaricavo in campo. Una volta che entravo in campo riuscivo a scaricarmi. Adesso è un disastro (e ride NDR): la tensione c’è prima, durante e dopo il match. Alla fine delle partite delle mie allieve non ho praticamente più energie.”

Cosa dici prima dei match?

“Cerchiamo di ripassare la tattica di cui magari abbiamo parlato il giorno prima. Poi ognuna ha i suoi momenti: a Martina Caregaro e Susan Bandecchi piace ascoltar la musica e quindi io rispetto i loro ritmi e il loro modo di caricarsi prima dei match. I momenti prima delle partite sono da gestire bene, conoscendo i propri allievi perché ci sono situazioni emotive soggettive. Ed è un momento delicato: a volte bisogna parlare, altre volte meglio il silenzio. Stesso discorso per il post-match. Non sempre si può fare il briefing, dipende dagli stati emotivi.”

Prima che accadesse tutto questo quali erano i vostri obiettivi a medio e lungo termine?

Entrambe possono arrivare nelle prime 200 del mondo e questo era il primo step. E andare a giocare le quali degli Slam che sono obiettivi alla portata di tutte e due. Andiamo avanti a piccoli passi, piccole conquiste, consolidamento e consapevolezza. E poi arrivare nella top 100. Tutto questo si guadagna crescendo dal punto di vista tennistico e anche come donne. I miei personali? Ho ricominciato a viaggiare, e non mi sta pesando, per cui l’idea di fare la coach mi piace e vorrei portare avanti questo progetto.

Incuriosito dall’intervista dell’ottimo Fiorino ho contattato Alberta Brianti per avere un quadro più ampio delle due ragazze che allena: Susan Bandecchi e Martina Caregaro. Ecco le parole di Alberta che non trovate nell’audio.

Susan Bandecchi, 21 anni, 285 WTA

“Alleno Susan Bandecchi da agosto dello scorso anno. E’ una giocatrice potente che fa di servizio e diritto le sue armi migliori. E’ migliorata molto anche dalla parte del rovescio perché questo inverno ci abbiamo lavorato molto. Ora sente di poter essere più aggressiva e prende la rete con più coraggio. Sarebbe più una tennista da superfici veloci ma stiamo lavorando anche per migliorare il gioco sulla terra rossa: inevitabilmente ci dovrà giocare in diversi tornei e dovrà sentirsi a suo agio. Abbiamo lavorato tanto anche sul piano fisico e prima della sosta anche su quello mentale dove ha ancora margini di miglioramento. E’ giovane, ha voglia di fare e sono convinta che possa fare molto bene.

Martina Caregaro, 27 anni, 293 WTA

Per quanto riguarda Martina Caregaro, la alleno da più tempo, esattamente da fine maggio dello scorso anno. In realtà la conoscevo già come collega, e ho sempre pensato che avesse un potenziale non ancora espresso completamente. A causa di un infortunio alla mano ha iniziato la preparazione invernale con un po’ di ritardo ma a livello fisico ha sempre lavorato duramente e si son visti subito i risultati. Martina Caregaro ha una bella varietà di colpi e anche pesanti: ha un diritto quasi da maschio che su terra è molto fastidioso quando lo gioca come deve. Usa molto bene il back e ha un discreto bagaglio di gioco al volo. Quando si convincerà che ha tante armi e le userà nei modi e nei tempi giusti potrà salire di livello. Stiamo lavorando dal punto di vista mentale per avere meno alti e bassi.

Credo fortemente in tutte e due e che entrambe possano salire di ranking andandosi a giocare i tornei che contano. Lo dico perché a tennis giocano molte meglio di tante altre che sono più avanti in classifica. E’ l’atteggiamento mentale che fa la differenza.”

Alessandro Zijno