Michael Mmoh, miscuglio di culture e futuro top ten

Michael Mmoh: statunitense, 20 anni, 124 ATP
Sviluppo Potenziale:(60%, è poco più di metà della sua crescita, c’è ancora molto margine di miglioramento)

Ancora non è entrato in top 100 e l’unica spiegazione è una programmazione abbastanza ambiziosa, con molti tentativi di entrare nei tabelloni di tornei importanti conditi dai Challenger americani sempre molto competitivi che ci sono quasi ogni settimana negli USA. Secondo me futuro Top10 senza alcun dubbio, strapotere fisico più un servizio all’altezza dei migliori, ottima difesa, capacità di restare concentrato tutto il match e durare nei lunghi giorni dei tornei. Non mi stupirei se fosse uno dei dominatori degli Slam del futuro. Ovviamente superficie preferita il cemento outdoor, ma ama anche l’erba e si difende bene anche su terra battuta.
La Scheda
Michael Mmoh è un bombardiere, possiede un servizio davvero potente e che gli regala molti punti diretti o comunque lo mette in posizione di vantaggio nello scambio fin da subito. Alto circa 190 cm (l’ATP scrive 188 cm, ma dal vivo è senza dubbio di più) e con una massa muscolare fortemente sviluppata unita ad una agilità pazzesca modello Monfils adavnced, Michael Mmoh sta lavorando su due fronti. Da una parte è seguito a Bradenton per i tornei americani o sul cemento, dal suo storico coach Glenn Weiner sotto la supervisione del papà ex campione nigeriano, dall’altra è seguito in Europa da Alexander Waske nella sua Academy in Germania per migliorare sulla terra rossa e conoscere meglio la mentalità del vecchio mondo e adattarsi al circuito europeo più velocemente. I miglioramenti passano da quella transizione che c’è già stata da un gioco più speculativo ad uno aggressivo che porti spesso a dominare lo scambio.


Le Dichiarazioni.
Divertenti e curiose le dichiarazioni del suo papà, Tony Mmoh, ex campione nigeriano di tennis, numero 105 ATP, e trasferitosi negli Stati Uniti da giovanissimo: “Un giorno, quando Michael aveva 8 mesi e stava seduto sul pavimento, sua sorella maggiore stava giocando a tirare delle palline in un canestro. Ad un certo punto entro nella stanza e vedo Michael che prendeva al volo queste palline. “Oh My God, that’s incredible” e chiamo mia moglie. Lì abbiamo capito che avevano tra le mani qualcosa di straordinario. Sono un uomo di sport e so bene che non basta l’attitudine o come vogliamo chiamarla, così quando verso i 4 anni ho visto l’amore e la passione che muoveva Michael a prendere la racchetta in mano ho pensato che davvero potesse scrivere un giorno la storia del tennis. Anche sua sorella era brava ma non aveva la stessa attrazione per lo sport. Michael tuttora è infaticabile. Ha iniziato a Riyadh, in Arabia Saudita, dove ci eravamo trasferiti per il mio lavoro, avevo aperto una scuola di Futsal (calcio a 5 ndr) a Riyadh e seguivo il progetto federale del Paese arabo. Poiché io sono americano e conoscevo il valore della IMG Academy di Bradenton, ho deciso fin da subito di mandarlo lì appena sarebbe stato pronto e maturo come ragazzino. A 11 anni giù lo era ed è cresciuto proprio a Bradenton, si è fatto uomo faticando dalle 5 di mattina fino a sera tardi. Insieme a Tiafoe, Fritz e Opelka è il futuro del tennis americano. Michael quando ha visto qualche mia partita in immagini di repertorio mi ha subito detto che usavo troppo il back e non ero aggressivo abbastanza. Ed aveva ragione, per cui adesso quando vedo le sue performance e noto un gioco più conservativo ci scherziamo su.”
La storia
Michael Mmoh nasce a Riyadh in Arabia Saudita il 10 gennaio 1998 da papà Tony, ex tennista professionista e mamma Geraldine O’Reilly, una irlandese trasferita in North Carolina dove conobbe il futuro marito. La famiglia si trasferì in Arabia Saudita per seguire il lavoro di Tony che si divideva tra tennis coach e manager calcistico (seguiva anche il programma federale arabo di sviluppo del futsal) e poi nacque Michael, così chiamato in onore di Michael Jordan, il grande cestista americano. Il trasferimento del figlio a Bradenton e successivamente dell’intera famiglia avvenne intorno agli 11 anni e la crescita del ragazzo con sangue e cultura tanto misti (per altro la famiglia della mamma ha anche una provenienza australiana) lo ha portato ad essere il numero 2 del mondo a livello Junior e a introdursi nel circuito ATP molto presto. Il boom nel 2016 quando è entrato, diciottenne, già in top 200, vincendo il suo primo Challenger negli USA su superficie Hard indoor. Nel 2017 un altro successo a Lexington, mentre in questo 2018 non ha ancora vinto nessun torneo ma ha molti piazzamenti che gli valgono una classifica onorevole. Si trova al 15esimo posto nella race to Milan per le finali next gen. E’ pronto per spiccare il salto, lasciatevi servire.
Alessandro Zijno