ATP Challenger 2019, Week 23: Andrea Vavassori sboccia, Lorenzo Giustino incanta: i due azzurri protagonisti della settimana

Surbiton, Gran Bretagna (CH Tour 125, Erba): [4] D. Evans (Gbr) b. V. Troicki (Srb) 6-2 6-3
Nell’aprile del 2017, in un momento splendido della carriera, Dan Evans fu trovato positivo alla cocaina. Ne confessò l’uso e fu squalificato. Ora finalmente è tornato ai suoi migliori livelli ed è una vera e propria mina vacante a Wimbledon. Alto 175 cm, con un mano pazzesca, il tennista di Birmingham vince il settimo titolo Challenger, fortifica la posizione in top 100 (è numero 80 ATP ora), e col trionfo a Surbiton finalmente conquista un torneo anche sull’erba. In finale ha superato un redivivo Troicki, che è ancora lontano in classifica ma è un tennista che ha vissuto tra i più forti per una decina d’anni e sta rientrando molto bene. Nessun italiano ha provato l’erba inglese di Surbiton.


Prostejov, Repubblica Ceca (CH Tour 100, Terra): [3] P. Andujar (Esp) b. [11] A. Balazs (Hun) 6-2 7-5
Aveva chiuso il 2017 al numero 1700 del mondo, lo spagnolo Pablo Andujar che con questo successo a Prostejov risale ancora in classifica e si piazza al numero 79, festeggiando l’undicesimo titolo Challenger, il terzo si questa magnifica stagione per lui. Il trentatreenne grande tifoso del Valencia ha sconfitto in finale uno dei tennisti più forti al mondo su terra battuta. Finora fermato solo da un fisico troppo fragile, con infortuni a ripetizione, l’ungherese Attila Balazs ha sfiorato il secondo titolo Challenger della carriera dopo quello conquistato a Palermo ben 9 anni fa e si parlava di lui come di un vero fenomeno. In effetti il braccio è davvero miracoloso, e il “talento” è innegabile, tuttavia il suo best ranking è ancora fermo al numero 153 ATP, e attualmente è appena fuori la top 200. Secondo me il trentenne di Budapest è pronto a spiccare il volo, ne riparleremo a breve. Migliore degli azzurri è stato Federico Gaio che da quando è tornato a lavorare con Coach Daniele Silvestre ha ripreso a vincere partite con più regolarità: dotato di un bye perché testa di serie, il faentino si è spinto fino ai quarti di finale, stoppato 6-4 al terzo dal norvegese dal futuro luminoso Ruud. Fuori al primo turno Bortolotti e Dalla Valle.

Little Rock, USA (CH Tour 90, Hard): [8] D. Sela (Isr) b. [12] D. Lee (Kor) 6-1 4-3 Rit.
Ben 10 anni fa Dudi Sela, uno dei tennisti più simpatici del circuito, conquistava la posizione numero 29 del mondo, che finora è il suo best ranking. Poi è sempre stato un tennista molto pericoloso soprattutto sul veloce e finalmente è tornato a vincere un titolo a distanza di 2 anni. E così, col successo a Little Rock l’israeliano vince il suo 23esimo titolo a livello Challenger! Se non è un record poco ci manca. Ora è sceso intorno alla posizione numero 200 ATP e per le quali a Wimbledon si propone come uno dei protagonisti da non sottovalutare. In finale Sela ha sconfitto il coreano Duckhee Lee, di cui si è parlato molto per la sua sordità che gli impedisce di sentire le chiamate dell’arbitro e che senza dubbio non lo aiuta nel colpire la pallina, non potendone percepire il suono e quindi avendo uno stimolo in meno rispetto agli altri. Sembrava potesse ottenere risultati migliori nel breve, e questa finale ne può rilanciare le ambizioni, avendo solo 21 anni. Non c’erano azzurri in America.

Andrea Vavassori
Poznan, Polonia (CH Tour 90, Terra): T. Robredo (Esp) b. [15] R. Molleker (Ger) 5-7 6-4 6-1
Doppio: [3] A. Vavassori (ITA)/D. Vega Hernandez (Esp) b. P. Martinez (Esp)/M. Vervoort (Ned) 6-4 6-7 10-6
Il protagonista assoluto di questo torneo è senza dubbio Andrea Vavassori, ragazzo delizioso e fortissimo che col suo tennis offensivo sta diventando l’idolo di tanti tifosi che ne apprezzano il gioco spumeggiante. Fino a qualche mese fa non aveva ancora acquisito la consapevolezza di poter giocare ad armi pari coi top 100 o giù di lì, sembrava dedicarsi principalmente al doppio dove comunque eccelle e infatti l’ha dimostrato anche qui in Polonia conquistando il titolo di specialità in coppia con lo spagnolo Vega Hernandez. In singolare Vavassori si è spinto fino alla semifinale, perdendo solo dall’ex numero 5 del mondo Tommy Robredo che poi è andato a vincere il titolo. Per l’azzurro best ranking al numero 336 ATP, molte certezze in più e ora la voglia di centrare obiettivi ancora più prestigiosi. Raggiunto telefonicamente, suo papà Davide, che è anche il suo coach, mi ha detto: “Cercheremo di pensare ad una programmazione ad hoc, variando qualcosa soprattutto per recuperare energie fisiche e nervose. Andrea ha giocato moltissimo in questo periodo, ha sfruttato bene le occasioni, ed ora deve recuperare. Sarà importante gestire bene questa consapevolezza nel suo gioco, ora che anche i risultati hanno confermato che può competere a livello Challenger sia in singolare che in doppio. E’ stato importantissimo e ha dato importanti frutti, il lavoro fatto col mental coach Gianfranco Santiglia.” Tommy Robredo, che non ha bisogno di presentazioni, nei quarti aveva superato anche Gianluca Mager, che vola comunque verso l’ennesimo best ranking stagionale: da lunedì è 128 ATP. Anche Giannessi ha raggiunto i quarti di finale, mentre Baldi si è fermato agli ottavi. Secondo turno per Bega e Arnaboldi, mentre Rondoni, Brancaccio e Jacopo Berrettini sono usciti all’esordio.

Lorenzo Giustino
Almaty, Kazakhstan (CH Tour 80, Terra): [5] L. Giustino (ITA) b. [13] F. Coria (Arg) 6-4 6-4
Gongola il Coach Gianluca Carbone, artefice della ricostruzione di Lorenzo Giustino, che ora è un tennista davvero concreto e maturo, capace di vincere a 27 anni il primo Challenger della sua carriera. Ci era andato vicino in più occasioni e ad Almaty si è portato a casa il titolo, meritatamente, perché con tante difficoltà da affrontare. La stagione finora è incredibilmente positiva, eppure le ultime apparizioni, al Roland Garros e a Vicenza, sembravano illustrare un ragazzo un po’ stanco e fuori da quella “sfera” che gli americani chiamano “zone”, in cui si ottiene la massima prestazione. Al secondo turno Giustino ha subito rischiato di uscire con Serdarusic, poi pian piano ha sentito le sensazioni giuste, ha ripreso a servire bene e a crederci fino al trionfo finale contro l’argentino Coria, il quale però si consola col best ranking al numero 199 ATP. Best Ranking ovviamente anche per Giustino, ora 144 ATP e con vista sulla top 100, vero obiettivo mai nascosto dal suo coach e da lui stesso. Io mi sbilancio su un parere, forse azzardato ma non credo così tanto: Lorenzo ha trovato in Carbone il miglior allenatore che potesse incontrare, adattissimo a lui. Ho visto moltissime volte Giustino giocare dal vivo, in diversi Challenger italiani e il suo tennis era un po’ monocorde. Era come se i coach precedenti, che hanno comunque costruito un tennista con colpi molto buoni, avessero tuttavia creato un “vestito” limitante per il ragazzo, bloccandolo nella sua versione estrosa e creativa. Può sembrare un paradosso, forse, ma io la vedo così. Mi pare di ammirare un Giustino diverso, non più legato ad una identità classica da terra e mi riferisco non esclusivamente all’aspetto tattico, ma proprio della personalità in campo. E come non attribuire questi progressi a Carbone? Hanno lavorato tanto a livello tecnico, ma essere riusciti a trasferire i dettami tecnico-tattici all’interno dell’abito mentale del ragazzo è stato un capolavoro che potrebbe portare a obiettivi difficilmente pensabili solo un anno fa. “Ora” Ci ha detto Carbone “sarà fondamentale programmare bene i prossimi impegni.” Fuori Bonadio all’esordio. Chi mi ha impressionato è stato il cileno Tabilo, giovanissimo e talentuoso, eliminato da Giustino dopo un’ autentica battaglia.

Alessandro Zijno