ATP Challenger 2019, Week 45: Michael Mmoh e Jaume Mumar presto top ten? Intanto vincono i Challenger

Bratislava 2, Slovacchia (CH Tour 110, Indoor Hard Greenset): D. Novak (Aut) b. [5] D. Dzumhur (Bih) 6-1 6-1
Ormai ad un passo dal best ranking piazzato al numero 104 ATP, l’austriaco Dennis Novak sta crescendo velocemente e lo ha dimostrato a Bratislava dove ha vinto il suo secondo Challenger della sua carriera, entrambi ottenuti in questa stagione. Pupillo del santone Bresnik e del papà di Thiem (impegnato a Londra in questa settimana alle Final dove è presente anche il nostro Berrettini), Novak è un treno fisicamente e il suo schema preferito è servizio-diritto, con predilezione per il servizio centrale e poi il diritto anche inside out. Sembrava un po’ debole mentalmente fino a qualche anno fa ma ha fatto passi da gigante e anche come unforced è migliorato molto. Può crescere ancora, soprattutto sul cemento o sulle superfici veloci che sono le sue preferite. Quarti di finale per uno Steto Travaglia abbastanza ritrovato nelle performance dopo un periodo un po’ moscio. Travaglia mantiene abbondantemente la top 100, è esattamente numero 83 ATP, e la stagione che chiuderà a Ortisei nell’ultimo Challenger italiano dell’anno può definirsi senza dubbio eccezionale. Garantito l’accesso al main draw degli Aus Open del prossimo gennaio. Caruso e Marcora si fermano ai quarti di finale, e per il tennista siciliano c’è una piccola discesa al numero 98 ATP: siamo lì lì per mantenere questa benedetta top100 che da sola vale 40mila dollari dell’ingresso nello slam down under. Gaio si ferma al secondo turno così come Mager, mentre Baldi viene eliminato all’esordio come anche Matteo Viola.

Michael Mmoh
Knoxville, TN, Usa (CH Tour 80, Hard Plexipave): M. Mmoh (Usa) b. [8] C. O’Connell (Aus) 6-4 6-4
Michael Mmoh ha 21 anni, è un miscuglio di culture, perché è nato a Riad in Arabia Saudita da papà nigeriano ex campione di tennis e la mamma irlandese. Ma è cresciuto negli Stati Uniti. E’ il trionfo della multicultura e secondo me, come ho avuto modo di scrivere sarà un top player. Ha vinto a Konoxville il suo quinto Challenger e c’è da dire che questo stesso a Knoxville Mmoh lo vinse anche nel 2016. Caduto in basso in classifica a causa di infortuni vari, Mmoh adesso riguadagna ben 57 posti e sale al numero 237 ATP e nel 2020 sono convinto che tornerà fortissimo. Una settimana fa a Charlottesville Michael aveva subito una squalifica perché lanciando una racchetta per nervosismo aveva colpito un giudice di linea: si era ovviamente scusato ma aveva promesso una risposta positiva a se stesso e alla sua famiglia. E lo ha fatto. Michael è un attaccante da fondo e sta lavorando ora anche molto sulla transizione a rete, e sul gioco di volo. I due azzurri Lorenzi e Vavassori si fermano al secondo turno, però mentre il toscano aveva un bye, per il piemontese buoni 3 punti per la vittoria nel primo turno contro lo statunitense Redlicki.
Kobe, Giappone (CH Tour 80, Hard DecoTurf): Y. Watanuki (Jap) b. [2] Y. Sugita (Jap) 6-2 6-4
In un torneo senza azzurri vince Yosuke Watanuki nel torneo casalingo di Kobe, dove in finale ha sconfitto il più titolato Sugita. Watanuki ha 21 anni e a Kobe ha conquistato il primo Challenger della sua carriera. Ora rientrerà in top 300 dopo un periodo di appannamento. Il suo best ranking, vecchio ormai di un paio di anni lo vedeva al numero 171 ATP.
Montevideo, Uruguay (CH Tour 80, Terra Rossa): [5] J. Munar (Esp) b. [3] F. Delbonis (Aus) 7-5 6-2
Jaume Munar vince il quarto Challenger della sua carriera, il primo stagionale, a Montevideo: tutti ottenuti su terra rossa per il ventiduenne spagnolo ex numero 3 del mondo da Juniores. Alto poco più di un metro e 80cm con un peso forma di circa 80 chili, Munar è un destrimane con rovescio a due mani molto aggressivo fin dal primo colpo, dotato di un diritto devastante e anche di un servizio molto efficace e fastidioso. Il rovescio non è ancora un fattore ma è uno dei tennisti con meno unforced rapportati al numero di vincenti che esegue. E’ un costruttore di gioco infaticabile e affrontarlo non è mai semplice per nessuno proprio perché regala ben poco ma allo stesso tempo sa spingere la palla alla grande, come nelle migliori tradizioni maiorchine, visto che viene dalla stessa isola di Rafa Nadal e si allena alla sua Accademia. I margini di miglioramento ci sono su ogni fondamentale e questo non può che accrescere le speranze su di lui. Ora Munar è numero 87 ATP, ma nel 2020 prevedo una top 50 possibilissima. Ottime semifinali per l’argentino Juan Manuel Cerundolo e il brasiliano Seyboth Wild: entrambi timbrano il proprio best ranking, per Cerundolo numero 391 ATP (il fratello Francisco è 250) mentre il brasiliano diventa 215 ATP. Non c’erano azzurri in Uruguay.
Alessandro Zijno