Mackenzie McDonald, semplicità dentro e fuori dal campo

Mackenzie McDonald, statunitense, 23 anni, 62 ATP (best ranking)
Sviluppo Potenziale: 90% (è quasi al suo top, da migliorare la consistenza e il servizio)

Mackenzie McDonald è un tennista americano che è stato spesso sottovalutato, per vari motivi, non ultimo la poca appetibilità mediatica e una sottostima delle sue potenzialità fatta negli anni dalla USTA, la federazione degli Stati Uniti. Ha fatto quarti adesso a Acapulco, viene da semifinale a Delray Beach, insomma è nel miglior momento della carriera. Io credo che il suo habitat naturale per i prossimi anni sarà una posizione tra la top 50 e la top 100, difficile onestamente di più per limiti fisici e forse anche tecnici. E sarà sempre più complicato nel corso degli anni a venire mantenerla questa classifica, perché i bombardieri si fanno sempre più agguerriti e Mackenzie non può trovare rifugio su altre superfici che non il cemento.
La Scheda
Mackenzie McDonald è alto 178 centimetri per 76 chili di peso. E’ un tennista che fa della velocità di gambe il suo punto di forza, un po’ alla Nishikori. Tecnicamente è un tennista completo, sa far tutto, meglio il rovescio a mio parere anche se sul sito ATP lui stesso dichiara il forehand come colpo preferito. Lo schema servizio-diritto tipico americano in realtà non gli si addice totalmente, Mackenzie ha bisogno di scambiare un po’ e in fatti statisticamente vince tanti punti tra i 3 e i 6 colpi da lui giocati nel punto. Ha un tennis aggressivo, serve bene ma non potentissimo, e il suo schema ideale è forzare sul lato debole avversario e conquistare campo per scendere anche a rete. E’ intelligente tatticamente, sa ben girare la manovella della intensità agonistica, non è appariscente e questo alla fine gli permette di viaggiare basso sulle aspettative. In avanzamento è un tennista davvero fenomenale, e avendo ottimo footwork è positivo anche in difesa, certo quando non “sfonda” diventa un tennista abbordabile. E’ per questo che su terra, dove è senz’altro più complicato trovare il vincente, fatica particolarmente ad ottenere risultati nonostante come caratteristiche tecniche potrebbe anche migliorare.
Le Dichiarazioni
“Ho iniziato a giocare con mio papà a San Francisco, avevo 3 o 4 anni. Mio padre Michael è un chirurgo e appassionato di tennis e in casa io e mia sorella abbiamo sempre respirato una atmosfera sportiva. La famiglia di mia madre Vivian proviene dalla Cina ma mia mamma è nata in USA e si sente americana a tutti gli effetti. Ero così bravo da bambino che già a 10 anni i miei hanno pensato di farmi lavorare col l’ex tennista professionista Wayne Ferreira, il quale mi ha trasmesso l’etica del lavoro. Non so se sono stato sottovalutato in Patria, direi di no, tuttavia la mia altezza non eccezionale ha senz’altro lasciato pensare che non avrei potuto competere in futuro con i ragazzi molto più alti e con un servizio molto più potente del mio. Detto ciò quando tutti hanno visto che nel 2016 alla UCLA vincevo, vincevo, vincevo, si sono ricreduti. In realtà nel 2012 ero numero 12 del mondo Juniores, ma sentivo sempre quelle frasi sibilline “vince adesso…”. Non ho ancora finito gli studi alla UCLA, perché poi nel 2017 con il successo di Fairfield, nel Challenger, ho deciso di fare il professionista e tentare questa avventura. Sono un giocatore che ama entrare con i piedi nel campo appena possibile, non mi piace aspettare, anche se posso essere anche paziente se il gioco lo necessita. La vittoria nel Challenger di Seoul lo scorso anno per me è stata anche molto importante perché mi ha confermato di poter stare a questi livelli. Mi piace molto lavorare in palestra, per me stare in forma atleticamente è qualcosa di davvero importante, lo farei anche se non fossi un professionista. E poi per il mio gioco è fondamentale. ”

La Storia
Mackenzie McDonald nasce a Piedmont in California il 16 aprile 1995, da una famiglia borghese americana. Ex numero 12 della classifica mondiale Juniores nel 2012, vince il primo torneo professionistico in singolare nel 2016 e finora ha conquistato 2 Futures e 2 Challenger in carriera tutti sul cemento. Il suo Coach è Matt Cloer, tecnico della USTA che allena anche Danielle Collins, semifinalista agli ultimi Australian Open. La filosofia del trainer statunitense è legata alla semplicità: dentro o fuori dal campo bisogna vivere il momento, punto per punto, giorno per giorno. Godendosi quello che la vita e lo sport ci danno. E’ una filosofia semplice, ma mica facile caro Matt. Gli ultimi risultati hanno portato Mackenzie McDonald ad un passo dalla top 60, un risultato pazzesco, e può ancora fare qualche passo in avanti approfittando di pochi punti in scadenza fino a maggio quando avrà in scadenza la cambiale del Challenger di Seoul vinto lo scorso anno e più in là i sedicesimi di Wimbledon. Difficile fare di più per questa stagione onestamente. Il vero obiettivo sarà mantenere la top 100, potendo così entrare direttamente nel main draw degli US Open dove può davvero dire la sua.
Alessandro Zijno