Ana Vrljic: ITF – International Tennis Federation, Help us save the future of professional tennis

Ana Vrljic è una delle tenniste professioniste con più cultura, più coraggio, e maggiori capacità comunicative dell’intero circuito, e questo mix diventa esplosivo quando la tennista croata si esprime. Come in questo caso, commentando le nuove classifiche ed entry list conseguenze delle regole del Transition Tour introdotto da quest’anno. Di tenniste laureate ce n’è più d’una, di tenniste coraggiose fuori dal campo pochine, di ragazze comunicative come Ana forse nessuna. La Vrljic non è più una ragazzina, ha 34 anni, di cui più della metà spesi a girare il mondo a caccia di vittorie. Ne sono arrivate tante, quanto basta per giungere alla posizione numero 180 WTA, sono arrivate anche tante sconfitte: lei non ha mai mollato; entri in un club dove si svolge un ITF, pardon un torneo del new World Tennis Tournament, e la trovi lì ad allenarsi in attesa che esca l’order of play. Ana Vrljic qualche giorno fa ha sbottato su facebook, con un post che ha fatto il giro del mondo ed ha ottenuto centinaia di like dalle tenniste che girano il circuito ITF. Ci voleva Ana per tirare fuori il malcontento generalizzato e sonnecchioso, di tante ragazze e dei loro coach o genitori che devono sottostare inevitabilmente alle decisioni degli organismi internazionali. Non è una pratica solo del tennis, è il mondo che funziona così. Il mondo però, per quanto ingiusto, non può esimersi dall’ascoltare un grido di dolore se è portato da tante voci: e forse questa volta l’ITF non potrà fare orecchie da mercante. Ci eravamo già occupati di questo tema a settembre 2018, pochi mesi prima che entrasse in vigore questo sistema che non sta producendo gli effetti sperati. Ricapitolando: i 15mila dollari non danno punti WTA, quindi di conseguenza le tenniste che li frequentano calano di ranking e non riescono ad entrare nei tornei superiori persino se hanno buoni risultati. Un meccanismo perverso, che nasce con le buone intenzioni di migliorare gli introiti dei professionisti, ma è troppo conservativo per chiè già dentro nella top 250. Chi è fuori si trova in una situazione impossibile da sostenere e i 15mila$ stanno diventando una sorta di Open internazionali.


Questo è il post scritto da Ana Vrljic (per la traduzione si ringrazia Claudio Zazza)
“Mi piacerebbe molto incontrare la persona che ha avuto questa idea riguardo il percorso ITF e congratularmi con lui. Tutte le idee che la persona in questione ha avuto non possono funzionare neanche in un mondo perfetto, perché i giocatori non ne hanno benefici, quindi non ha senso. Io credevo che le regole fossero fatte in modo che i giocatori traessero dei benefici e non solo le organizzazioni. E’ triste vedere che ITF e WTA non riescano a trovare una strada per collaborare, unirsi e supportare i giocatori. Alla fine sono proprio i tennisti la ragione per cui ITF e WTA esistono. Già importanti cambiamenti erano intervenuti quando WTA ridusse il numero di partecipanti alle qualificazioni. E’ chiaro da un po’ che pochissimi giocatori provenienti dal mondo IITF sarebbero stati in grado di partecipare ai WTA. Dopo che noi giocatori abbiamo visto il taglio dei punti bonus, ora dobbiamo subire la riduzione dei punti nei tornei minori e su questo non sono affatto d’accordo. Psicologicamente è difficile davvero accettare di prendere 5 punti per un match di 3 ore comparato con i 30 punti di un primo round WTA. Andiamo nella direzione di proteggere i “top player”, ok cercare di evitare che perdano posizioni, ok rendere più difficile l’arrivo in alto, ma anche dopo tutti quei cambiamenti che c’erano già stati, era ancora possibile farcela per chi stava dietro. Con queste nuove regole del 2019 i giocatori hanno perso questa speranza, e ci si rende conto di come puntare a salire diventi quasi impossibile. Anche vincendo 16 tornei da 15mila$ il tuo ranking sarebbe intorno alla posizione 270 del ranking, che non è abbastanza per il Grand Slam e quindi diventi obbligato a partecipare ai tornei con montepremi più alto (dai 25mila$ in su ndr). Il tennis è diventato veramente molto fisico e la regola numero 1, che io non riesco ad accettare, è anche giocare 2 match di qualificazione lo stesso giorno perché questo riduce il costo dei tornei per l’organizzazione…ma dei giocatori qualcuno si preoccupa? Per non parlare della decisione di giocare il terzo set a 10 punti nelle quali, che è semplicemente insensato e fa peggio: alcuni giocatori vinceranno per puro caso e non perché meglio preparati atleticamente. Probabilmente pensano: “Ah dai, mettiamogli ancora più pressione”, come se non ne avessi già abbastanza da portare sulle nostre schiene. E riguardo ai giocatori tra la posizione 400 e la 650 del ranking? In pratica loro non hanno tornei da giocare, non riescono ad entrare nei 25mila e sono costretti a rimanere nei 15mila senza motivo. Ovviamente non hanno pensato a questi problemi. Ci sno molti altri fatti per cui sono contro le nuove regole ma avrei bisogno di almeno altre 10 pagine per elencarli. So che la mia voce non verrà ascoltata, perché non sono un grande nome (per me lo sei Ana ndr) e non posso avere influenza in una organizzazione così grande. Io desidero solo che per il futuro, anche ai giocatori di ranking più basso sia richiesta la lor opinione, perché io credo che quando tu vuoi fare qualcosa di buono l’intero “range” dall’altro al basso deve essere esplorato. Mi piange il cuore nel vedere il mio sport preferito andare nella direzione sbagliata. Forse una sola voce non sarà ascoltata, ma tante voci potrebbero essere ascoltate. Se non parliamo nessuno saprà quanto ci disturba questo stato di cose.


Ana, intanto su Change.org è partita una petizione, “ITF – International Tennis Federation: Help us save the future of professional tennis”, che è forse una goccia in mezzo al mare, ma può essere la prima di tante. Tu continua a giocare, forse oggi hai anche una motivazione in più.
Alessandro Zijno