Facundo Bagnis, terra rossa come amica

Facundo Bagnis, argentino, 28 anni, 153 ATP
Sviluppo Potenziale: 75% (ormai maturo, con una identità ben precisa, può tornare in top 100)

Best ranking al numero 55 ATP nel novembre 2016, annata in cui vinse ben 6 titoli a livello Challenger, Facundo Bagnis è un tennista argentino abbastanza classico, che su terra battuta anche quest’anno potrà inventarsi qualche bel risultato e secondo me salirà parecchio in classifica, anche ad inizio anno, ad esempio a Cordoba o Quito, o nei Challenger sudamericani di inizio stagione. Potrebbe riprendersi la top 100 in questa stagione, basterebbe andare avanti in un paio di tornei. Su terra battuta vale i migliori 50 giocatori del mondo senza dubbio. Atteso anche ai numerosi Challenger italici su terra di primavera ed estate, andatevelo a vedere perché ne battaglierà (e vincerà) tanti di incontri.
La Scheda
Con una altezza di 183 cm e un peso forma intorno agli 80 chili, Facundo Bagnis è un terraiolo davvero classico, un lottatore indomito, che ama il mattone tritato dove finora ha ottenuto i suoi migliori risultati. Mancino con un diritto davvero esplosivo, l’argentino di Rosario, è anche dotato di gambe miracolose che gli permettono una difesa fenomenale. Il punto bisogna farglielo tre o quattro volte, e non appena si accorcia, ama entrare con il suo super diritto, usato sia ad uscire sia inside-in. Col rovescio si difende abbastanza bene, sia in back, sia in top bimane. Ho sempre apprezzato la sua capacità di mandare fuori giri gli avversari, anche più potenti o forti tecnicamente di lui, cambiando ad arte il ritmo di gioco, alzando la palla quando necessario, o cambiando lo spin in modo molto intelligente. Anche in risposta sa sorprendere ed essere aggressivo, insomma un terraiolo modello evoluto. Peccato che spesso la sua programmazione sia abbastanza limitata proprio alla terra e tutto sommato abbastanza conservativa, sul modello di Lorenzi, cercando i tornei più abbordabili. Potrebbe prendere esempio da Cecchinato, che soltanto dopo il grande exploit del Roland Garros, ha provato una programmazione più ambiziosa, giocando più spesso e con buoni risultati anche sul cemento.

Le Dichiarazioni

“Essere professionisti significa adattarsi, oltre che saper giocare a tennis. Nel 2016 ho avuto una stagione fantastica che mi ha permesso di mettere fieno in cascina economicamente. Per quelli come me che nei top 100 non ci sono sempre e non possono garantirsi 150mila dollari entrando di diritto nei tabelloni degli Slam, diventa importante sfruttare le occasioni che ci sono durante la stagione. Del resto non puoi stare al massimo della condizione per 50 settimane, per cui quando ti senti bene devi cercare di dare tutto, e quando stai meno bene provare a vincere qualche partita lo stesso, alla fine è quello che conta. Alla fine del 2018 ho vinto lo scudetto interclub col Ferrocarril Oeste, lo storico club polisportivo di Buenos Aires, e ho avuto ottime sensazioni. Spero di mantenerle ora che sono quasi in partenza per l’Australia, per provare le quali nello Slam. Anche se la mia superficie preferita è la terra rossa, mi sento all’altezza anche per il cemento australiano.”
La Storia
Facundo Bagnis nasce a Cordoba in Argentina il 27 febbraio 1990 e comincia a giocare fin da piccolino, alternando il tennis al calcio fino ai 12 anni. Notiamo che davvero tanti tennisti hanno praticato vari sport durante l’infanzia e la preadolescenza, dando ragione a chi sostiene che la multidisciplinarietà da piccolini rende migliori in futuro. Tifa River Plate da sempre. Da bambino il suo idolo era Pat Rafter, direi che gli ha rubato quella serenità naturale che aveva il tennista australiano e che abbiamo ammimirato anche in Bagnis in questa stagione nel torneo de L’aquila, che per altro ha vinto. Il piacere di giocare era tangibile e avendolo visto con i miei occhi posso garantire che è un ragazzo cattivo agonisticamente ma molto sereno fuori dal campo. Il problem solving credo sia la sua arma migliore. Vince il suo primo Futures in Bolivia nel 2008, a soli 18 anni, lui che da Juniores non ha avuto risultati di rilievo. Da quell’anno in poi ha sempre vinto almeno un titolo l’anno, saltando solo il 2017 in cui è rimasto all’asciutto. Finora ha portato a casa 5 titoli a livello Futures (tutti su terra sudamericana) e ben 12 Challenger, tutti su terra rossa, e soltanto due fuori dal Sudamerica, uno ad Arad in Romania e l’altro quest’anno, come già detto, a L’aquila. Fino ad aprile 2019 non ha quasi nulla da difendere, poi avrà la cambiale della finale a Sarasota e a giugno la vittoria a L’aquila e i quarti a Gstaad nel torneo vinto dal nostro Berrettini. Ripeto: può essere un 2019 di buone soddisfazioni per il buon Facundo Bagnis, sempre allenato da Javier Nalbandian.
Alessandro Zijno