Daniel Evans, sapersi divertire è un talento

Daniel Evans, britannico, 28 anni, 143 ATP
Sviluppo Potenziale: 70% (ex top 50, tornerà in alto)

Daniel Evans gioca a tennis da quand’era ragazzino ed è sempre stato molto forte con capacità coordinative fuori dal comune. Io non l’ho mai conosciuto personalmente, però l’ho visto giocare tante volte (perché mi piace) e ho ascoltato i commenti dei colleghi: il tipo un po’ strano e sopra le righe lo è, come dimostrano i molti anni passati prima che nel 2016 emergesse in top 100, e come purtroppo dimostra la storia della cocaina che lui stesso ha ammesso di aver assunto, senza obiettivi di migliorare le prestazioni tuttavia. Era l’aprile del 2017, il suo momento migliore…Detto ciò secondo me già in questa stagione riprenderà la classifica che gli compete e nel corso dei prossimi anni potrebbe ritoccare, di poco, il suo best ranking al numero 41 ATP.
La Scheda
Daniel Evans è più basso della media dei tennisti, è alto solo 175 centimetri, ha un fisico tarchiato e pur senza grosse doti atletiche in campo è reattivo e veloce nei movimenti. E ha una mano pazzesca. Il suo allenatore è David Felgate, ex coach di Tim Timbledon Henman, e di Donna Vekic. In fondo i due si sono trovati perché anche Felgate è un tipo particolare. La fine del rapporto col suo ex allenatore, quello con cui aveva avuto i migliori risultati, cioè Mark Hilton fu dovuto principalmente alla poca attitudine del britannico e poi a quella vicenda della cocaina della quale ovviamente non aveva parlato a nessuno. La sua superficie preferita, oltre all’erba di casa, è il cemento, dove Dan riesce a sprigionare il suo talento con la racchetta, fatto di buoni fondamentali e capacità di variare il gioco. Tatticamente è molto bravo, lo dicono tutti nel circuito, è come se quando è in campo gli si accendesse una lampadina che fuori invece non funziona, e a me è simpatico anche per questo. Nel gioco di volo eccelle, e quindi cerca spesso la rete, affondando sia col rovescio a una mano che sa giocare sia in back che in top. Anche se il colpo del rovescio è forse il migliore, a destra si difende bene anche con il diritto. E’ ovvio che per batterlo bisogna toglierli l’iniziativa, ma non è così semplice. Nonostante non sia un doppista eccezionale anche in risposta è piuttosto efficace. Non fa molti ace, ma di punti con il servizio se ne procura parecchi perché può servire in ogni modo, e segue spesso la prima e a volte persino la seconda a rete, variando molto le rotazioni.


Le Dichiarazioni
“E se vi dicessi che voglio diventare top ten? Sarebbe una provocazione eppure io so di valere potenzialmente quella classifica. Lo so, non sono mai stato un professionista esemplare, ho fatto tanti sbagli come quelli della cocaina nel 2017 e forse quella non è stata la peggiore stupidaggine della mia carriera, pensa cosa arrivo a dirti. Il fatto è che mi è sempre piaciuto divertirmi, sia in campo che fuori, e da ragazzino i risultati arrivavano lo stesso. Bastava schiacciare un po’ sull’acceleratore del tennis e boom, la pallina viaggiava e tutto sembrava funzionare. Quanto ho fatto ammattire i miei genitori fin da ragazzino! Mio papà di mestiere fa il tecnico specializzato nel mondo dell’elettrica e dell’elettronica e quando poteva giocavamo insieme a squash e a tennis. Io ero piccolino e già bravo, inizialmente non sapevo come funzionasse il mondo del tennis, poi però mi sono appassionato e da lì non ho più smesso. Ad un certo punto la Federazione mi ha messo gli occhi addosso e ho cominciato a giocare come un professionista. Sai cosa è cambiato in me in questi ultimi mesi? Che allenarmi, faticare, fare il PRO per davvero non lo vivo più come un lavoro, ma ho trovato il modo di divertirmi durante il training. Senza il piacere io non posso giocare. Non capisco quelli che mi dicono che per loro il tennis è un “lavoro”, il tennis è un gioco, che va preso terribilmente sul serio come fanno i bambini.”
P.S: raramente commento le dichiarazioni degli atleti, ma le parole di Evans sono davvero illuminanti a mio parere.
La Storia
Daniel Evans nasce a Birmingham il 23 maggio 1990, comincia intorno ai 7 anni a giocare a tennis, invogliato da suo papà David. E’ un grande tifoso dell’Aston Villa di cui non si perde una partita in tv, ed è anche un ottimo giocatore di golf. Pur provenendo dalla working class, la famiglia è sempre stata agiata ma non ricca grazie al lavoro di papà (tecnico elettronico specializzato per varie importanti aziende) e alla famiglia di origine di mamma Bernadette che faceva parte della classe media britannica. In carriera finora ha vinto 13 titoli Futures e 6 Challenger, e si mise in mostra per la prima volta nel 2009 vincendo il Jersey Challenger indoor Hard, mentre l’anno precedente era stato numero 10 al mondo da Junior. In primavera ed estate 2019 ha parecchi punti in scadenza, l’anno scorso ha vinto il Challenger di Vancouver e andato sempre avanti nei Challenger su erba, però la stagione adesso è iniziata benissimo con la qualificazione agli Aus Open e la finale persa la settimana scorsa a Quimper, battuto da Gregoire Barrere. La top 100 è ad un passo, serviranno un paio di buoni risultati nei Challenger, un piccolo exploit in un 250, e mantenere i favori del pronostico sull’erba nei tornei secondari. Io credo che potrebbe far bene a Wimbledon, molto bene, ed essere una vera mina vagante.
Alessandro Zijno