L’odissea di Bracciali: udienza TIU a Londra pur assolto con formula piena

Il tennista azzurro sarà processato dalla TIU per un match vecchio di anni, per il quale è già stato assolto. Ne uscirà vincitore, forza Daniele!

Basta, non se ne può più. E non ne può più soprattutto lui, Daniele Bracciali, uno dei più forti doppisti al mondo che da anni deve combattere con accuse mai dimostrate di partite più o meno accomodate. Quando arriva una telefonata da un numero sconosciuto, o una raccomandata, o persino una mail, il cuore prende a battere in maniera incontrollata. Anche se sei un campione abituato a gestire le emozioni giocandoti migliaia di euro e la classifica internazionale in pochi secondi con 2 o 3 colpi, come succede nelle partite di doppio. Perché da 3 anni devi combattere contro un fantasma: l’accusa verteva sull’assunto che esistesse una organizzazione capeggiata da Manlio Bruni che cercava di aggiustare i risultati delle competizioni sportive al fine di un guadagno attraverso le scommesse. Dopo decine di udienze, ognuna delle quali rappresenta una coltellata per chi le patisce, oltre al danno economico e morale che deve subire l’intera famiglia dell’imputato, Daniele Bracciali è stato assolto con formula piena. I giudici italiani che certo non sono stati teneri con tutti i protagonisti della vicenda, arrivando anche a porre agli arresti alcuni degli imputati (ma non Bracciali) hanno sancito l’estraneità del doppista azzurro: nel frattempo però la Tennis Integrity Unit, la controversa agenzia che difenderebbe gli interessi della ATP e della ITF, aveva sospeso Bracciali impedendogli di svolgere la sua carriera. La sospensione è terminata pochi mesi fa e lui stesso al collega Riccardo Bisti di tennisitaliano.it racconta in una bella intervista che trovate qui http://www.tennisitaliano.it/bracciali-senza-pace-sara-processato-dalla-tiu-45246 la sua odissea. Il problema è che ora alla TIU non basta e il 18, 19, 20 settembre a Londra si terrà il processo della Federazione Internazionale nei confronti di Bracciali e Starace per una partita del 2011 proprio tra Starace e Gimeno Traver a Barcellona, nella quale secondo l’accusa Bracciali avrebbe comunicato notizie a terzi sulle condizioni di salute di Potito o comunque avrebbe cercato di alterare il risultato. Accuse, ripetiamo, campate in aria e infatti cadute nel vuoto. Perché allora la TIU insiste? Insiste perché si deve accreditare presso ITF e ATP, deve garantirsi la propria esistenza, un po’ come un gommista che sparge chiodi in giro per le strade. Insomma “gioca” con le vite professionali delle persone e non solo. Notizie di questi ultimi mesi sono state le squalifiche di Kicker e Heras (con brevissima sospensione di Coria) per match del 2015. Ora addirittura si va a ricercare un match del 2011 che è stato sviscerato in ogni angolo già dalla Procura di Cremona senza che alcun dettaglio abbia portato alla condanna del tennista aretino.

Dichiara Bracciali a Riccardo Bisti nell’intervista: “Ho chiesto alla TIU di essere interrogato da quando il mio stato era “pending” in quanto imputato in un processo penale. Niente. Quando sono stato assolto speravo che cadessero anche le accuse della federazione internazionale, invece mi arriva una mail che avevano fatto richiesta di processo nei miei confronti e nei confronti di Potito Starace. I fatti – appurati, non congetture – dicono l’esatto contrario di quello che sostiene la TIU. Io penso che gli organi inquirenti abbiano il dovere di trovare la verità senza accanirsi contro una persona, cercando di farla squalificare e mostrare che esistono. Quando le indagini non trovano riscontro, sarebbe giusto archiviare. Sentendo qua e là, mi pare di aver capito che la condanna di Kicker sia arrivata perché un tennista ha parlato e gli hanno dato l’immunità in cambio della testimonianza. Senza niente di scritto, lo hanno condannato sulla base di una soffiata. Non so. La cosa strana è che vengono condannati soltanto giocatori di secondo piano, quando le scommesse più remunerative sono quelle con protagonisti i giocatori di alta classifica, specie quando perdono. Mi stupisce che nessuno sia indagato e che non si sia mai una donna coinvolta. Se date un’occhiata agli squalificati, trovate il numero 1000, il numero 800 ATP perché c’è stata corruzione nei tornei Futures… non saprei. Dicono che le indagini si svolgono a 360 gradi, ma alla fine non spuntano nomi eccellenti. Magari ad alti livelli non succede nulla, per carità. Per quanto mi riguarda, non mi sembra una questione di integrità. Mi sembra accanimento. Spero di uscire vincitore già in primo grado. Dovesse andare male, andrò ai gradi successivi. Sicuramente al TAS di Losanna e, se fosse necessario, anche al Tribunale Federale Svizzero. Sono forte di una sentenza penale che è un punto molto forte a mio favore, anche perché è passata in giudicato. Né la procura, né le parti civili hanno fatto appello. Forse hanno capito che c’erano scritte cose giuste. Intanto, è diventata inappellabile. Per le motivazioni potrebbe essere necessario qualche mese, ma il dispositivo potrebbe uscire molto prima. Se mi dovessero fermare, mi farebbero saltare tutti i tornei invernali, arrecandomi un altro danno. Spero vivamente di no, ma negli ultimi quattro anni ne ho viste davvero di tutti i colori. Ad ogni modo, vado avanti con l’attività. Non andrò a Londra perché nella stessa settimana sarò impegnato a San Pietroburgo, poi farò una settimana di stop prima del Challenger di Firenze. Dopodichè deciderò se giocare il Challenger di Barcellona o quello di Ortisei. Mi sono già messo d’accordo con Matteo Berrettini per giocare il torneo ATP di Mosca. Ho confermato i difensori che mi hanno seguito fino a oggi: gli avvocati Filippo Cocco e Alberto Amadio, senza dimenticare il generale Umberto Rapetto come perito di parte. Sinceramente, non avrei potuto trovare di meglio.”
Per Daniele si prospetta un 2019 in cui la sentenza della TIU peserà tantissimo, non è più un ragazzino pur avendo anni davanti come doppista. E’ tornato in top 100 e finalmente può rientrare a giocare in tornei superiori. Daniele ci tiene a ringraziare i colleghi italiani che non lo hanno abbandonato e gli hanno permesso in questi mesi di rientrare nel circuito dandogli fiducia e facendo coppia come Arnaboldi, Bolelli, Cecchinato, Donati e Matteo Berrettini con cui ha trionfato a Gstaad. Forza Daniele, saremo a Londra con te.
Alessandro Zijno