Antoine Hoang, il segreto dei piccoli passi

Antoine Hoang: francese, 23 anni, 145 ATP (nuovo ranking sarà 151)
Sviluppo Potenziale: 80% (sembra poter crescere. Soprattutto sul piano della personalità)

Vidi giocare Antoine Hoang la prima volta nel 2016, era febbraio e mi trovavo al Futures di Trento che si svolge ogni anno all’ATA Battisti. Vinse lottando il primo turno contro Fallert, poi lasciò un solo game a Vigani e nei quarti eliminò Rousset, un connazionale riccioluto potente nel servizio ma con poche armi. In semi tuttavia perse da tale Dominik Bohler uno svizzero (ora passato alla Germania) che poi vinse il torneo. Non mi impressionò Hoang, dico la verità. Buon fisico, buon servizio, atleticamente un treno ma con pochissime armi tecniche per un livello ATP. Parlando col papà che lo accompagnava però ebbi l’impressione che il ragazzo faceva sul serio e avrebbe potuto avere una carriera discreta. Ora, rivisto dal vivo a Francavilla dopo un paio d’anni, secondo me è arrivato al suo limite, sta raggiungendo la maturità e nei Challenger mi è sembrato molto cresciuto anche nei fondamentali e nel gioco da fondo. Io non credo, non me ne voglia, che possa ambire ad una carriera stabilmente dentro i top 100 ATP, probabilmente sarà uno di quei tennisti che orbitano tra la centesima e la duecentesima posizione del ranking con qualche momento di gloria in più. Ha qualche cambiale in scadenza ad inizio anno che non credo potrà permettergli di salire ancora a breve. Tuttavia gli ultimi tornei del 2018 sono stati incoraggianti sia come prestazioni che come risultati. Chi vivrà vedrà. Oltretutto per le nuove classifiche in vigore dal 2019 perderà 34 punti ATP (i punti nei Futures non valgono) e quindi si ritroverà alla posizione numero 151 ATP.


La Scheda
Antoine Hoang è alto 185 centimetri e pesa circa 75 chili, ha messo massa muscolare negli ultimi mesi e si muove molto bene sul campo. Destrimane con rovescio a due mani il giovane francese di origini vietnamite fatica a spingere la palla, mentre è piuttosto a suo agio quando deve appoggiarsi a quella del rivale. Non per nulla va forte sul cemento e indoor dove può utilizzare la forza della palla avversaria per costruirsi i punti. Il servizio secondo me è una arma che può sviluppare ancora meglio e per quel che ho potuto vedere gli regala molti punti, sia direttamente che per il vantaggio nello scambio. Sicuramente negli ultimi due anni è cresciuto molto sul piano della personalità, e fisicamente è un bel prospetto perché resistente e facendo gli scongiuri non propenso ad infortunarsi. Soffre le palle arrotate e pesanti e non credo che su terra possa dire la sua a certi livelli.
Le Dichiarazioni
“Ho iniziato a giocare a circa 3 anni, nel mio circolo a Tolone nel Club du Littoral. Beh giocare è una parola grossa, diciamo che provavo a prendere le palline. Non ho avuto una vera carriera da Junior. Mio padre e i miei allenatori hanno pensato che era tempo sprecato, e tutto sommato è andata bene così. Quindi a soli 15 anni, nel 2010 ho giocato il mio primo incontro da professionista in doppio e ricordo che ero davvero emozionato, eravamo a Tolone con una wild card insieme all’austriaco Huber, che all’epoca giocava ancora per l’Egitto. L’anno successivo a 16 anni ho fatto il mio esordio come singolarista sempre a Tolone, ma solo nel 2012 ho conquistato la prima sudata vittoria di un match. Ci sono voluti altri quattro anni per vincere il primo titolo Futures in singolare, in Tunisia. Pian piano sono salito di livello fino a questa stagione quando ho trionfato nel prestigioso torneo di Eckental in Germania. Mi trovo meglio sui terreni veloci, e non è un caso che Eckental sia sulla terra indoor che è assai più rapida della terra rossa all’aperto. Ricordo bene il torneo di Trento, organizzato bene e sempre con molti francesi presenti, ci si sente quasi a casa. L’Italia comunque mi piace molto e spero di tornare presto anche il prossimo anno nei challenger, che ormai per fortuna sono il mio punto di riferimento sicuro. Non nego che spero di abbandonarli per fare ATP. Il mio tennis è abbastanza complicato, ho bisogno di stare bene per giocare al meglio e in questa stagione sono riuscito a farlo. Ora prepariamo il 2019 per confermarci. Il sogno è il Roland Garros.”

La Storia
Antoine Hoang è nato a Hyeres in Francia il 4 novembre 1995, nel 2018 ha uno score impressionante di 41 vittorie e 23 sconfitte che gli hanno regalato il best ranking al numero 143 ATP (ora è 145 e sarà 151 in virtù del transition tour). La sua crescita è stata costante nel corso degli anni di pari passo con uno sviluppo atletico che lo ha reso più forte e più resistente. I suoi migliori amici nel circuito sono Gregoire Jacq con il quale lo incontrai a Trento, e Benjamin Bonzi, entrambi buoni giocatori di cui parleremo nelle prossime “analisi”. Il suo scalpo maggiore in questa stagione è stato probabilmente quello di Bernard Tomic al Challenger di Lille, ma devo dire che a Francavilla mi ha ben impressionato sia contro l’indiano Nagal che su terra è ostico, sia contro il nostro Baldi che per la verità non era quello splendido del finale di stagione. Sicuramente incoraggiante per il giovane francese la vittoria nel primo turno di quali del torneo di Wimbledon, contro il norvegese Ruud: evidentemente Hoang si sa difendere anche su erba. Una curiosità: Antoine Hoang è di origini vietnamite e il suo cognome nella lingua originaria significa “positivo, vincente”, ed è assonante con la pronuncia del colore giallo (vang) che in gran parte dell’Asia è un colore che indica eroismo e buona sorte.
Alessandro Zijno