Liam Caruana: ”Negli USA si punta molto sul servizio, in Italia si lavora per costruire il punto. I due sistemi sono complementari. Ruberei il servizio a Kyrgios.”

Intervista a Liam Caruana di Matteo Mosciatti per Sportface.it

Liam Caruana ha 22 anni, è attualmente numero 415 ATP, con un best ranking al numero 375.

Dove stai e come passi questi giorni particolari?

“Sto a casa in Austin, e cerco di essere positivo come tutti. Sto allenandomi tutti i giorni, facendo sia tennis che atletica, quindi mi sto tenendo in forma.”

La tua storia, così particolare, per cui sei chiamato l’italiano d’America.

“Sono nato a Roma, ho vissuto a Nepi, vicino la capitale, fino a 6 anni. Poi trasferitomi con la famiglia negli USA, a San Diego ho cominciato a giocare a tennis con mio padre. A 12 anni mi sono trasferito in una Academy in Texas, cominciando a partecipare ai tornei americani giovanili e ITF Juniores. A 18 anni , avendo il passaporto italiano, ho deciso di giocare per l’Italia.”

Il match con Johnson ad Aukland.

Prima di entrare ero molto nervoso, poi ho giocato un match di alto livello: era il mio primo ATP in carriera, poi avendo niente da perdere ho giocato un match che con più consapevolezza avrei potuto vincere. Spero di tornare presto a quel livello.”

Hai avuto la fortuna di indossare la maglia della Nazionale. Che emozione ricordi.

Era la mia prima esperienza in coppa a squadre, ero insieme a Berrettini Junior e Dalla Valle ed è stata una emozione grande e la ricorderà per sempre.”

L’emozione di calcare il palcoscenico del Foro.

Molto forte l’emozione del Foro, bellissimo superare le prequali e giocarsi anche solo le Qualificazioni, il Foro è un sogno per tutti gli italiani e specie per me che sono romano. Con Bennetteau non sono riuscito ad entrare in partita.”

L’infortunio contro Balzerani nelle prequali.

Ero avanti 6-4 2-1 e stava andando tutto benino, ma nel recuperare una palla corta il mio piede si è impuntato e sono caduto appoggiando il peso del corpo sulla mia mano. All’inizio pensavo non fosse niente, perché il punto successivo avevo anche tirato un vincente di diritto. Poi però la mano ha cominciato a farmi male tantissimo: frattura al quinto metacarpo. Alla fine 3 mesi e anche più di stop.”

Come è giocare i Challenger italiani? Senti più l’aria di casa qui o negli States?

“La mia casa è sempre stata l’Italia, ho i miei nonni che vivono ancora là e quindi l’atmosfera dei challenger italiani per me è speciale. Nel 2017 ho raggiunto la semifinale a Todi in cui persi con Cecchinato e resta uno dei ricordi più belli per me. Poi l’aver raggiunto questo risultato sulla terra rossa per me è stato motivo di soddisfazione ulteriore, visto che io mi esprimo meglio sul cemento. Con me a Todi c’erano allenatore, mamma e papà.”

Ti aveva impressionato Cecchinato?  Pensavi avrebbe poi raggiunto la semifinale del Roland Garros?

A quei tempi lui giocava per lo più  i Challenger, quindi onestamente mi ha sorpeso, però si vedeva che aveva un livello alto, soprattutto sulla terra.”

Le next-gen ATP Finals. Due settimane in cui ti sei rivelato.

“Per me fu già un passo molto importante quello di superare le pre-quali, poi quando sono arrivato alle Finals è stato molto emozionante, perché volevo fare delle buone performance e certamente gli avversari non erano facili.”

Come vedi le performance di Sinner?

Possibile numero 1 del mondo. Tatticamente è incredibile, ha i colpi fluidi, la palla gli scorre senza troppa fatica e non ci sono buchi nel suo gioco. Per me top 5 sicuro.”

L’episodio più assurdo sul campo da tennis

“Stavo giocando contro Davidovich Fokina, in un Grado1 da junior, eravamo in finale: vado a sedermi finito il primo set ed entra in campo un signore nudo. Eravamo in Canada, episodio stranissimo.”

Quando non sei in giro per il mondo cosa ti piace fare, i tuoi hobbies o interessi al di fuori del tennis

“Ovviamente spendere più tempo che posso con la mia famiglia. Massimo sto a casa tre o quattro giorni, poi debbo ripartire. In questo periodo mi piace leggere, e di solito andare al lago.”

Sei cresciuto con qualche idolo?

Quando ero più giovane mi piaceva molto Roddick, mi piace tanto come gioca Fognini e fuori dal tennis Floyd Mayweather, il grande pugile.”

Che differenze ci sono tra il circuito Junior e quello PRO?

Da Junior i tennisti sono più discontinui, sia all’interno di un match, sia nell’arco della stagione. Trovi ragazzi che magari giocano bene una settimana, poi in quella successiva fanno malissimo. In Futures o Challenger trovi gente che ogni settimana è lì per competere e vincere, è il loro lavoro ed è affamata.”

Quali obiettivi ti eri posto nel 2020 prima dello stop?

“Il primo era giocare più partite possibili, perché nel 2019 ne ho giocate troppo poche. Qualificarsi per gli Slam sarebbe buono, ma comunque non mi do obiettivi chiari di ranking. Ora sono 400 ATP e il prossimo passo è avvicinare la top 250 intanto.”

In quale giocatore ti rivedi come caratteristiche?

Direi Goffin, per il rovescio piatto, diritto con più spin, entrambi meglio rovescio di diritto. Forse posso servire io meglio di lui, ma poi lui sa fare molte altre più cose meglio di me.”

Quale è l’avversario che più ti ha impressionato?

De Minaur è molto tosto e mi ha fatto soffrire molto in campo.”

Quale partita ti ha fatto capire che a livello Challenger eri competitivo?

Anni fa ho giocato Mestre, nel primo turno ho battuto Balazs: quel giorno ho capito che potevo almeno competere nei Challenger. Negli ultimi tempi ho battuto Schnur, Hanfmann e anche queste vittorie mi hanno dato molta fiducia.”

A parte il tennis che sport ti piace?

Football Americano e Basket.”

Cosa importeresti in Italia del sistema tennistico americano?

Qua si insegna molto il servizio, e ad usarla come un’arma. E poi un’altra differenza è nella trama di gioco: in Italia si impara a manovrare di più, mentre in America fin da giovani si “spara” di più e ci sono meno scambi per aggiudicarsi un punto. In America lo schema classico è servizio e poi winner col diritto: da una parte è buono perché allena l’aggressività, dall’altro ti limita nell’apprendimento della costruzione del punto.”

Dei tennisti americani giovani si parlava bene di fritz e Tiafoe, chi ti piace degli americani?

“A me piace molto come gioca Tiafoe, sono stupito dal fatto che sia sceso un po’ in classifica. Fritz mi ha sorpreso molto invece, perché pur sapendo che giocava molto bene non pensavo sarebbe arrivato a questi livelli. C’è Brandon Nakashima che gioca molto bene, ha 18 anni.”

Quali sono gli aspetti del tennis di Liam Caruana da migliorare

Devo migliorare il diritto, cercando di essere più solido; mi devo muovere ancora meglio, perché il mio gioco non può basarsi principalmente sul servizio; e poi tatticamente fare scelte migliori su quando prendere rischi e quando invece giocare con più margine.

Ti aspettavi l’exploit di Mager?

Sapevo che giocava bene, mi ci ero anche allenato a Tirrenia, ma sinceramente non pensvao di vederlo così presto in una finale ATP, come è successo a Rio.”

Il torneo più brutto come location in cui hai giocato?

“Un grado 4 in El Salvador, in cui andai con mio padre: c’erano guardie armate con mitra e pistole, campi orribili, cibo mediocre, insomma non benissimo.”

E invece il più bello?

“A livello Junior gli Slam; Challenger molto bello Monterrey mentre ATP direi Next-Gen.”

Lo slam preferito di Liam Caruana?

Australian Open, perché mi piace molto l’Australia e lì feci molto bene. A Wimbledon persi con Marco Mosciatti, primo turno di quali, 7-5 al terzo.”

Se potessi scegliere di rubare un colpo ad un top player.

Servizio di Kyrgios, senza dubbio.”

Cosa pensi della nuova Coppa Davis.

Per me la Davis è tradizione, 3 set su 5, che si possa giocare in casa o in trasferta. Questa è una cosa diversa.”

Come hai gestito la scuola?

“Per quanto riguarda il liceo ho fatto 3 anni online, mentre 1 anno ho frequentato tutti i giorni la classe ma in quel periodo non giocavo molti tornei. Ho fatto un semestre di Università, Sport Management. Poi ho lasciato e ho ripreso qualche tempo dopo studiando Communications e vorrei prendere la laurea.”

Il posto più belo che hai visitato nei tuoi viaggi e quello dove ti piacerebbe andare.

Il posto più bello la Sardegna, la Costa Smeralda e Porto Cervo in particolare. Mi piacerebbe andare alle Maldive: ogni giocatore in off season posta foto delle Maldive, vorrei andare.”

Hai qualche rito scaramantico?

Non prima del match. Invece quando vinco un punto provo a rimettere l’asciugamano nella stessa posizione precedente. Così quando il raccattapalle muove l’asciugamano penso di perdere il punto (e ride NDR).”

Hai un soprannome?

Quando giocavo la Serie A con l’Aniene tutti mi chiamavano Stanlio, come il famoso comico americano che faceva coppia con Ollio. Ai tempi non mi piaceva troppo, ora mi fa ridere. Penso che me l’abbia affibbiato Matteo Berrettini e all’inizio mi dava sui nervi, anche Quinzi mi chiamava Stanlio 180 volte al giorno.”

I giovani Azzurri.

“Sono uno stimolo, Sinner va fortissimo, Musetti e Zeppieri crescono. Questo stimola tutto il movimento, quando li vedi vincere pensi che puoi farcela anche tu.”

Ti immaginavi la classifica di Berrettini?

“Direi di sì, perché stava crescendo naturalmente e si vedeva che ogni mese che lo rivedevo migliorava sempre in maniera costante. Gran servizio, diritto super, è un combattente, ha migliorato molto il rovescio. Anche quando era 150 ATP ero convinto che sarebbe diventato un gran giocatore.”

Il sogno più grande?

Quando finirò la carriera non vorrei avere rimpianti, ma essere arrivato al massimo di quel che potevo. Come ranking non so, top 100, anche top 50 ATP, così da fare del tennis la mia professione di altissimo livello.”

Cosa leggi?

Ho iniziato leggendo Winning Ugly, di Brad Gilbert (libro tradotto in italiano come “vincere sporco” NDR), poi leggo fiction, opra qualcosa sulla crescita personale e forse tra un po’ mi orienterò verso il business come genere di lettura.”

Alessandro Zijno