ATP Challenger 2019, Week 8: Jannik Sinner, Il gigante della rocca del Baranci conquista Bergamo

In queste ore il mio pensiero va alla famiglia Baldi, a Filippo in particolar modo ma anche a sua sorella e alla mamma, che hanno perso un pezzo della loro famiglia in questa vita terrena. Mi riferisco a Leonardo Baldi, il papà di Filippo. Addio Leonardo, sei una persona che resterà per sempre nel mio cuore e nei miei ricordi da quella volta a Milano in cui ci siamo confidati i nostri pensieri sulla vita, sulla famiglia, sui figli. Per i nostri figli abbiamo fatto qualsiasi cosa, passato sopra a tutto e sotto a tutto. Mi raccontavi la fatica che si fa per portare un talento come Filippo a diventare il campione che è adesso, le rinunce, la voglia di andare avanti nonostante tutto, e anche le grandi soddisfazioni che riempiono la vita. Poche vacanze, molti impegni, pochi amici ma fidati. Mi sono commosso quando ti ho sentito a gennaio per l’ultima volta, eri in ospedale, un po’ inquieto per la sofferenza che il male ti ha inflitto, ma felice per i progressi dei tuoi due meravigliosi figli in questo pazzo mondo del tennis. Ho tifato tanto per te. Ci vediamo lassù, fratello.


Bergamo, Italia (CH Tour 80, Indoor Hard): [WC] J. Sinner (ITA) b. R. Marcora (Ita) 6-3 6-1
Secondo una delle tradizioni più importanti della cultura locale di San Candido, da dove proviene Jannik Sinner, il Gigante Haunold era figlio di un capitano romano, che da bambino bevve da una fonte miracolosa e crebbe così fino a diventare un gigante. In seguito, ai tempi in cui fu costruita la Chiesa Collegiata di San Candido, il gigante dimorava tra i monti intorno a San Candido, dove imperversava con tanti altri giganti. Per trascinare con meno sforzo le pesanti pietre necessarie alla costruzione della chiesa, la popolazione di San Candido convinse il gigante ad aiutarla. Il gigante trascinò quindi i pesanti blocchi squadrati e diede un grande aiuto alla costruzione della chiesa. In cambio del suo duro lavoro il gigante Haunold pretendeva però ogni giorno un vitello, fagioli e una botte di vino, ma non solo durante la costruzione della chiesa, bensì anche dopo il suo completamento. I Sancandidini non riuscivano più a liberarsi del gigante e del suo appetito insostenibile. Il consiglio comunale di San Candido ne discusse a lungo e decise di far scavare una buca che facesse da trappola, nella quale in effetti Il gigante cadde dentro. La leggenda narra anche che prima o poi il Gigante si sarebbe manifestato di nuovo e il suo spirito indomito sembra esserci incarnato proprio nel nostro Jannik Sinner, di cui l’Italia si innamora: un nuovo prospetto di campione, Jannik Sinner, un 2001, alto circa 185 cm, magro come un grissino, serio come caratteristica degli altoatesini, fortissimo da entrambi i lati e con la testa di un trentenne. Sembra sia stato sempre così Jannik, determinato e tranquillo allo stesso tempo: io lo ricordo ad Avezzano parecchi anni fa, credo fosse il 2014, e mi piacque parecchio anche se non vinse. Camilla Abbate, tennista professionista 21enne ma già molto esperta, che sta collaborando al Challenger di Bergamo sostiene entusiasta cheSinner è un attaccante, comanda lui il gioco, governa lo scambio sia di diritto che di rovescio. Di diritto spinge in accelerazione alla grande, il rovescio incrociato è fulminante. Il serivizio è ottimo, serve molto bene per essere così magro. Serve sopra i 190km/h di media, piazza bene la prima anche quando non è velocissima, concretizza bene le occasioni che gli capitano e se le fa capitare spesso. Soprattutto quando è sopra col punteggio fa scelte coerenti, fa la cosa giusta al momento giusto, è molto solido mentalmente, è proprio un bel giocatore.” La settimana di Sinner al trofeo Faip Perrel di Bergamo, dotato di una Wild Card era cominciata subito bene, con una vittoria su Miedler, austriaco pericoloso, poi al secondo turno il successo nel derby con Caruso. L’impresa è stata compiuta anche contro Galovic, che su questi campi era ampiamente favorito, in realtà c’è da dire che quest’anno la superficie di Bergamo non sembra rapidissima a dire dei giocatori. Quarti di finale ancora vincenti contro Gianluigi Quinzi e una semifinale quasi perfetta contro il francese Lamasine. Si arriva così alla finale contro Bobby Marcora, che dal canto suo aveva avuto un percorso netto senza perdere set, fino alla semifinale contro il belga De Greef, in un incontro surreale: vinto il primo parziale al tie break, Marcora finiva per smarrirsi, chiedere un MTO per un problema alla schiena e rinascere nel terzo set conquistandosi la finale. Finale che è stata a senso unico a favore di Sinner col mondo tennistico italiano già pronto a gridare al Messia e ora diventa numero 324 ATP (con Marcora 213), ovviamente best ranking. Fortuna che l’altoatesino è davvero uno coi piedi per terra, ha esultato senza gettarsi a terra come un pazzo, il che dimostra una maturità non comune come se fosse “abituato” a vincere Challenger e fosse davvero solo un passo verso traguardi più prestigiosi. In realtà questo non significa più di tanto, ciò che conta è che da domani gli allenamenti continuino con la stessa intensità, che le abitudini non cambino a parte qualche intervista in più e qualche attenzione maggiore da media e appassionati. E che il percorso tecnico, tattico, atletico e mentale continuino con le stesse linee guida. Andrea Volpini è il suo allenatore e ha dichiarato a Sportface: “Appena Sinner si è abituato ai Futures, ha trovato cioè una sorta di comfort a giocare a certi livelli, abbiamo pensato di provare anche il livello Challenger. In realtà è la consapevolezza che cerchiamo, nel senso che i tornei servono per capire a che punto si è. Sul piano tecnico abbiamo lavorato sul servizio, cambiando anche un po’ la tecnica per spingere. C’è stato molto lavoro sulle variazioni, e poi sul diritto per renderlo più decisivo. Si lavora a 360 gradi, questo è sicuro, non tralasciamo nulla, come del resto non tralascia nulla nessuno degli altri allenatori dei suoi competitor. C’è da avere tranquillità, sicurezza nei propri mezzi e l’umiltà non manca. Jannik è venuto da noi intorno ai 15 anni, prima viveva con un altro Maestro che ha dei figli, ora vive da solo, era giusto dargli autonomia. Anche io sono cresciuto in fondo insieme a lui, grazie alla fiducia che mi ha concesso Piatti a Bordighera, facendomi lavorare con tanti ragazzi come Coric o Moroni. Fargli affrontare le difficoltà del circuito maggiore è la nostra strada. E’ vero che lui è un ragazzo tranquillo, ora però si dovrà abituare anche a quella giostra di emozioni che è una carriera tennistica. Per quanto riguarda la programmazione cerchiamo di essere razionali, dandogli una strada da seguire, un modello. Decidiamo noi nello staff che tornei fare e gli spieghiamo perché cercando il confronto. Si prova a fargli capire come funziona il mestiere del tennista. Anche Musetti e Zeppieri sono molto avanti nella gestione della partita e giocano bene a tennis. Proveremo a fare qualche 25mila e se c’è opportunità proveremo a giocare i Challenger in Italia. Forse ora ci concentreremo a preparare i tornei sulla terra.” In molti puntavano su questo ragazzo, se rileggete l’intervista di Francesco Forti di qualche mese fa, troverete che anche il tennista romagnolo aveva previsto la salita di Sinner ed è stato buon profeta. Ragazzi, e mi rivolgo a tutti quelli che stanno affrontando la carriera professionistica o ci stanno provando: il tennis è liquido come la vita, oggi fai 2 settimane da Dio proprio quando forse volevi smettere e ti rimetti in carreggiata come è successo a Bobby Marcora. Oppure affronti un torneo senza grosse aspettative e lo vai a vincere come è successo a Sinner. Questo non significa nulla per il futuro, non garantisce un bel niente. Dà solo la misura del tuo livello che è accettabile. In questo momento sei di livello Challenger, e devi continuare a lavorare sodo come tutti gli altri da Nadal al numero 2000 ITF per alimentare il sogno.
Napolitano, Quinzi e Vanni, possono essere comunque soddisfatti per la conquista dei quarti di finale. Brancaccio, Giustino e Vavassori fanno terzo turno, in particolare Andrea Vavassori torna a conquistare punti in singolare (7) importanti per restare in una posizione di classifica congrua per provare ad accedere ai tabelloni. Hanno fatto una buona impressione anche Musetti e Zeppieri, sconfitti al primo turno ma competitivi a questi livelli.

Gianluca Mager
Bangkok 1A, Thailandia (CH Tour 80, Hard): [15] J. Duckworth (Aus) b. A. Davidovich Fokina (Esp) 6-4 6-3
Ancora grandi applausi nel torneo Thailandese per Gianluca Mager che viene fermato solo dai crampi nei quarti di finale contro il vincitore del torneo, James Duckworth, dopo essere stato più volte ad un passo dalla vittoria. Il sanremese si consola con il best ranking al numero 197 ATP, e certifica una crescita e una maturazione importante che lo lancia verso traguardi più alti. Programmazione azzeccata in queste settimane per Gianluca che si è sobbarcato una trasferta lunga e impegnativa in Asia (avrebbe potuto scegliere i Challenger europei, compreso Bergamo con spese economiche e energetiche inferiori). Alla fine il torneo è andato all’australiano Duckworth, sceso in classifica ma ex top 100, e in grande risalita. Il finalista spagnolo Davidovich Fokina, finalmente ai livelli che gli competono, conquista 48 punti e il best ranking al numero 148 ATP, così come il semifinalista indiano Gunneswaran (qui un profilo dell’indiano) che arriva addirittura al numero 94 ATP. Ancora in evidenza l’israeliano Dudi Sela, anche lui stoppato in semifinale.
Morelos, Mexico (CH Tour 80, Hard): [ITF] M. Descotte (Arg) b. G. Escobar (Ecu) 6-1 6-4
Vince il torneo messicano il sorprendente argentino Descotte, in tabellone grazie al ranking ITF, in cui è diciottesimo al mondo: finora il ventiquattrenne tennista albiceleste aveva vinto solo tornei Futures (4), stavolta è andato a conquistarsi il primo incredibile Challenger della carriera. Matias Franco Descotte ha esordito contro un altro argentino, Carabelli, anche lui in tabellone grazie al buon ranking ITF. Poi ha superato il tedesco Fanselow, ha compiuto una piccola impresa vincendo al terzo contro il forte cileno Barrios Vera e ai quarti ha fatto fuori Ortega Olmedo. In semifinale l’argentino ha battuto Evan King prima di distruggere in due set il favorito ecuadoriano trentenne Gonzalo Escobar che così fallisce l’appuntamento col primo titolo Challenger della carriera Unico azzurro in tabellone era Andrea Pellegrino, sconfitto al primo turno da Emilio Gomez.
Alessandro Zijno