Juan Ignacio Londero: “El Topo” de Cordoba

Juan Ignacio Londero: argentino, 25 anni, 118 ATP
Sviluppo Potenziale: (85% del potenziale, deve trovare più sicurezza sulle superfici veloci)

L’argentino di Cordoba è uno di quei talenti che la scuola argentina ha creato e saputo sviluppare, sebbene credo che possa ambire per ora ad una collocazione vicino la top 100, probabilmente con qualche scossone ancora in alto verso la fine dell’anno, in cui potrà tentare il colpaccio di entrare nei primi 100 del mondo e guadagnarsi così l’accesso agli Aus Open visto che non ha molti punti da difendere da qui a fine stagione. Più di questo al momento non può fare secondo me. E anche in futuro sarà difficile tenere questo livello. Più realistico pensare ad una navigazione tra i 150 e i 200 del mondo. Più tardi capirete perché dico questo.

La Scheda
Il suo punto di forza è un buon diritto e una mano discreta. Ama scambiare poco, spostando l’avversario con un ottimo diagonale da destra (è destrimane con rovescio a 2 mani) per poi chiudere anche lungolinea. Il rovescio è solido. I suoi punti deboli sono gli spostamenti (è 180cm per 70 kg di peso forma, dovrebbe riprendere tutto invece in difesa non è fenomenale) non tanto per una mancanza di velocità ma per una non attitudine alla lotta. Me lo segnalarono nel 2013 e lo seguii tramite video per un paio d’anni nelle tournèe sudamericane: non mi dispiaceva per niente e vinceva molto. Era bello da vedere per il suo gioco sempre in spinta, molto aggressivo, anche adatto al livello ATP. Poi lo conobbi meglio a Mestre e Vicenza nel 2015, passando un paio di settimane fianco a fianco. Mi stupì vedere un ragazzo che giocava bene a tennis (battè tra gli altri Barrere e Gojowczyk, non gli ultimi arrivati) ma aveva ancora grosse lacune sul piano dell’atteggiamento da professionista. Ovviamente si allenava e si dava da fare, ma ancora senza la consapevolezza di dover pensare al tennis 365 giorni l’anno per 24 ore. Questo sembrava un suo limite e adesso che pare aver capito che oltre al diritto, al rovescio e all’aspetto tattico un tennista deve vivere di tennis in ogni suo aspetto come alimentazione, preparazione fisica e vita da atleta di alta performance, credo possa fare un piccolo/grande salto in avanti.

Le Dichiarazioni.
“Ho iniziato a giocare a tennis a 4 anni, grazie a mio padre che mi portava ad un club di Cordoba. In realtà facevo contemporaneamente vari sport, oltre al tennis giocavo a calcio, basket, ma poi verso i 9 anni ho deciso di dedicarmi alla racchetta perché in effetti già vincevo molte partite. Hanno cominciato da piccolo a chiamarmi “El Topo” e tuttora è il mio soprannome. Poi mio padre decise di mandarmi ad allenare a Buenos Aires dove c’erano strutture più idonee e per me fu davvero difficile adattarmi all’inizio. Ancora oggi una delle mie difficoltà maggiori è quella di adattarmi alle condizioni, alle difficoltà, alle novità, e il tennis è complicato da questo punto di vista. Anche il fatto di star lontano dagli affetti, dalla famiglia o dalla fidanzata può pesarmi. Però adesso ho scelto di fare il professionista e comincio a godermi anche i vantaggi di questa vita. Il 2018 finora è stato il mio miglior anno, in cui ho raggiunto il best ranking e soprattutto una continuità di rendimento che non avevo mai conosciuto prima in carriera anche a causa di vari infortuni, soprattutto quello alla spalla del 2015 che mi ha tormentato fino alla fine dell’anno successivo. Non mi divertivo più a giocare e quegli anni sono stati molto difficili, pensando anche di smettere. Ora però posso dire che mi sono serviti tanto per migliorare lo spirito. La vittoria più bella? Il Challenger di Marburg, senza dubbio in questo 2018 meraviglioso.”

La storia
Juan Ignacio Londero nasce a Cordoba il 15 agosto 1993 e pur mettendosi parecchio in mostra nei tornei giovanili in Argentina, direi che fuori dal sudamerica non ha mai fatto molto, anche per questa difficoltà che lui stesso ha espresso di girare molto il circuito, soprattutto da ragazzino. E’ stato al massimo 164 della classifica Juniores. Pian piano però ha cominciato a giocare i Futures con discreti risultati fino a vincere in casa il suo primo titolo PRO nel 2012. Negli ultimi anni sembrava un po’ perso per il tennis di livello ATP, fino a questa stagione dove a distanza di 4 anni dall’ultimo successo in un torneo ritornava a conquistare un titolo: a Mexico City, e stavolta ad un livello assai più alto, visto che si tratta di un Challenger, per altro partendo dalle qualificazioni. Da lì in poi è stata una cavalcata trionfale fino al best ranking di questi giorni al numero 118 ATP: semifinali a Sarasota, semifinali a Heillbron (battendo Millman), trionfo a Marburg (superando tra gli altri Berlocq e il fenomeno Auger-Aliassime) e infine altra finale a Tampere. Tutto su terra battuta. E’ abbastanza per sognare la top 100.
Alessandro Zijno