ATP Challenger 2020, Week 6: Mohamed Safwat, il Faraone alla conquista dell’Australia

Dallas, TX, Usa (CH Tour 100, Indoor Hard, PlexiPave): J. Rodionov (Aut) b. [5] D. Kudla (Usa) 7-5 7-6
L’austriaco Jurij Rodionov, di chiare origini russe, guadagna 100 punti e circa 14mila dollari lordi, vincendo il prestigioso torneo di Dallas. Il mancino Next Gen austriaco (20 anni) conqsuita più di 100 posizioni in classifica e si attesta al numero 232 ATP, circa 50 posizioni dal suo best ranking, e trionfando per la seconda volta a livello Challenger, per altro su due superfici diverse: stavolta su superficie indoor hard, non velocissima ma pur sempre rapida, l’altra volta sulla terra rossa, mostrando anche una buona adattabilità. In finale sconfitto l’americano Kudla, un tennista sempre rognoso che infatti ha dato battaglia anche in finale. L’unico azzurro in tabellone, Andrea Seppi, è uscito al secondo turno, dopo aver avuto il bye al primo come testa di serie. Per l’altoatesino non è un momento sportivo facile, è in una fase della carriera molto delicato: ora l’obiettivo è mantenere focus sul tennis senza ovviamente trascurare una vita fuori dal campo che sta diventando più matura. Sua moglie, Michela Bernardi, presto gli regalerà la gioia di un figlio e ovviamente la vita cambierà per qualche verso. Poi c’è la solita iniezione all’anca che Andreas fa ogni anno prima della stagione su terra, più o meno verso la fine di marzo. Insomma un momento particolare che Seppi credo saprà ben interpretare, in base ai suoi obiettivi di vita.

Mohamed Safwat
Launceston, Australia (CH Tour 80, Hard PlexiPave): [9] M. Safwat (Egy) b. [2] A. Bolt (Aus) 7-5 6-1
A distanza di 24 anni dall’ultimo tennista egiziano, Mohamed Safwat, 29 anni, conquista un torneo ATP, e lo fa a Launceston, sul cemento australiano, guadagnando 27 posizioni nel ranking e attestandosi al suo best, numero 130 del mondo. Qualcosa che solo 3 anni fa, quando lo incontrai in Italia, sembrava impossibile, nonostante continuasse a girare il mondo alla ricerca di punti e esperienza. Mi raccontò che aveva tantissime difficoltà a viaggiare, anche per la chiusura mentale del suo paese di origine, l’Egitto che non sta brillando per innovazioni culturali e sociali, nonostante una storia millenaria che definire gloriosa è poco. Pochi soldi, molte interferenze federali egiziane, zero sponsor, e tanta voglia: è bastata la voglia come vedete per vincere il suo primo Challenger della carriera dopo ben 24 titoli ITF conquistati, quasi tutti in Egitto ma uno anche qui da noi. E’ una storia interessante e bella quella di Mohamed Safwat: lui è stato nel suo Paese un enfant prodige, perché fu il numero 1 egiziano come Under 12, 14, 16 e 18. Nasce a Mansoura, nel Delta del Nilo, nella culla della cultura egiziana: la sua città di origine è moderna e famosa per una Università di livello altissimo, soprattutto nella facoltà di Medicina. Dopo anni in cui a seguirlo è stato Martin Spottl, ora il suo coach è Gilbert Schaller, anche lui austriaco come il suo predecessore. Mentre fino a qualche tempo fa, come detto, era quasi impossibile per Safwat uscire dal suo Paese, perché doveva richiedere un visto e riceveva risposta spesso troppo tardi per presentarsi ai tornei fuori dall’Egitto, oggi sembra che le cose siano cambiate un po’ in meglio, soprattutto grazie ai risultati che stanno portando gloria allo stato africano. In realtà una azienda che gli ha dato una mano c’è stata, ed è la Wadi Degla Developments, che sponsorizza anche la squadra di calcio egiziana che gioca nel massimo campionato locale, ma certo gli aiuti consistevano non in liquidi, ma nella possibilità di allenarsi nel centro di proprietà di questa azienda. Il suo sogno è di arrivare alla seconda settimana degli Slam, in particolare gli US Open, e credo che possa farcela il simpatico tennista egiziano. Nel 2019 Mohamed Safwat fu indagato e condannato dalla Tennis Integrity Unit a sei mesi di squalifica (pena sospesa) per dei match del 2015 a Sharm dove aveva giocato il doppio insieme a Issam Taweel. Come al solito i dettagli dell’accusa non furono rivelati: viene da pensare che Taweel, anche lui di nazionalità egiziana ma proveniente da Aleppo in Siria che all’epoca aveva un forte bisogno di soldi, abbia di proposito giocato male alcuni incontri in combutta a qualche scommettitore e scommettendo lui stesso sulla sconfitta dell’incontro. Ma potrebbero essere anche solo supposizioni e ci sarebbe molta più trasparenza se la TIU rivelasse i particolari dell’inchiesta. Lorenzo Giustino, sempre ottimamente seguito da Coach Gianluca Carbone, ferma la sua corsa meravigliosa ai quarti di finale, dopo l’ennesima battaglia contro il belga Coppejans, persa 6-4 al terzo set. Splendido il secondo turno in cui Giustino aveva sconfitto Kavcic 7-6 al terzo. Anche Liam Caruana conquista i quarti di finale, dimostrando di essere tornato in buona condizione e anche in fiducia dopo un 2019 in chiaroscuro. Peccato per Andrea Vavassori, battuto nel primo turno dala WC australiana Sweeny, sconfitto dall’azzurro la scorsa settimana nell’altro Challenger down-under.
Alessandro Zijno