Giovanni Fonio:”Costruire una identità di gioco con il Maestro Matteo Sacchi e Coach Gianluca Naso. I risultati arriveranno.”

Il primo $15.000 vinto a Febbraio 2020, la nuova collaborazione con Gianluca Naso, le emozioni vissute a Brescia nel 2017 all’esordio nel main draw di un torneo Challenger: Giovanni Fonio, classe 1998 (554 ATP, BR 497) si racconta a Lorenzo Andreoli per Sportface.it

Dove sei e come va in questo periodo.

“Sono a Novara, a casa come tutti.”

A febbraio Giovanni Fonio vince il primo 15mila dollari in carriera.

“Quest’anno per me era cominciato molto bene, con la vittoria ad Antalya del mio primo torneo professionistico. Una settimana, quella in Turchia, molto dura e difficile anche per le situazioni climatiche. Di solito a febbraio Antalya il clima è meno estremo rispetto ad altre zone, invece stavolta ha piovuto tantissimo con temperature rigide e vento che hanno messo in difficoltà diversi tennisti. Si trattava di adattarsi bene e per fortuna io l’ho saputo fare. Era da molto che inseguivo questo primo titolo e quindi ero felicissimo.”

Ti alleni a Novara ma anche a Genova nel gruppo di Gianluca Naso da ottobre.

“Per me è stata una off season molto buona, probabilmente la migliore che abbia mai fatto. Da ottobre ho cominciato a collaborare con Gianluca Naso, oltre che con il mio attuale Maestro Matteo Sacchi. Due volte a settimana andavo a Genova da lui e mi allenavo con Davide Galoppini e Pietro Rondoni e facevamo gruppo. Finalmente non ho avuto problemi fisici, anche grazie all’ottima preparazione e i risultati si sono visti subito.”

Sta seguendo un programma personalizzato?

Il mio preparatore atletico Matteo Ceresa mi manda dei programmi atletici che sto seguendo. Non tocco racchetta da un mese. Per fortuna ho un giardino e quindi posso fare anche velocità e scatti.”

Ti ricordi di quando hai lasciato casa per andare a Tirrenia?

E’ passato tanto tempo, avevo 14 anni. Presi questa decisione insieme alla mia famiglia. Andai a vivere presso il Centro Tecnico di Tirrenia: la Federazione mi diede questa opportunità e per la mia crescita fu davvero importante. Sono stati 4 anni molto intensi in cui sono maturato come tennista e anche come persona.

2017, a Brescia, esordio a livello Challenger vincendo contro Sonego 6-3 al terzo. Il racconto di Giovanni Fonio.

“Ero stato eliminato in quali, e avevo firmato per il ripescaggio come lucky loser. Ma c’erano tutti i giocatori, era mercoledì, le chance erano praticamente nulle. Io avevo giocato la mattina il doppio e col mio allenatore avevamo deciso di mangiare, poi vedere il match di Sonego e andarcene. Ordiniamo una bella pizza e il tiramisù e ce li godiamo. Appena finito di mangiare arriva il direttore del torneo e mi annuncia che devo scendere in campo perché Sijsling si era ritirato! Pensa che non avevo nemmeno una racchetta con l’incordatura nuova. Praticamente dopo un quarto d’ora mi ritrovo in campo a giocare, anche piuttosto rilassato, pensando più a fare una bella figura contro Sonego che altro. Campo velocissimo, servo bene e nel primo set arriviamo al tie break che mi è girato bene e l’ho portato a casa. In quel momento mi sono reso conto che potevo vincere la partita. Il secondo l’ho perso 6-2 ma poi al terzo tirato su la testa di nuovo riuscendo a brekkare Lorenzo e vincendo il match.”

Quasi un anno dopo, a Genova hai superato Gastao Elias, miglior tennista battuto come ranking (150 ATP). Cosa è cambiato in Giovanni Fonio in questi 3 anni?

E’ cambiato tanto, allora avevo 19 anni, oggi ne ho quasi 22: le due vittorie di cui abbiamo parlato sono probabilmente le più importanti della mia carriera. Forse mi aspettavo un percorso più veloce di crescita nel ranking. Ma è una strada fatta di step, e non è una singola vittoria che fa la differenza. Bisogna lavorare giorno dopo giorno per raggiungere quel livello cui aspiri e quella consapevolezza attraverso l’esperienza. Ora penso di aver trovato la quadra giusta. Da quest’inverno credo che la strada intrapresa sia quella che mi regala più possibilità; mi sento convinto e consapevole anche di aver commesso errori in passato.”

Oggi le carriere si sono allungate.

“Sì senza dubbio. Il motivo è da ricercare in una preparazione atletica che oggi assume la stessa importanza della parte tecnica classica; e questo influisce anche nella prevenzione dagli infortuni curata al massimo da tutti. Federer ne è la dimostrazione, a quasi 40 anni è ancora numero 3 del mondo. E quindi a 22 anni non si è perso il treno per arrivare in alto: ognuno ha la sua crescita, il suo percorso, non funziona uguale per tutti. Bisogna crederci fino in fondo, e io lo faccio. Anche Lorenzi è un esempio calzante a tal proposito.”

Il concetto di condivisione di Giovanni Fonio.

Assolutamente fondamentale che le persone intorno a te, il tuo ambiente ti appoggi e ti supporti. All’inizio è la famiglia che ti traina, sia come supporto economico, sia pratico. Poi è il team, cioè il coach col preparatore atletico e gli altri componenti. Quando un tennista raggiunge un certo livello il merito va condiviso con chi l’ha aiutato a diventare quello che è. Il risultato del tennista è il frutto della sua passione, delle sue qualità moltiplicate però dal lavoro di tanta gente che magari è dietro le quinte.”

In questo periodo di reclusione hai recuperato qualche passione o hobbies accantonati?

Il tempo a disposizione è veramente tanto per cui sto vedendo molte serie tv. Con colpevole ritardo sto vedendo “il trono di spade”, poi giochiamo alla playstation con Julian Ocleppo, Enrico Dalla Valle. Il più forte credo sia Julian, che è molto competitivo anche alla play.”

Prima che succedesse tutto questo che obiettivi ti eri dato?

Obiettivi non puramente di classifica, ma di gioco, di livello di tennis espresso. Si tratta di costruire una identità di gioco grazie alla quale costruire di conseguenza una classifica. Poi non nascondo che alla classifica ci guardo e vorrei migliorarla.”

Alessandro Zijno