Alex Bolt, top 100 o cantiere edile

Alex Bolt, australiano, 26 anni, 154 ATP
Sviluppo Potenziale: 90% (a meno che non decida davvero di lavorare sui propri limiti)
Nel 2016 di fatto Alex Bolt smette di fare il tennista e da marzo a dicembre non si allena né compete. Una classica crisi di rigetto verso il tennis che lo porta quasi a decidere di chiudere con lo sport che pratica fin da bambino. Si mette a costruire palizzate e recinzioni in una ditta vicina alla sua famiglia. Chiude l’anno fuori dai 500 ATP ma quando prova a tornare in campo per il torneo di prequalificazione ritorna a sentire le sensazioni giuste e rientra nel circuito. La sfida per lui è la top 100, un traguardo tanto ambizioso quanto difficile. La mia opinione è che possa forse solo toccarla quella simbolica vetta, più complicato mantenerla a lungo.
La Scheda
Alto 184 centimetri, muscoloso e potente, Alex Bolt è un tennista mancino con rovescio a 2 mani che da buon australiano predilige il gioco d’attacco, ama prendere la rete e provare a dominare piuttosto che aspettare l’errore dell’ avversario. È un po come quei discesisti nello sci che non hanno tecnica sopraffina ma coraggio da vendere. Infatti Bolt pur amando la conquista della rete nel gioco al volo non è propria mente un fenomeno anche se in coppia con il connazionale Wittington ha ottenuto buoni risultati in doppio. L’enorme fatica però che fa in difesa e un filo di disordine nel suo gioco lo hanno ancora limitato nei risultati. Secondo me con un buon coach e con convinzione di potercela fare, riuscirà almeno in buona parte a superare i suoi limiti. In realtà avrebbe il fisico per migliorare la fase difensiva, ha ottime gambe, forse è l’animo pugnandi e l’attitudine mentale alla lotta per ottenere il punto a mancargli ancora. A detta dei suoi avversari quando innesca il diritto, ma anche il rovescio, la palla arriva pesantissima dall’ altra parte, e questo potrebbe anche far pensare ad una possibile attitudine alla terra rossa, viste le buone rotazioni. In realtà la sua superficie preferita è l’erba, per sua stessa ammissione.


Le Dichiarazioni

“Nel 2016 ho deciso di prendermi una pausa di riflessione, ero nauseato dal tennis ma più della vita solitaria e vagabonda del tennista che del gioco in sè. Poi è di nuovo scattato qualcosa in me, Ho ripreso ad allenarmi, avevo già 24 anni, l ho fatto perché davvero ho risentito il fuoco dentro. La federazione australiana mi ha comunque fatto sentire il suo appoggio. Poi c’ era stato anche un problema al gomito alla base della mia decisione di fermarmi. Ho assaggiato la vita reale per qualche mese lavorando nell’edilizia. Non è più duro né più facile del mestiere del tennista. È diverso. Il tennista deve fare il mestiere 365 giorni l’anno per 24 ore, fatica fisicamente ma soprattutto psicologicamente perché la competizione e altissima. Sul cantiere hai degli obiettivi esattamente come quando ti alleni o fai match ma poi non hai qualcuno che prova a scombinarti i piani, come fa il tuo avversario in campo. Quando sono rientrato ho avuto i miei genitori e mio fratello accanto e ora sono più motivato che mai. L’obiettivo è la top 100 e riuscire a fare una stagione 2019 intera stando bene.”
La Storia
Alex Bolt nasce a Murray Bridge in Australia il 5 gennaio 1993, e non ha avuto da Junior particolari risultati. Con il suo coach ufficiale Craig Tyzzer che segue come main business la migliore tennista australiana Asleigh Barty, ha deciso di concentrarsi sul lavoro tattico e atletico per raggiungere i suoi obiettivi. Il coach Craig Tyzzer ha più volte detto di credere nel ragazzo e lo ha spronato, a volte vanamente, a prendere come esempio proprio la Barty considerata un modello di impegno. I Futures vinti finora sono 3 con l’aggiunta di 2 Challenger di cui l’ultimo vinto nel 2018 a Zhuhai. La stagione appena conclusa ha avuto luci ed ombre con il successo in Cina ma con uno score finale di 21 vittorie e 20 sconfitte complessive. La stagione su erba, la sua preferita, potrebbe regalargli qualche soddisfazione perché da sempre la prepara molto bene e si sente in fiducia sui prati. Farà senza dubbio il Challenger di Surbiton in preparazione per i tornei britannici di Ilkley e ovviamente Wimbledon (dove lo scorso anno si è qualificato), passando per Hertogenbosch, e chiudendo la tournée sul verde nella splendida cornice americana di Newport. A marzo ha le cambiali cinesi in scadenza che rischiano di farlo scendere un po’ in classifica.
Alessandro Zijno