ATP Challenger 2020, Week 3: Stefano Travaglia finale a Bendigo e best ranking al numero 74 ATP. Andrea Vavassori in crescita esponenziale

Bendigo 2, Australia (CH Tour 80, Hard Plexicushion): [4] S. Johnson (Usa) b. [3] S. Travaglia (ITA) 7-6 7-6
Stefano “Steto” Travaglia, ascolano di 28 anni, conquista finale e best ranking al numero 74 ATPa Bendigo in Australia, dimostrandosi così pronto per gli Aus Open, che si giocano da lunedì. Torneo meraviglioso dell’azzurro, partito bene in questo inizio di stagione, e partito con un secondo turno (primo turno aveva un bye) vincente sul padrone di casa Kelly, per poi superare agli ottavi il russo Constantin Kravchuk. Quarti di finale di livello molto alto, portati a casa con una vittoria sull’ottimo Christopher O’Connell, protagonista di un 2019 meraviglioso e che ritroveremo nello slam down under. In due set, come tutte le altre gare, successo di Travaglia in semi contro l’americano Giron, anche lui proveniente da una scorsa stagione di buon livello e interessante per il futuro. Travaglia poi in finale ha combattuto ma perso contro Steve Johnson, americano ex numero 21 del mondo, e ora tornato in top 80 ATP, con questo che è il suo sesto trionfo a livello Challenger. Johnson ha vinto anche due volte sulla terra verde di Houston a livello ancora superiore (parliamo di ATP250) e sull’erba di Nottingham e Newport, a dimostrazione di una adattabilità importante su ogni superficie.

Davide ed Andrea VavassoriMarco Sesia
Impressionante la crescita dimostrata da Andrea Vavassori, 24 anni da Pinerolo, costruito tennisticamente da papà Davide, Coach di ottimo livello. Qui a Bendigo, Andrea ha non solo raggiunto la semifinale che gli consentirà di diventare 289 ATP (best ranking) ma soprattutto di trovare certezze sul suo gioco e sulla sua identità di tennista. Queste le sue parole alla fine del torneo: “Settimana molto buona davvero. Siamo arrivati con Luca Margaroli qui a Bendigo la sera tardi e il giorno dopo avevo il mio primo incontro di singolare. La settimana precedente avevo fatto finale a Noumea in doppio e quindi non ho avuto modo di testare le palle, il campo, le condizioni in generale. Invece ho giocato molto bene fin dal primo turno, anche se non era facile contro l’ucraino Vanselbohim, usando il servizio come arma principale. Poi ho avuto Fucsovics, testa di serie numero 1, e stavo giocando davvero bene, brekkandolo nel primo set quando lui si è ritirato. Stavo sentendo sensazioni molto positive che sono proseguite poi nel corso del torneo. Poi è arrivato il momento del doppio, e con Luca Margaroli abbiamo trovato un indiano e un cinese che hanno giocato liberi, trovando una giornata in cui gli funzionava tutto e eliminandoci. Il giorno dopo ho fatto un match fenomenale contro Maverick Banes, dove forse ho servito meglio nella carriera finora, facendo 18 ace, vincendo tantissimi punti con la prima, non ho subito nemmeno un break. Da fondo Banes giocava benissimo, era solido, un lottatore e nonostante non riuscissi a tenere bene da fondo, ho trovato soluzioni diverse e di questo sono molto felice e soddisfatto. Il giorno dopo con Dzumhur invece ho giocato benissimo anche da fondo, una partita stupenda, significativa, spingevo bene col diritto quando potevo aggredirlo. Ci avevo perso a Roma 6-4 6-1, ma con papà abbiamo preparato benissimo la partita. Son stato bravo a sfruttare le mie caratteristiche in relazione a quelle di Dzumhur, che essendo un contrattaccante non faceva male da fondo, non è uno che ti toglie l’iniziativa e ho capito come portare gli scambi a favore mio. Ho anche servito benissimo, ma quando lo attaccavo andava in difficoltà: non gli davo riferimenti, variavo molto e sono molto soddisfatto, penso di aver dimostrato una maturità tattica. In semifinale con Johnson invece è stato più complicato perché lui serviva molto vario, in risposta faceva male da entrambi i lati, insomma è stato bravo lui. Credo di aver fatto la migliore preparazione invernale della mia carriera, ho lavorato bene sia in capo che fuori con tutto il team. Il mio team è di livello notevole, mio papà mi conosce perfettamente come è ovvio che sia e partita dopo partita portiamo avanti un progetto. Sia vittorie che sconfitte ci servono per mettere mattoncini uno su l’altro. Stiamo migliorando giorno dopo giorno e anche le sconfitte mi stanno insegnando molto. Ho cambiato preparatore atletico e oggi ho avuto la fortuna di incontrare una persona speciale che è Marco Sesia e continuo ad avvalermi del mental coach Gianni Santiglia. Mi sono stirato un polpaccio lo scorso anno a Stettino, e ho cominciato a lavorare con lui migliorando sempre sul piano atletico. Ho avuto ottimi risultati nella seconda parte del 2019 anche grazie a Marco e poi con Margaroli ora si fa coppia fissa e questo è molto utile sia per trovare confidenza negli schemi di doppio e soprattutto perchè così possiamo entrambi avere un partner fisso anche in allenamento durante i tornei. Ad esempio quando siamo in giro possiamo avere un programma atletico da seguire insieme e questo è molto importante. Il team è davvero decisivo per chi come un tennista deve girare il mondo e ogni settimana ha sfide e situazioni differenti da affrontare, sia tecnico-tattiche sia fuori dal campo. E ora il mio team lo sento completo, e mi supporta tanto. Come programmazione adesso mi alleno una settimana a Melbourne, poi farò i Challenger di Burnie e Launceston, sia in singolare che in doppio; l’obiettivo sarebbe quello di giocare le quali in singolo degli Slam e entrare direttamente negli Slam in doppio. Più o meno 230 ATP in singolo e top 100 in doppio.”

Gianni Santiglia e Andrea Vavassori
Liam Caruana eliminato al secondo turno dopo una incoraggiante vittoria sul bielorusso Shyla. Da seguire il francesino terribile Harold Mayot, che ha raggiunto i quarti di finale mostrando di poter vale già a soli 17 anni questi livelli: entrerà in top 500 ATP e non è poco.
Bangkok 1, Thailandia (CH Tour 80, Hard Plexipave): [2] A. Balazs (Hun) b. A. Karatsev (Rus) 7-6 0-6 7-6
L’ungherese Attila Balazs tocca il punto più alto della sua carriera posizionandosi al numero 112 ATP dopo il successo al Challenger di Bangkok (il primo di una serie da 2 di scena in Thailandia). Proveniente da Budapest Attila ha 31 anni e ha vinto così il suo secondo titolo Challenger a distanza di 10 anni, quando vinse a Palermo. Professionista con un tennis forse più adatto alla terra, ma che ultimamente sa adattarsi molto bene a tutte le superfici. Sia la semifinale che la finale son state vinte da Balazs con un tie break finale giocato alla grande, segnale che il ragazzo forse è arrivato alla maturità. Nel percorso del torneo l’ungherese ha sconfitto al secondo turno (dopo un bye nel primo) il kazako Yevseyev, poi agli ottavi lo statunitense Aragone 6-4 al terzo. Quarti ancora positivi battendo il russo Karlovskiy, tds numero 8, poi la semifinale con Safiullin che diventerà un campione ma è ancora acerbo per certi livelli. Finale meravigliosa vinta ancora al terzo e al tie break decisivo e ancora con un russo, l’ottimo Karatsev in netta ascesa, che in semi aveva sconfitto il nostro Jimbo Moroni, anche lui protagonista di un torneo eccezionale. Il romano, 21 anni, sale così di 24 posti in classifica mondiale arrivando al numero 233 ATP. Buon momento anche per Andrea Arnaboldi, che si è spinto fino ai quarti, sconfitto solo nel derby con Moroni, dopo due successi di prestigio con Robin Haase e Santiago Giraldo, tennisti di livello altissimo, già protagonisti di Slam e torneo ATP prestigiosi. Andrea Arnaboldi ha 32 anni, è nel pieno della maturità sportiva e soprattutto è ancora molto integro fisicamente. Oggi è numero 284 ATP ma vale molto di più e per altro è un tennista che sa adattarsi praticamente ad ogni superficie. Peccato per la sconfitta con Moroni arrivata dopo prestazioni super. “Ora torno e poi giocherò Rennes e Quimper” – queste le sue parole a caldo- “Ho cambiato team, ora mi sto allenando con Giorgio Mezanzani, che mi seguiva quando ero piccolo con Stefano Viganò come preparatore atletico.”. Uno come Andrea può giocare fino a 40 anni ad altissimi livelli, fisicamente è sempre molto preparato ed ama questo sport. E’ un esempio per i più giovani. Andrea Pellegrino fuori al primo turno, eliminato dal norvegese Durasovic.
Alessandro Zijno