ATP Challenger 2019, Week 11: E’ Grande Italia con Berrettini in trionfo a Phoenix, Napolitano in finale a Shenzhen. Caruso e Viola semifinalisti e punti pesanti

Phoenix, AZ, USA (CH Tour 125, Hard): [6] M. Berrettini (ITA) b. [4] M. Kukushkin (Kaz) 3-6 7-6 7-6
All’Arizona Tennis Classic va in scena uno dei più importanti trionfi di Matteo Berettini in carriera e vi spiego perché secondo me. Matteo ha 22 anni, è giovanissimo sebbene già esperto, ed è attualmente al numero 52 ATP secondo le ultime classifiche. Prima di questo importante torneo americano aveva vinto 2 Challenger e un 250 ATP. Il rischio di essere inconsciamente appagato nel tornare a fare Challenger dopo aver assaporato altri contesti era possibile, sarebbe stato persino nella natura delle cose. Invece la grande cultura sportiva del ragazzo che gli proviene dalla famiglia, la vicinanza con il suo Coach storico Vincenzo Santopadre con il supporto sempre presente e positivo di Umberto Rianna per conto federale, gli hanno consentito di avere i mezzi per contrastare questa ipotetica rilassatezza eccessiva, creando i presupposti per questa stupenda vittoria. Berrettini da tds6 aveva un bye e nel secondo turno ha affrontato un tennista sulla carta molto complicato come Kovalik (qui un suo profilo) che a me piace moltissimo, il quale però viene da infortunio e problemi vari e non è stato competitivo soprattutto in risposta. Dopo la vittoria contro lo slovacco ancora una ottima prestazione di Matteo che ha battuto il tedesco Gojowczyk, uno che su questi campi è temibile, prima della vittoria nel derby contro Lorenzo Sonego di cui parleremo a parte. Semifinale contro Guido Andreozzi, argentino meno adatto di Matteo sul veloce, ma comunque capace di un gioco piatto e fastidioso: i ragazzi nel circuito mi dicono sempre che Andreozzi (qui un suo profilo) è uno che ti fa giocare male. Comunque Matteo non ha tremato e faticando nel primo set e poi sbaragliandolo nel secondo l’ha portata a casa, andandosi a giocare una finale contro l’esperto e fortissimo kazako Kukushkin. Partita al cardiopalma questa, risolta in favore dell’azzurro al tie break del terzo set dopo che Matteo ha anche dovuto annullare un match point nel secondo set. Vittoria che vale davvero tanto per i motivi di cui sopra e anche perché mette altri 125 punti in cascina, e sono tantissimi, 21.600 Dollari lordi che fanno sempre comodo e fiducia non solo nel proprio gioco ma anche nella capacità di lottare tutte le settimane con lo stesso nerbo. Un altro che è andato benissimo ed è ad un passo dal suo best ranking è Salvatore Caruso, clamoroso semifinalista sconfitto solo dal kazako Kukushkin. Ora è 157 ATP ad un solo passo dal suo miglior risultato. 26 anni, allievo storico di Paolo Cannova che lo ha costruito alla sua maniera, con passione, pazienza e grandi capacità di entrare nella mente del ragazzo, Salvo Caruso da Avola è uno di quei tennisti che ruba poco l’occhio ad una visione superficiale, è spesso sottovalutato, ma sa fare tutto e anche molto bene. Non ha lati deboli, si muove benissimo sul campo, gli unforced sono una rarità (e quasi mai due di fila, non è un dettaglio), legge bene palla e match, e da un po’ di tempo è anche più propositivo tatticamente. Questo gli ha permesso di costruirsi intanto una classifica di tutto rispetto in attesa di un colpaccio che speriamo arrivi presto in qualche torneo anche superiore. Il livello ora c’è e il ragazzo sembra maturo. Caruso per altro ha avuto un percorso in questo torneo che avrebbe tolto il sonno a parecchi: primo turno contro il padrone di casa Krueger, poi Kellovsky non banale perché in fiducia infatti lotattissima, di seguito il russo Donskoy che su questa superficie ci ha costruito una carriera. Infine il miracolo contro il belga Goffin, che non necessita di presentazioni, partita vinta col cuore, con le gambe e con la tecnica! La resa con Kukushkin ci può stare dopo cotanta gloria. Ottimo anche il torneo di Lorenzo Sonego che ha superato Kuhn, Chardy e Ryan Harrison prima di arrendersi nel derby con Berrettini. Ancora poco fuori la top 100, ora è 106, la classifica sorride per il torinese allievo di Gipo Arbino: obiettivo mettere fieno in cascina, perché l’ingresso diretto nel main draw del Roland Garros deve essere una priorità sia per la gloria sia per i denari che ne conseguono. Fuori al secondo turno Andrea Arnaboldi, eliminati al primo turno Vanni e Quinzi che tuttavia festeggia il best ranking al numero 144 ATP.

Stefano Napolitano
Shenzhen, Cina (CH Tour 90, Hard): [2] M. Baghdatis (Cip) b. S. Napolitano (ITA) 6-2 3-6 6-4
Stefano Napolitano è partito a fari spenti ma ne ha fatta di strada in questo torneo! Fenomenale il suo percorso, sia come risultati sia soprattutto come livello di gioco, davvero altissimo. Il tennista di Biella, formato da bambino dal papà Cosimo che dirige il Circolo I Faggi a Biella, un meraviglioso polo tennistico e sportivo che organizza anche un prestigioso Challenger, ora è allenato da Jonas Ortegren. Allenato in passato da Cristian Brandi (qui un profilo dell’ottimo coach), alto quasi due metri, un rovescio fantastico e dominante, la capacità di giocare su qualsiasi superficie, Stefano in Cina è arrivato dopo un periodo di alti e bassi. Lontano dal suo best ranking, era un periodo che sembrava di transizione e invece ha inanellato un filotto di vittorie, partendo dal primo turno contro la Wild Card cinese Yibing Wu, uno forte davvero in particolare su queste superfici. Invece il biellese ha servito bene, sia in questa prima gara che in quella successiva contro l’inglese James Ward battuto in due set. Il terzo turno sembrava molto ostico, contro il coreano Yunseong Chung, in buona ascesa: lotta furibonda conclusa al tie break del terzo set a favore di Stefano, indomito lottatore. Il ragazzone piemontese ha una grinta fuori dal comune, anche se mascherata da un atteggiamento molto tranquillo, dentro e fuori dal campo. Per lungo tempo ha lavorato sugli aspetti mentali, emotivi direi, del tennis e i risultati pian piano stanno premiando. Quarto di finale contro un tennista in formissima, Quique Lopez-Perez, spagnolo, che veniva da vittoria, la prima, nel precedente Challenger cinese di Zhuzhai e ancora vittoria per Stefano, seguita dal capolavoro in semifinale contro il fenomeno canadese Schnur, anche lui nel suo migliore momento della carriera. In finale Napolitano era opposto all’ex finalista degli Aus Open, Marcos Baghdatis, cipriota in grado di issarsi nella top ten mondiale, prima di lasciarsi in malo modo col suo coach storico Patrick Mouratoglou. Marcos sembra tornato tuttavia quello di un tempo anche se l’età incombe, visto che ha già quasi 34 anni. Baghdatis ha portato a casa il match in tre set e Napolitano ha comunque fatto un figurone, rientrando intanto in top 200, visto che sarà 199 ATP da lunedì. Per il cipriota il ritorno in top 100 ATP è prossimo se continuerà con questo impegno. Ottavi di finale per Lorenzo Giustino, il pupillo di Coach Gianluca Carbone, che resterà in posizione 189 del ranking mondiale. Subito eliminato Raul Brancaccio, dal giapponese Go Soeda.

Matteo Viola
Drummondville, Canada (CH Tour 80, Hard): [1] R. Berankis (Ltu) b. [2] Y. Maden (Ger) 6-3 7-5
Superbo Matteo Viola, splendido semifinalista, sconfitto solo dal vincitore del torneo Ricardas Berankis. Per il ragazzo veneto, ex allievo del professor Maestro Giampaolo Coppo, una istituzione nel panorama degli allenatori italiani, settimana da ricordare soprattutto per la vittoria nei quarti contro il temibile belga De Greef. Per Matteo Viola, tennista che sa fare tutto, molto ordinato, di grande esperienza e di spessore umano importante, ora 22 posti in più nel ranking e risalita alla posizione 246 ATP. Unico azzurro in tabellone, Viola ha affrontato questa trasferta canadese con il piglio giusto, mostrando che può davvero continuare a stupire con il suo gioco piatto e molto incisivo. Privo di colpi di chiusura particolarmente potenti, Matteo però sa costruirsi bene il punto, è ragioniere in campo, solido da ogni posizione, insomma è uno di quei tennisti da battere senza mollare un quindici. Per il lituano 28enne Berankis addirittura undicesimo titolo a livello Challenger, secondo stagionale dopo Rennes e avvicinamento della top 80. Il lituano è uno che tira davvero forte e che sulle superfici veloci quando sta bene è davvero ingiocabile. La mancanza di continuità è stata negli anni il suo tallone d’Achille, ma ha un talento senz’altro da top 50 (posizione 50 ATP suo best ranking). Il finalista tedesco Yannick Maden (qui un suo profilo) si consola con il best ranking al numero 108 ATP.
Alessandro Zijno