Marc Polmans, legionario australiano

Marc Polmans: australiano, 21 anni, 144 ATP
Sviluppo Potenziale: 60% (uno dei migliori fighter del circuito challenger)

Sono pesantemente affascinato da questo giovane tennista australiano di 21 anni, che ha margini di miglioramento importanti, ma possiede due qualità molto importanti. Uno, affronta ogni partita al massimo delle sue possibilità. Sembra non conoscere la paura. Due, è così magro e al contempo esplosivo ed elastico da poter sviluppare una delle strutture fisiche migliori per giocare a tennis. Da adesso a aprile 2019 ha così tanti punti da difendere che la top 100 è un miraggio a meno di miracoli, ma secondo me è destinato ad una carriera interessante, almeno da top 50 stabile, con qualche punta più in alto senza dubbio, e qualche vittoria pesante nei tornei dello Slam, perché è un tennista che recupera velocemente tra un match e l’altro. Attenzione perché è anche un doppista di livello eccelso, non mi stupirei se eccellesse anche in questa specialità.

La Scheda
Pur essendo di nascita sudafricana Marc Polmans è un prodotto di Tennis Australia: come da vecchia scuola australiana è dotato di un tocco sopraffino, è forte a rete, gioca bene e con sicurezza ogni colpo. Del resto la scuola down-under è famosa proprio perché fin dal primo addestramento dei più piccoli incoraggia i bimbi a venire a rete, quando al contrario in Europa si tende a sviluppare il gioco al volo un po’ più tardi. C’è molto da lavorare ancora e questo fa ben sperare: il servizio è solido ma non è ancora un fattore, il diritto implementabile, sulla diagonale di rovescio non soffre assolutamente e si conquista spesso l’inerzia dello scambio. Viene avanti appena possibile e mette molta pressione agli avversari perché copre la rete magistralmente. Forse la sua migliore qualità è comunque l’aspetto mentale: gioca ogni quindici con una grinta e una tenuta attentiva invidiabili. La scienza ci dice che mantenere il massimo dell’attivazione per un lungo periodo è quasi impossibile, ebbene questo ragazzo in tutti i match che ho visto, e sono tanti, riesce ad essere combattivo e concentrato per diverse ore punto su punto. Impressionante. Evidentemente riesce a girare la manopola dell’arousal (stato attentivo/cognitivo di vigilanza e pronta reazione agli stimoli esterni) quasi a suo piacimento. Tutti gli avversari che lo hanno affrontato e con cui sono riuscito a parlare mi hanno confermato che nei punti importanti e nei momenti delicati del match diventa un animale da competizione.


Le Dichiarazioni
“Volevo qualificarmi per le final next gen ma non ci sono riuscito. Per il resto l’obiettivo annuale di entrare nelle quali degli Slam al momento è cosa fatta. Certo ora devo difendere i punti fatti ad inizio 2018, ho vinto 3 tornei Futures e 1 Challenger e non sarà così facile. Il mio livello sta però diventando più alto, e il lavoro su servizio e diritto fatto col mio attuale Coach Luczak sta pagando. A parte la mia famiglia, chi devo ringraziare davvero è il mio allenatore storico, colui che mi ha davvero costruito pezzetto per pezzetto e che ancora mi segue insieme a Luczak: parlo di Tony Vermaak con cui sono diventato un tennista e un uomo. Ogni volta che gioco un incontro non posso fare a meno di pensare cosa sarebbe accaduto se non avessi incontrato lui. Io sono nato in Sudafrica e mi piace tornare laggiù, però mi sento australiano sia come cittadino sia come atleta. I miei si sono trasferiti in Australia che io avevo 10 anni e a tennis gioco da quando ne avevo 4, grazie al fratello di mia mamma che era un appassionato. Entrambi i miei genitori amano il tennis ma sono eccellenti giocatori di badminton. Giocavo ore ed ore da solo contro il muro, facevo le telecronache da solo di incontri fantastici, ed ero così pazzo da bambino da pensare davvero di poter diventare un professionista. Ce la fa uno su mille, eppure io ne ero convinto. Questa convinzione mi ha permesso di impegnarmi, e tuttora credo nei sogni, come quello di diventare numero uno del mondo, quando evidentemente ci sono molti tennisti più forti, sia tuttora sia in prospettiva. Mi piace giocare su ogni superficie, e il mio tennis è decisamente vario e imprevedibile, a volte anche per me. Uno schema preferito? Palla corta da seguire a rete. Sono consapevole di dover ancora crescere molto per competere ad altissimo livello.”
La Storia
Marc Polmans nasce ad Amanzimtoti in Sudafrica il 2 maggio 1997 ma all’età di 10 anni si trasferisce con la famiglia e il suo coach Vermaak in Australia dove l’allenatore trova un contratto migliore e i genitori più possibilità di far crescere il ragazzo. Diventa numero 28 del mondo da Juniores, tuttavia in Australia stravedono per altri talenti, come Kirgios o Kokkinakis. Può quindi crescere nell’ombra e pian piano si costruisce la sua classifica ATP, fino al numero 138 conquistato nell’ottobre 2018. In carriera ha finora vinto 9 tornei Futures in singolare, e 1 Challenger (Launceston). In doppio ben 12 Futures e 1 Challenger, facendo molto bene nello Slam australiano. Nella parte centrale della stagione 2018, tra maggio ed ottobre, ha pochissimi punti da difendere e potrebbe invece fare la differenza proprio in questo periodo dell’anno venturo 2019. Prevedo proprio qualche colpo a sorpresa di questo giovane e simpatico australiano che gioca con il suo caratteristico cappellino da legionario. L’ho seguito in molte partite, vinte con una grinta incredibile nei momenti importanti del match, ne ricordo uno in particolare a Vicenza quest’anno contro Edoardo Eremin risolto a suo favore 6-4 al terzo dopo una vera battaglia. Ho visto anche il grosso impegno di Marc Polmans nella primavera del 2017 in allenamento a Roma per una settimana in una Accademia nella capitale, dove davvero tirava fuori il massimo anche in training. E’ uno dei miei preferiti, non c’è dubbio.
Alessandro Zijno