ATP Challenger, ITF, 2020, Week 11: Il Covid19 sconfigge e ferma tutti i tornei per almeno 6 settimane

Si stavano giocando i Challenger di Nur-Sultan e Potchefstroom ma ovviamente si è tutto interrotto a causa della pandemia di Coronavirus che sta bloccando praticamente tutte le attività sportive mondiali. L’annuncio dell’ATP è “tutto fermo per 6 settimane”, poi si vedrà. Intanto il Roland Garros è stato spostato a settembre. Ora è un momento davvero complesso per tutti i tennisti, una situazione al limite dell’assurdo, impronosticabile per tutti. C’è chi riesce ad allenarsi in casa, chi prova ad uscire e fare Jogging o “funzionale” all’aria aperta, chi approfitta per farsi passare infiammazioni e dolori cronicizzati, chi la prende a ridere e chi si dispera. Nessuno sa ancora che fine faranno i punti accumulati nella primavera dello scorso anno, se verranno scalati o se la classifica congelerà. Sta di fatto che la situazione rischia di sfuggire di mano e la resilienza dei ragazzi e del loro staff sarà messa a dura prova. Per non parlare degli aspetti economici per i tennisti che non hanno conti correnti solidi, ma del resto è un pensiero che sta attanagliando molti di noi. Anche a livello ITF ovviamente è tutto fermo, avevamo Julian Ocleppo ai quarti di finale in Croazia, un Edoardo Eremin in netta ripresa, ma ora anche il circuito “secondario” si ferma. La FIT ha elencato una serie di tennisti che possono allenarsi essendo, secondo quanto scritto, di interesse nazionale. Ciò ha ovviamente provocato parecchie polemiche e provo a spiegare il perché: non è tanto l’aspetto pratico ad aver scontentato gli esclusi, visto che in fondo in ben pochi trovano il modo di allenarsi sul serio. Ma l’aspetto puramente simbolico. Può un tennista ad esempio come Edoardo Eremin non essere considerato di interesse nazionale e internazionale solo sulla base di una classifica caduta in basso a causa di un infortunio? Ciò sinceramente può offendere quegli atleti la cui professionalità viene messa in discussione o offuscata. Era qualcosa a cui la Federazione poteva dare peso, visto che lo sport vive di emozioni, autostima, passione, non è meramente una somma di risultati. Detto ciò nelle prossime settimane, in cui non potrò raccontare lo sviluppo di tornei, proverò a immaginare gli scenari futuri e a trovare spunti interessanti dalla vita di atleti, preparatori, tecnici e chiunque giri nell’orbita tennistica.
Alessandro Zijno